Rlrf^ C D/"* U C lUClAurliI sperto di settore. Per gli uni come per gli altri, dopo la lettura di questo testo, pare difficile sfuggire alla constatazione che le popolazioni e le condizioni che esso esplora configurino oggi, per Torino e per il Piemonte, nodi problematici di importanza e gravità seconde a nessun altro, se dalle attuali condizioni d'incertezza e rischio involutivo si pensa di voler uscire con nuove prospettive d'integrazione e sviluppo economico e sociale. Difronte all'esclusione I dati di sfondo del lavoro sembrano convergere su un punto: a Torino i processi di integrazione sociale sono assai deboli mentre aumentano con forza processi di esclusione dal lavoro. La questione è sapere se queste difficoltà crescenti di integrazione sociale finiscano o meno di produrre anche una non assimilazione culturale. Ci si può chiedere cioè se per consistenti gruppi di giovani si configurino riferimenti culturali, percorsi di vita e rapporti con il lavoro in base ai quali sia possibile preconizzare la formazione di situazioni di ghetto, di "underclass". Ambiente urbano, scolarità, occupazione rimandano tutti a problemi di esclusione o di partecipazione, più che a problemi di collocazione di classe. Già da qualche tempo la città sembra vivere il passaggio da una società verticale con nette differenze sociali ma coesa e compatta intorno alla sua dimensione industriale, ad una società orizzontale, frantumata nella quale l'elemento decisivo è sapere se si è dentro o fuori. L'istituzione scolastica dovrebbe oggi rappresentare una modalità centrale generalizzata di possibile inclusione e quindi di partecipazione sociale. Che cosa c'è oggi a Torino ad attendere quei giovani (assai numerosi come abbiamo visto) che non giungono a concludere un percorso scolastico o formativo superiore alla scuola media? Guardando al tasso di proseguimento dopo l'obbligo si può dire che a Torino la volontà e la richiesta di assimilazione culturale è forte, come chiaro ed esplicito è, da una parte sempre più consistente di famiglie, il riconoscimento dell'istituzione scolastica come canale essenziale di questa assimilazione. Un'idea diffusa in tutti gli strati sociali è basata sulla convinzione che l'assimilazione culturale finirà prima o poi per determinare anche l'integrazione sociale. A scuola accorrono perciò sempre più numerosi, ma il tasso di abbandono degli studi rimane alto. Gli abbandoni si concentrano in percorsi formativi dove si affacciano, in netta maggioranza, studenti della prima generazione. Le persone sono attirate culturalmente verso il centro, anche perché in stato di insicurezza e di difficoltà sul mercato del lavoro. Esse ne vengono però contemporaneamente respinte o scelgono dopo un po' di andarsene. Quali conseguenze generi questa esclusione (o auto esclusione) sul terreno dei comportamenti sociali, dei valori e delle strategie di vita è stato l'oggetto del lavoro, che è consistito principalmente nel raccogliere e nell'analizzare le storie di giovani nei due quartieri di San Donato e Regio Parco a Torino. La scelta di calare in due diverse situazioni urbane domande identiche a soggetti analoghi vuole individuare se esistano e quali siano i fattori di contesto che possono condurre verso situazioni di esclusione e di ghetto o, al contrario, quali siano i fattori che possono favorire un mix di integrazione sociale e di assimilazione culturale. Alla realizzazione dell'indagine e di questo rapporto hanno contribuito: Massimo Negarville (coordinatore), Nicoletta Bosco, Giuliano Mochi INFORMAIRES, 15 (1995)