LA RIVOLUZIONE NELLE POLITICHE PUBBLICHE Marcello La Rosa Direttore dell'Ires Millenovecentosessantacinque: in Cina comincia la “rivoluzione culturale”, in America anche (è diversa, ovviamente). Quasi nessuno lo sa, neanche adesso. In sordina parte un processo che cambierà faccia allo Stato americano, il nome che assume è “valutazione”. Il presidente Lyndon B. Johnson, fra rivolte nei ghetti neri, bollenti situazioni in Vietnam e voglia di farsi rieleggere, dichiara la sua “War on poverty”, un’impresa che prevede grandi spese di denaro pubblico, un’impresa difficile, data quasi per disperata, visto che il keynesismo dei grandi interventi statali ha cominciato a mostrare la corda e altre bruttezze da un pezzo. Nessuno ci scommette più. Allora Vamministrazione americana recluta schiere di economisti e sociologi con la parola d’ordine “valutate!”. Valutate voi con i vostri metodi se e come questa guerra alla povertà può avere successo. Ed è l’inizio della rivoluzione: ora tutte le politiche pubbliche Usa si attuano solo se e solo come vogliono i valutatori. Individui che di fronte a un provvedimento statale sono capaci di affossartelo con domande spesso imbarazzanti e crudeli del tipo: ma serve? a chi è utile? che cosa si può fare per farlo costare meno? come fare per dare più soddisfazione agli utenti? 1965, si è scritto, ma forse la valutazione aveva messo le sue radici poco meno di due secoli prima quando Jeremy Bentham pubblica Frammenti sul governo (1776) ed enuncia il principio dell’utilità che traduce, a proposito dell’attività dello Stato, parlando di interventi pubblici che ricerchino “la più grande felicità [anche se la parola è forse un po’ troppo forte, n.d.r.J per il maggior numero di persone” attraverso un “calcolo dei dolori e dei vantaggi”. Convincente, da crederci, e noi ci crediamo. Anche se abbiamo dovuto dimenticare, con discreto disagio, un pezzo di pensiero di un grande liberale come Friedrich Hayek che diceva più o meno che è solo una credenza quella secondo cui un istituzione sociale possa essere oggetto di un progetto razionale positivo. Già, avere il coraggio di non credere che Hayek avesse ragione quando denunciava il cosiddetto errore costruttivista, portatore di sprechi e prevaricazioni in nome dello Sta- L'Ires è ben lieto di contribuire a lanciare questa "rivoluzione": benché se ne parli molto e da un bel po' di tempo nella pubblica amministrazione, siamo solo agli inizi di un effettivo, e non solo formale, utilizzo della valutazione ANNO X , N . 21, DICEMBRE 1 9 9 8, NFORMAIRES, P P . 3 - 4 EDITORIALE