vare una soluzione “unica” ai problemi tecnologici dell’economia italiana. Anche in questo caso, ciò che premia è il buon senso, e cioè il giusto equilibrio tra i vincoli della realtà e le utopie della teoria. Quanto buon senso sia stato utilizzato nella gestione della politica industriale italiana emerge nettamente negli interventi dei relatori: tra luci ed ombre, gli interventi che vi proponiamo consentono di individuare un filo rosso che lega la politica per l’innovazione con i “normali” ambiti in cui si esplica la politica industriale. I vari relatori che si sono succeduti nel corso della giornata e di cui qui riportiamo i testi hanno concentrato la loro attenzione sullo stato di avanzamento della politica industriale nelle sue varie sfaccettature: sono stati trattati i temi relativi alla gestione dei processi di privatizzazione, alla internazionalizzazione della piccola impresa, dallo sviluppo della new economy, alle esigenze e modalità di formazione ed alla creazione di nuova occupazione. II risultato che emerge leggendo tali sintetici, ma sufficientemente esaustivi, interventi è quello di un sistema che sta cambiando a rapidi passi, incalzato dall’evoluzione della normativa europea, da una parte, e della new economy, dall’altra. Questo intenso e rapido processo di cambiamento sarà continuo oggetto di monitoraggio da parte del Gruppo Economisti di Impresa e del Ceris-Cnr. Secondo Rolfo e Giampaolo Vitali 8