l’economista d’impresa si debba sentire professionalmente interpellato da ciò che sta avvenendo sotto i suoi occhi, e debba svolgere con ancora maggior acume che in passato il proprio delicato ruolo di influenzatore efficace delle strategie aziendali. Al termine dell’intervento mi permetterò di avanzare nei confronti dei presenti una proposta concreta di possibile collaborazione in materia con la nostra associazione. Primo spunto di riflessione (fornito da Massimo Riva su La Repubblica del 12 febbraio scorso) Se è ancora valido il celebre monito di John K. Galbraith (“Il bello del capitalismo è che ogni tanto vi succede qualcosa per cui il denaro viene separato dagli imbecilli”), è più da stupidi ignorare la componente di bolla speculativa che si cela dietro un boom borsistico per ora senza fine, ovvero far finta di non vedere che la mirabolante corsa dei titoli cosiddetti tecnologici, in particolare quelli a contenuto Internet, segnala comunque l’inizio di una rivoluzione economica destinata a mutare in gran fretta rapporti di potere, equilibri geo-politici e comportamenti sociali? Secondo spunto di riflessione (tratto dalla cronaca recente) All’inizio del novecento Henry Ford “inventò” la politica degli alti salari perché i suoi operai dovevano poter comprare le auto che fabbricavano; nei giorni scorsi suo nipote William, oggi presidente della casa automobilistica di Detroit, ha deciso di cedere ad un prezzo simbolico a tutti i suoi 350.000 dipendenti sparsi per il mondo un PC dotato di stampante e collegamento Internet perché vuole che essi padroneggino al meglio le nuove tecnologie della società dell’informazione. Altre grandi aziende USA (ad esempio la Delta Airlines) stanno per fare altrettanto. Se i mostri sacri del capitalismo americano hanno deciso di investire così pesantemente su Internet, intravvedendovi non solo una leva nuova nei rapporti con i consumatori, ma soprattutto il pre- 86