La Relazione della Banca d’Italia 1963 La conclusione che si trae da questa ampia serie di ricerche monetarie, durate per mesi e mesi; quella che apertamente si conquista, chiudendo le cinquecento e più pagine, sulle quali si distende quest’anno la relazione di Guido Carli, governatore della Banca d’Italia, si esprime in poche parole: non può più essere continuata la politica che la stessa nostra banca centrale aveva proposto, per la lira, nel 1962. Le circostanze sono oggi profondamente mutate. Occorre cambiare strada. E poiché è in gioco la stabilita della moneta, la banca centrale, con questo suo atteggiamento difende « la sua indipendenza dal potere politico ». , Non si tratta di insubordinazione. Ma di « contrapposizione dialettica tra gli organi dello Stato », essendo compito preciso e specifico dell’istituto di emissione « offrire la propria collaborazione »; però entro i limiti in cui, nel sm convincimento « essa non riesca pregiudizievole al mantenimento della stabilità monetaria ». , Coloro dunque che contavano su espressioni oscure e paludate; quelli che avevano anticipato una relazione opaca e scialba, improntata ad un moderato ottimismo (che in sostanza permettesse di continuare nell’andazzo degli ultimi mesi, con forti aumenti nei prezzi e ingiustificate previsioni di diminuzioni) sono serviti. In luogo di un documento quieto e compassato, si trovano 1 fronte ad una relazione-bandiera, quasi ad una relazione-proclama. Ad un documento che tende a distinguere ed a precisare. I politici da un lato, i tecnici dall’altro. I primi con le loro ricerche, i bilanci, le fitte analisi causali. Concordia e collaborazione sì, ma sino a che non si ferisce 1 interesse generale. Questo è il gioco delle parti. In queste circostanze, soffermarci su talune particolarità, come in altri anni sarebbe stato opportuno, non giova. La relazione sviluppa un lungo e rigido 61