Ho aperto uno degli ultimi volumi del maestro che oggi ricordiamo18, per verificare se anche Momigliano riteneva la politica energetica un pezzo della politica industriale. Nel volume vengono proposte due diverse accezioni di politica industriale: secondo la prima, il concetto di politica industriale coincide con quello di politiche strutturali, ossia di un insieme di interventi pubblici sull’economia indirizzati genericamente al sistema industriale, senza avere caratteri e obiettivi di politiche macroeconomiche congiunturali. Nella seconda e più ristretta accezione, per politica industriale si intende una gamma più limitata di interventi, quelli a carattere selettivo indirizzati a singoli settori o segmenti (anche territoriali e dimensionali) del sistema delle imprese per influenzarne le condotte in modo da indurre, secondo linee consapevolmente prescelte, cambiamenti strutturali e conseguenti performance, che si ritengono preferibili nei confronti di quanto potrebbe essere determinato anche da un miglior funzionamento del mercato. Franco Momigliano, che chiaramente prediligeva quest’ultima più specifica definizione, riconosceva tuttavia anche l’importanza delle cosiddette “politiche dei fattori”, purché non le si considerassero una reale alternativa di politica industriale, almeno in senso stretto. Al di là delle definizioni, la politica energetica ha sia i tratti della politica selettiva “settoriale”, sia quelli della politica di fattore, dati i caratteri di input generalizzato che le risorse energetiche costituiscono per il tessuto produttivo. L’importanza della politica energetica come politica industriale si è accresciuta in tempi recenti in quanto i processi di liberalizzazione e privatizzazione stanno aumentando la divaricazione tra le differenti situazioni nazionali, con effetti sia settoriali che di competitività generalizzata. L’esistenza di un regolatore indipendente come l’Autorità per l’energia elettrica e il gas o analoghi organismi di altri paesi è solo un tassello di questi radicali processi di cambiamento. I compiti fondamentali dei regolatori indipendenti, e di quello italiano in particolare, sono la promozione della concorrenza e dell’apertura dei 18 Franco Momigliano (a cura di), Le leggi della politica industriale, Il Mulino, Bologna, 1986; in seguito si farà riferimento alle pagine 12-18. 72