attributi "di partenza" dei soggetti e da quelli, ritenuti altrettanto "dati", del contesto lavorativo, bensì proprio dal grado dello "sviluppo" (come crescita e arricchimento) che le caratteristiche di base (formazione, esperienze, ecc.) dei soggetti possono realizzare nel tempo attraverso lo svolgimento delle attività caratteristiche dei diversi contesti lavorativi. Queste ultime inoltre non sono intese come determinate rigidamente dalla tecnologia, ma come dipendenti in misura significativa dalle scelte organizzative e di gestione delle risorse umane del management aziendale, nonché dalle occasioni e modalità di interazione che con tali scelte sanno realizzare le politiche pubbliche del lavoro e della formazione ed i comportamenti sindacali. Appartengono all'area degli "operai e impiegati a basso sviluppo professionale" lavoratori che hanno generalmente un livello formativo basso (scuola media o qualifiche e diplomi professionali inflazionate e obsolete) e che vengono inseriti in mansioni che richiedono tempi brevi di addestramento. Nella maggior parte dei casi, inoltre, le competenze acquisite sul posto di lavoro si riferiscono a specifici impianti e assetti organizzativi e sono dunque difficilmente esportabili in altri contesti. Quanto sia estesa questa area e quanto essa sia presente anche in contesti tecnologicamente avanzati è, come abbiamo visto, oggetto di controversia tra gli studiosi. Certamente la limitatezza dell'orizzonte professionale a cui questi lavoratori sono esposti non è tanto funzione del tipo di tecnologia a cui sono adibiti quanto del modello organizzativo in cui sono inseriti e del tipo di addestramento che hanno ricevuto. Nonostante l'innalzamento dei livelli di istruzione l'offerta di questo tipo di forza lavoro sul mercato continua ad essere ampia e può essere in ogni momento alimentata non soltanto da giovani con bassa scolarità al primo ingresso sul mercato del lavoro ma anche da lavoratori espulsi da aziende in ristrutturazione o in fase di accelerato cambiamento tecnologico. Si tratta infatti delle quote di forza lavoro più facilmente esposte a fenomeni di obsolescenza tecnologica e con maggiori difficoltà di riqualificazione. Le competenze organizzative richieste a questi lavoratori sono ovviamente di tipo locale e variano a seconda della struttura organizzativa in cui sono inseriti. Nelle piccole aziende o in quelle di grandi dimensioni dove, tuttavia, l'introduzione dell'automazione si sia accompagnata con la scelta di modelli organizzativi di tipo non strettamente tayloristico, il saper fare organizzativo richiesto può essere anche discretamente elevato. Laddove, invece, il lavoro continui ad essere organizzato in modo rigidamente 56