il primo tipo di ricerca (quella di tipo accademico, tanto che qualcuno parla degli istituti di ricerca extrauniversitaria quali “università senza studenti”1) che con il secondo, quello legato all’analisi delle politiche. Quest’ultimo è caratterizzato dal forte legame con la committenza, che richiede un L’attività di ricerca di un istituto come l’Ires potrebbe essere definita “social Science policy research”, vale a dire ricerca nelPambito delle scienze sociali applicate, ovvero rivolte a offrire strumenti per affrontare i problemi conseguenti all’evoluzione socio-economica regionale prodotto capace di tradursi in una operatività immediata, per la risoluzione di problemi pratici, quasi sempre di scarso interesse accademico. In effetti, in tale caso la ricerca costituisce parte di un’attività più vasta, assimilabile a una consulenza ad ampio raggio, che esige una professionalità specifica, quella dell’analista delle politiche, diversa da quella del ricercatore in senso stretto e non facilmente rintracciabile tra i laureati delle università italiane. E per questo che va valutata assai positivamente l’esperienza del master in analisi delle politiche pubbliche recentemente avviato a Torino, richiamato anche da Luigi Bobbio sempre in questo numero. La ricerca non accademica, comunque, facilmente irrompe nella politica tout court, determinando una serie di interazioni dall’esito non facilmente scontato. L’utilizzo della conoscenza da parte della politica risponde infatti a una razionalità diversa - né superiore, né inferiore - di quella dello scienziato sociale. Ciò può spiegare l’attenzione spesso superficiale del politico e dell’amministratore verso risultati considerati di troppo ampio respiro rispettò alle esigenze del quotidiano e ai condizionamenti con cui essi sono costret- ti a operare. Parimenti non sono rari i casi in cui i risultati delle ricerche non vengono utilizzati sul piano operativo, generando la frustrazione del ricercatore che non si accontenta di gratificazioni di tipo meramente intellettuale all’interno della comunità scientifica. Il problema per istituti di ricerca applicata è allora quello di evitare il più possibile i rischi di questa frattura, e di cercare comunque di ricomporla quando essa si presenta. La storia delle scienze sociali applicate è illuminante a proposito2, ma in questa sede possiamo limitarci solo a ricordare la difficoltà che si incontra quando si vuole creare un ponte tra ricerca e pubblica amministrazione regionale e locale, capace di tradurre i risultati e le metodologie di ricerca in strumenti di supporto per i processi decisionali e gestionali. Questa premessa è d’obbligo perché se un problema di questo tipo emerge nel caso della policy research, a maggiore ragione ciò si pone nella ricerca connessa alla valutazione, che costituisce una branca all’interno della prima. Essa può essere svolta in diverse forme (ex ante, in itinere, ex post) e seguendo diverse metodologie, ma, se ben fatta, richiede una forte interattività con i committenti. Gli studi dell’Ires in questo campo sono stati avviati in maniera relativamente organica solamente all’inizio degli anni Novanta’. Nell’ottobre del 1989 infatti il La valutazione costituisce una branca all’interno della policy research. Può essere svolta in diverse forme e seguendo diverse metodologie, ma, se ben fatta, richiede una forte interattività con i committenti Consiglio regionale del Piemonte, nell’ap-provare il programma di attività dellTres per quell’anno, inserì una norma di indirizzo (proposta da consiglieri di minoranza) che invitava “la Giunta regionale a richie- 2 Tra tutti, ricordiamo il lavoro di P. Wagner, C. Weiss, B. Wittrock, H. Wolmann, Social Sciences and Modern State. National Experiences and Theoretical Crossroads. Cambridge: Cambridge University Press, 1991. Sulla ricerca connessa alla valutazione si veda anche il recente saggio di Peter Wolmann, Evaluation research and politics: between a science-driven and a pluralistic controversy-responsive policymaking model. Potential and limitations, relazione presentata alla Conferenza internazionale della European Evaluation Society tenuta il 29-31 ottobre 1998 a Roma. Sul caso italiano rinviamo al recente contributo di Claudio M. Ra-daelli e Alberto Martini, Think Tanks, advocacy coalitions and policy change: the Italian case, in D. Stone, A. Denham, M. Garnett, Think tanks across nations. A comparative approach. Manchester: Manchester University Press. 3 Ripercorrendo la storia dell’Istituto possiamo ricondurre i suoi primi interessi al problema della valutazione nel settore pubblico agli studi su efficienza e produttività degli enti locali svolti nel 1984. Allora si utilizzarono i certificati sui conti consuntivi del Ministero degli Interni per cercare di stimare funzioni di produzione e di costo dei maggiori comuni piemontesi. D’altro canto, dò vuol anche dire che nel suo primo quarto di secolo di attività l’Ires non aveva inserito tra gli ambiti di ricerca tale filone. Ovviamente in questo non si discostava dai suoi “cugini” di altre regioni (soprattutto l’Irpet in Toscana e l’Irer in Lombardia), né da gran parte della ricerca di ambito accademico. In ogni caso gli studi di questo tipo rispondevano a una logica di tipo gestionale, di valutazione come controllo e non come apprendimento. INFORMAIRES ANNO 2 I DICEMBRE 19 9 8 7 DIBATTITI