4.2. L'obiettivo della "piena scolarità" e il problema del "pregiudizio accademico" Un limite serio nel formulare una rappresentazione realistica delle scelte scolastiche individuali sembra derivare dalla forza di un pregiudizio, in base al quale esisterebbe uno ed uno solo canale "nobile" di formazione: quello a contenuto prettamente accademico, orientato a studi lunghi e tendenzialmente "disinteressati" sul piano delle specifiche competenze professionali, rivolti programmaticamente al conseguimento di un titolo d'istruzione universitario. Tutti gli altri canali sarebbero gerarchicamente inferiori al primo e di minor valore culturale. Si assume, d'altra parte, che esista un'aspirazione universale verso la formazione accademica lunga. Da essa si verrebbe esclusi per l'effetto di un'ingiusta discriminazione sociale, per quanto celata da meccanismi di razionalizzazione o mediata da preferenze condizionate che indurrebbero un iperadattamento realistico alle possibilità. Ora, tali assunzioni — così diffuse da apparire persino ovvie, in certi ambienti — potrebbero essere in realtà un pregiudizio teorico indimostrato sul piano empirico, come ha ripetutamente argomentato J. Murphy in Gran Bretagna (1981, 1990). Egli rileva come, alla progressiva rimozione di ostacoli materiali ed istituzionali che si riteneva si frapponessero ad una effettiva libertà di scelta, non abbia corrisposto un puntuale aumento della propensione agli studi di tipo "academic" nella fascia di popolazione che corrisponde alla "working class". Anche in Italia la cosiddetta "scolarizzazione di massa" a livello universitario è stata alimentata soprattutto dai ceti medi: ancora nel 1986 solo il 13% dei laureati italiani risultava figlio di un operaio. La definizione di Murphy, in termini di pura differenza nelle preferenze, può suonare a sua volta riduttiva sul piano interpretativo. Essa sottovaluta, infatti, il fenomeno, perlomeno curioso, per cui la distribuzione differenziale delle preferenze segue molto da vicino la distribuzione dei vincoli (Gambetta 1990, pagg. 124-125). E' tuttavia possibile che, dai soggetti protagonisti delle scelte, le cose possano essere viste proprio in quei termini: essi possono non scegliere un percorso di formazione accademica lunga perché lo giudicano non corrispondente alle loro preferenze; ad esempio, perché non pare loro un percorso utile ai fini della acquisizione delle risorse necessarie al perseguimento dei loro 34