Per evitare il verificarsi di sofisticazioni e altre frodi che nuocerebbero tanto all'immagine, quanto alle prospettive di sviluppo del settore, proprio di recente sono allo studio della Commissione Cee nuove procedure e tecniche di analisi innovative al fine di individuare la presenza di prodotti estranei nell'olio d'oliva. A parte l'indiscutibile importanza di questa normativa, quel che si vuole sottolineare è che oltre la metà dell'olio di oliva prodotto in Italia non è commestibile allo stato naturale ma solo dopo essere stato filtrato o raffinato e miscelato con oli vergini. Si vuole altreì sottolineare che, a livello produttivo, l'olio di alta qualità (extra vergine) si ottiene da piantagioni situate in aree selezionate e con tecniche colturali fra le più avanzate. Ciò in quanto l'olio è tanto più pregiato quanto più sotto l'aspetto agronomico le olive risultano sane. Il che comporta dei costi produttivi e differenze di prezzo al consumo di entità considerevoli. È per questi motivi che negli scambi diretti tra produttori e consumatori i prezzi possono raggiungere livelli largamente superiori a quelli del mercato all'ingrosso. Per gli oh extra vergini prodotti in alcune di queste zone tipiche le quotazioni sono comprese tra le 15 e le 50 mila lire al chilogrammo, contro le 4700-5600 lire del mercato all'ingrosso. Nel corso di questa indagine, secondo il parere di numerosi esperti e operatori del settore, è emerso che la qualità deriva da diversi fattori concatenati fra loro e cioè: — dalle caratteristiche pedalogiche del terreno; — dal tipo e dalle tecniche utilizzate per curare le piante; — dal metodo utilizzato per la raccolta delle olive (se manualmente, meccanicamente, da terra, ecc.); — dalla qualità del frutto (maturo, rancido, ecc.); hi