Capitolo I GLI INVESTIMENTI DIRETTI VERSO L'ESTERO 1.1. Tendenze recenti dell'espansione produttiva internazionale dell'industria italiana Alla fine degli anni '80, l'Italia si caratterizza ancora per un ritardo nei., processi di internazionalizzazione produttiva delle imprese, in termini di addetti e di fatturato prodotto dalle filiali e dalle consociate estere, e per il prevalere degli investimenti diretti in entrata rispetto a quelli in uscita: il peso degli investimenti italiani all'estero sul totale mondiale non è comparabile con il peso delle esportazioni. Tuttavia questo ritardo e questa asimmetria rispetto agli altri paesi industrializzati si stanno rapidamente colmando, per la forte crescita dei flussi di investimenti diretti in uscita dal nostro paese che ha caratterizzato gli anni '80, e in particolare il biennio 1986-87. Tale crescita è direttamente collegata all'intensificarsi dei processi di internazionalizzazione dei grandi gruppi industriali, che dopo aver superato le situazioni di crisi e di ristrutturazione degli anni '70 hanno assunto un ruolo trainante in tali processi. La ripresa dell'internazionalizzazione si associa alla ricostituzione delle disponibilità finanziarie delle grandi imprese, anche attraverso una loro più adeguata capitalizzazione. Questo fatto segna una radicale differenza rispetto al decennio precedente, in cui il basso livello degli investimenti all'estero era dovuto anche alla necessità delle grandi imprese di concentrare le scarse risorse disponibili nella razionalizzazione e nel rafforzamento delle strutture produttive nazionali. La concentrazione degli investitori è la caratteristica saliente di questa nuova fase di internazionalizzazione, come testimoniano eloquentemente i dati raccolti negli ultimi anni da diversi studiosi (1). Tre grandi gruppi (Cir-Olivetti, Fiat e Pirelli) raggruppano quasi i due terzi degli oltre 225.000 addetti all'estero in imprese controllate da investitori italiani aliatine del 1986; Eni, gruppo Ferruzzi-Montedison e gruppo Fiat poco più della metà degli oltre 40.000 miliardi di fatturato delle consociate estere a partecipazione di controllo italiano. Addirittura i primi 10 3