grande macchina del genere; la più grande è la SSEC inaugurata dalla IBM nel 1948 (6); fra le più moderne vanno menzionate le due del National Bureau of Stan-dards (SEAC a Washington e SWAC a Los Angeles), la UN1VAC costruita l'anno scorso (1951) per il Bureau of Census (Ufficio del censimento), e la macchina tuttora in costruzione a Princeton all’Istituto di von Neu-mann. Alcune macchine del genere esistono in Inghilterra, e la più nota è la EDSAC; nell Europa continentale vi sono delle macchine (in parte a relè anziché propriamente elettroniche) ad Amsterdam, Parigi, Zurigo (7).
      Quelle menzionate sono tutte grandi macchine con possibilità di applicazione molto estese (General Pur-pose Machines). Vi sono anche dei tipi meno complessi in quanto costruiti esclusivamente per un tipo di calcoli, p. es., per la soluzione di sistemi d’equazioni lineari (così come, per fare un paragone banale nel campo delle usuali macchine calcolatrici, esistono le addizionatrici per fare solo addizioni) (cfr. n. 15). Esistono anche macchine di proporzioni ridotte aventi capacità ridotta, ma non vincolata ad applicazioni speciali, e fra esse addirittura delle macchine standard già sul mercato: le calcolatrici 604 e (,P(. della IBM. Si potrebbe anche menzionare la macchina statistica elettronica della stessa ditta: non è propriamente una calcolatrice, ma sarà la prima a venire impiegata in Italia, essendone prevista l’applicazione per lo spoglio dei dati del censimento 1951 (8).
      Il lettore desideroso ili dati informativi e di dettagli tecnici può attingere a una vasta letteratura in argomento; in italiano c’è una chiara esposizione riassuntiva di M. Mandò (9), corredata di copiose indicazioni bibliografiche, mentre una fonte completa di notizie e di riferimenti è la rivista specializzata Mathematica! Ta-bles and other Aids to Computation ('n).
      Bisogna però avvertire che il rapido progresso nel campo delle calcolatrici elettroniche la sì che la più moderna delle macchine in uso appaia concettualmente superata da quelle in allestimento, e queste da quelle in progetto; in tale evoluzione ciò che più cambia sono proprio i dispositivi tecnici, per cui una conoscen-za approfondita di essi ha valore effimero e quindi interesse relativo per chi desideri soprattutto una visione d’insieme dei problemi concettuali che si pongono nella concezione e nell’applicazione di tali macchine, indipendentemente dalle particolarità costruttive.
       Essendo questo lo scopo della presente esposizione, i cenni su dispositivi tecnici non avranno che carattere esemplificativo, e saranno mantenuti entro i limiti opportuni per servire a chiarimento concreto di questioni d’interesse concettuale.
       («) Una breve descrizione in italiano (con illustrazione) se ne può vedere in «Sapere», n. 339-340, febbr. 1949 (B. de Finetti: Come funzionano le calcolatrici elettroniche).
       C) Descrizioni succinte ed illustrate di alcune delle macchine americane nominate costituiscono l’appendice al presente articolo; v. ivi anche riferimenti bibliografici per maggiori notizie. Per informazioni sulle macchine inglesi, cfr. ad es. W. S. Elliot, The Present Position of Computing-Machine Development in England, « Second Symposium on Large-Scale Digital Calculating Maclii-nery », Havard 1949 (pubbl. 1951); v. ivi anche notizie sulla macchina francese in L. Coufficnal, Trait caractéristiques de la Calcu-latrice de la Machine a calculer universelle de l’Institut Blaise Pascal. Sulla EDSAC v. un art. di E. Aparo e D. Dainelli, « Ri-cerca scient. », 1952.
3.  Cenni descrittivi
      Nel caso delle calcolatrici numeriche, va detto subito che, quanto ad operazioni matematiche, esse non fanno nuli’altro che le quattro operazioni dell aritmetica elementare. Il fatto che esse possano, ad es., integrare un’equazione differenziale, significa soltanto che esse eseguiscono dei calcoli numerici nei quali il problema può venire trodotto prima di comandare la macchina ad eseguirli: ad es., calcolando i coefficienti di un opportuno sviluppo in serie, o le successive ordinate con un procedimento d’integrazione numerica, o con procedi-menti numerici di approssimazioni successive.
      Il primo problema, nell’ordine espositivo, sta adunque nel costruire un organo aritmetico, analogo ai dispositivi meccanici (ordinariamente basati su movimenti di ruote dentate) delle comuni macchine calcolatrici, ma estremamente più veloce. È questo però il problema relativamente più semplice a risolversi ricorrendo alla tecnica elettronica. Si pensi all operazione elementare da cui in fondo derivano tutte le altre: l’addizione di un’unità. In un usuale contatore la si realizzerà spostando di un decimo di giro (p. es., dalla posizione « 7 » alla posizione « 8 ») la ruota delle unità (ed effettuando inoltre in modo analogo il « riporto delle decine » se si passa da « 9 » a « 10 »); in un contatore elettronico in cui la a ruota delle unità » con le sue dieci posizioni fosse sostituita da un gruppo di 10 tubi elettronici, di cui uno acceso corrispondentemente alla cifra da indicare, l’operazione consisterebbe nel l’accendere il tubo successivo (nell’esempio: spegnere il tubo « 7 » e accendere il tubo « 8 »). Tale operazione è rapidissima, bastando a provocarla un brevissimo impulso che può ripetersi centinaia di migliaia o milioni di volte al secondo (vedi app. figg. 4-6). Tutto è reso di ancor più semplice funzionamento con l’adozione del sistema di numerazione binario anziché decimale, circostanza su cui ritorneremo.
      Più difficile della costruzione di un tale organo aritmetico ultrarapido, è la realizzazione di quelli che potremmo considerare a prima vista come dei dispositivi accessori per renderne sfruttabile 1 efficienza. E ovvio infatti che a nulla gioverebbe ridurre il tempo in cui viene eseguita l’operazione se l’impostazione dei dati e la trascrizione dei risultati dovesse eseguirsi a mano, o comunque con mezzi comparativamente troppo lenti, così come rimarrebbe inutilizzabile la potenzialità di traffico di un’autostrada se le pratiche all’ingresso e all’uscita limitassero la frequenza degli utenti. Occorre quindi rendere automatica e rapida anche la fase di introduzione (o lettura) dei dati (input), e quella della resa (o scrittura) dei risultati (output). Ma 1 utilità delle calcolatrici elettroniche presuppone che l’elaborazione
      (») Un’illustrazione delle possibilità di tale macchina si trova in B. de Finetti: Le possibilità di una nuova macchina statistica elettronica, « Riv. Ital. Demogr. e Statistica », III, 1-2, 1949.
      (9) M. Mandò: Le grandi calcolatrici moderne a successioni
automatiche, « Periodico di Matematiche», Parte I, II, III risp. in Voi. XXVII, n. 3 e Voi. XXVIII, nn. 1 e 2 (1949, 1950). V. anche H. Bückner, Le grandi macchine calcolatrici, « Ricerca scient. », 1951. Fra le opere più vaste, v. spee. High Speed Computing Devices, McGraw-Hill, N. Y„ 1950.                 „
      (10)     Rivista trimestrale del National Research (.Olmeti, Washington, iniziata nel 1943. Segnaliamo anche 1 esistenza di una « Association for Computing Machinery » (Segreteria: E. (.. Berkeley, 36W ll-lli St., N. York Ili che promuove periodici convegni sull'argomento.