cui soltanto una parte comune al primo, si rilevano confrontando 1° diverse categorie Kompass e la Guida Monaci. Confrontando i dati ISTA T degli ultimi due censimenti si viene a conoscere che nel 1971 le unità locali risultavano ammontare a 697 con 16.499 addetti e che nel 1981 erano passate a 1511 con 15568 addetti. Di queste unità il 40 % ha meno di 2 addetti. Non esistono statistiche ufficiali sulla produzione del settore, bensì valutazioni che variano come per esempio per il 1981 dagli 800 miliardi (le più verosimili) ai 1800; lo stesso dicasi per il consumo apparente. Sono state sempre poco omogenee o discontinue le diverse «famiglie di giocattoli» aggregate per contribuire a comporre le importazioni e le esportazioni totali del settore e quindi il saldo della bilancia commerciale. L ’¡STA T pubblica i dettagli del capitolo 9 7 fornendo quantità e valori i cui prezzi medi appaiono talora discutibili; iUnion-Camere li fornisce in forma più sintetica ma come movimenti valutari aggregati agli articoli sportivi, dettagliati per provincia; VICE considera esclusiva-mente le sottoclassi principali 9701, 9702, 9703, 9704, cioè i giocattoli in senso stretto: ma ne fornisce dettagli per provincia, dove si è generata l’esportazione per paese di esportazione (esclude per ora le importazioni). Queste classificazioni i cui contenuti saranno utilizzati nelle nostre relazioni, a loro volta, differiscono da altre a cui fare riferimento, per esempio da quelle relative agli investimenti pubblicitari del settore, dagli studi Data Bank, dalle classificazioni che abbiamo dovuto utilizzare nei nostri questionari, dalle classificazioni OCDE,ecc. Per un altro verso pur essendo arrivati a considerare il giocattolo come un bene irrinunciabile, uno strumento essenziale per lo sviluppo psichico e fìsico del bambino, resta ancora in discussione il suo collocamento fra i beni voluttuari (ed il comportamento sul mercato qualche volta lo può ancora far pensare) oppure fra ì beni di consumo semi-durevoli o quanto meno non di consumo immediato (si parla di «giocattolo servizio» inteso come ausilio pedagogico, stimolo affettivo-creativo, non solo «intrattenimento») mentre è molto attuale la polemica, da una parte, fra l’offerta di giocattoli dell’industria (italiana o estera) e le esigenze del loro principale fruitore: il bambino e dall’altra fra produzione industriale, produzione artigianale e «autoproduzione». Fra ritorni verso vecchi giochi e rincorsa ai giocattoli moderni, sponsorizzati, colle- 8