6. Il sistema bancario italiano è parso muoversi con rapidità, seppure dopo un lieve ritardo, nel processo di innovazione tecnologica: su 901 intermediari attivi al 30 settembre ’99, 292 hanno un website, 45 operano in henne banking, 14 offrono trading on line (Bertolotti,1999). A livello di Eurolandia (l’area dei paesi deH’Unione Europea che hanno adottato l’euro) la situazione non risulta nel suo insieme troppo difforme mentre la Banca Centrale Europea non ha mancato di esprimersi su questo argomento (ECB, 1999); con la sua autorevolezza, l’istituto di emissione ci conferma alcuni riscontri dei migliori consulenti d’impresa (per esempio l’allora Coopers & Lybrand, 1998): il costo unitario per transazione bancaria via Internet può essere fino a 100 volte inferiore (parametro arrotondato per difetto) a un’operazione trattata manualmente. Al tempo stesso viene rilevato il ruolo di intermediari che sono già leader nella tecnologia bancaria, e non è necessario essere dei giganti per dimensione, come è anche confermato dal panorama italiano di questi ultimi mesi, a dimostrazione dell’abbassamento di alcune barriere economiche d’ingresso. 7. Traendo qualche indicazione da quanto sinteticamente delineato, siamo forse giunti ad una fase in cui le attività di banca tradizionale, vale a dire la raccolta di depositi e l’erogazione di prestiti su base bilaterale non cartolarizzata, si trovano davanti alla sfida decisiva posta dalla “sensibilità informatica”. L’apertura all’innovazione, alla cultura tecnologica è sempre più fattore di sopravvivenza e in un futuro forse più vicino di quanto ora immaginiamo non si potrà più dire paradossalmente, con le parole di Bob Hope, che «La banca è un posto dove ti presteranno denaro se tu puoi dimostrare di non averne bisogno». %