gno all’innovazione e, più recentemente, alla qualità nelle piccole e medie imprese industriali ed artigiane. Inizialmente l’approccio delle regioni è stato di tipo selettivo con finanziamenti agevolati sia all’innovazione di processo, sia all’introduzione di nuovi prodotti o servizi. Col tempo tuttavia sono stati introdotte anche forme più tradizionali, come i contributi in conto capitale, soprattutto a favore degli investimenti attuati da imprese minori e artigiane. Nel complesso vi è stata quindi una discreta produzione legislativa con, in qualche caso, successivi interventi di modifica ed integrazione di leggi esistenti. Di conseguenza oggi tutte le regioni dispongono di almeno una legge in questo campo anche se si riscontrano notevoli differenze come obiettivi e modalità di agevolazione. Una prima differenza riguarda le regioni meridionali che hanno in genere un ambito di intervento più ristretto, ma questo è quasi sempre realizzato con fondi europei nell’ambito dei Programmi Operativi Plurifondo (POP) o dei Programmi di Iniziativa Comunitaria per le piccole e medie imprese (PIC-PMI). A livello nazionale l’incisività di tali misure si è rivelata tuttavia, a parte alcune eccezioni (Lombardia in primo luogo), estremamente modesta per le limitate disponibilità finanziarie delle regioni, ma anche per gli importi massimi erogabili (spesso molto bassi) e per la mancata attuazione di talune leggi o taluni strumenti, risultati ad esempio poco convenienti rispetto ad analoghe misure previste dalla normativa europea. Se si considera poi che poche regioni hanno previsto un sistema di controllo in itinere o ex-post delle leggi emanate, si ottiene un quadro complessivo non particolarmente positivo. In molti casi infatti si sono avuti finanziamenti a pioggia (importi medi di poche decine di milioni) senza una reale capacità (o volontà) di incidere sulle scelte tecnologiche delle imprese e comunque fuori da un disegno strategico di intervento in grado di operare precise scelte tecnologiche, settoriali o territoriali. Solo con i documenti di programmazione degli interventi comunitari tale logica sembra superata con dotazioni finanziarie più consistenti e soprattutto con una maggiore ricchezza di obiettivi alcuni dei quali focalizzati su strutture e soggetti collettivi.