sicurativa, agli Stati Uniti, tanto più arretrata di quella esistente in molti Stati europei? Questa, la causa principale degli scioperi. Non è detto, del resto, che al maggior potere delle unioni corrisponda d’ora innanzi, una perpetua agitazione sociale. In primo luogo è quasi certo che, ad una prima fase d’attività tumultuosa, a base di scioperi, succederà una più quieta e ineditata azione sindacale. Non appena i capi avran potuto convincersi che, ripetute, le astensioni dal lavoro hanno deleteri effetti sul reddito nazionale; quindi sui salari operai. Ma è poi probabile che l’orientamento legislativo s’inverta ; che il Congresso, in futuro, freni l’attività delle unioni, piuttosto che favorirle. Ed il presidente, tradizionale tutelatore dei lavoratori, dopo il primo Roosevelt, riprenda le abitudini dello scorso secolo, proteggendo piuttosto i datori di lavoro. Il che può avere i suoi effetti. A. giudicare da alcuni nuovi sintomi : dallo Smith-Gonnally Act, rooseveltiano, contro gii scioperi ; dai recenti tentativi di Truman e di Case per una nuova legislazione nello stesso senso; soprattutto dall’orientamento della pubblica opinione che, dopo lui timo sciopero ferroviario, si chiede a gran voce : « Lascieremo, dunque, il destino del paese nelle mani di Lewis?», una svolta nella politica americana, pel lavoro, non dovrebb’esser lontana. Ancora nessuna legge contro gli scioperi, Truman ha posto il veto al progetto di leggé per le controversie sul lavoro, noto come « progetto Case » ; d’altro lato il Congresso ha passato a sue commissioni tecniche l’esame delle proposte di legge avanzate dal presidente, il 25 maggio scorso, sempre per attenuare ''ondata degli scioperi. Onde è probabile che, almeno per ora, nessuna nuova provvidenza verrà presa per calmare le acque. Taluno vuol vedere, in questa paralisi legislativa, una manifestazione del contrasto, che senza dubbio esiste, fra Truman e il parlamento americano. Ma non si ha un gioco a due; bensì un gioco a quattro. Vi è Truman e il parlamento: ma vi sono anche i sindacati operai e l’opinione pubblica, che sarebbe errato considerar soltanto come il coro, nelle tragedie greche. Per l’appunto sotto la pressione della pubblica opinione, Truman ebbe a proporre le misure del 25 maggio; e se ancora vi è un filo di speranza, a che il dissidio fra Camere e Governo si componga, esso trovasi nella pressione della pubblica opinione. La quale, forse, non valuta appieno i motivi profondi del disagio economico, che travaglia oggi gli Stati Uniti : ma intuisce Ehe, al disotto di quelle manifestazioni dolorose e spettacolose, esiste una crisi profonda per lo stato americano. E vuole si provveda. Questi ultimi dibattiti, in tema di legislazione sugli scioperi, sono così importanti pei l’Unione, che meritano d’essere riassunti. Il 25 maggio scorso, dopo l’astensione dal lavoro, avutasi nell’industria automobilistica ; dopo lo sciopero che tormento l’industria del carbone ed infine condusse ad un arresto nelle ferrovie, Truman richiese al Parlamento una legislazione permanente, « mirante alla formazione di una politica del lavoro di ampio respiro », allo scopo di impedire il ripetersi di siffatte crisi ; ed in particolare di ridurre le interruzioni di lavoro in tutta l’industria. In breve chiedeva l’autorità di dichiarare « effettuati contro il Governo » taluni scioperi, e, per conseguenza, la facoltà di una gestione federale delle imprese : reclutando i lavoratori indispensabili nelle stesse forze armate, ma incamerando gli utili realizzati durante l’esercizio federale, nel pubblico bilancio. Il progetto Truman che, se approvato, avrebbe costituito veramente una grossa innovazione nella legislazione americana sul lavoro, andò liscio alla Camera, ma incontrò vivacissima opposizione in Senato. Parecchi emendamenti ; l’eliminazione della facolta di mobilitazione del lavoro ; niente utili incamerati ; e via di questo passo. Sicché, tagliate le «