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0. PREMESSA
        Come si è avuto più volte modo di rilevare, l'agricoltura piemonte^ se nell'ultimo decennio ha manifestato indubbi segni di vitalità, che l'han no portata a conseguire discreti livelli di razionalizzazione e ad ottenere risultati molto apprezzabili sotto il profilo produttivo, e tali inoltre da re care (più che non nel complesso del Paese) un contributo determinante al soddisfacimento della domanda interna e a talune esigenze del mercato e stero.
        In particolare, sono aumentate produzioni di cui l'Italia era ed è deficitaria, come il mais e l'orzo; le carni bovine e più ancora quelle suine e ovicaprine , il latte, le produzioni pioppicole; si sono adeguate ai crescenti consumi anche le produzioni di frutta, di ortaggi, di carni di pollame e conigli, di uova, di prodotti florovivaistici e di erbe officinali, di barbabietole da zucchero (prima dei recenti ridimensionamenti a causa
della nota situazione del settore saccarifero nazionale). In ordine all'au -
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mento di superficie di altre colture costitutive e per altri fattori, sono positive le diminuzioni di investimento che sono avvenute per il grano te^ nero e per i prati, mentre i prezzi internazionali hanno invece determina to un ulteriore incremento delle produzioni risicole (accentuandone l'esuberanza di surplus) e il crollo degli investimenti a menta. In armonia con il calo dei consumi e con la necessità di limitare le eccedenze nazionali, è diminuita la produzione di vino, anche se ciò ha comportato conseguenze traumatiche per l'agricoltura di molte zone vocate.
                                 In tale sviluppo, solo in pochi casi si è avuto un progresso parali lelo nelle strutture di mercato e nell'associazionismo. Sono pertanto molti