concentrazione calcolato sulle due strutture percentuali (semisomma degli scarti In valore assoluto) scende da 29,10 a 25,47 tra il 1972 e il 1980. Può essere interessante, per concludere, chiedersi se il minore sviluppo produttivo registrato in Piemonte sia da ascriversi ad una tendenza diffusa al ristagno presente nei diversi comparti, ovvero un sottodimensionamento relativo dei settori manifatturieri più dinamici. Con opportune metodologie statistiche (3) è possibile appurare che il "mix" settoriale gioca in senso leggermente favorevole, e produrrebbe - nell'ipotesi di un'evoluzione dei vari comparti ai tassi nazionali - un risultato leggermente positivo: invece la differenza nei tassi di sviluppo complessivi 1972-80 (rispettivamente 20 3 e 37,1% in Piemonte e Italia) è spiegata completamente dal minor ritmo d'espansione che caratterizza in Piemonte alcune branche produttive, come il comparto dei mezzi di trasporto (che da solo rende ragione di un minor sviluppo pari all'8,6%, avendo accresciuto complessivamente il suo prodotto lordo regionale solo del 10,5 per cento, contro il 75 per cento del resto d'Italia), il settore delle macchine per ufficio, l'industria chimica, il comparto della meccanica strumentale. E' curioso notare come in un'analisi di questo tipo alcune produzioni di tradizionale specializzazione piemontese — i mezzi di trasporto, le macchine per ufficio - giocano in senso favorevole a livello di "mix" e in senso sfavorevole dal punto di vista dinamico, giacché conservano a livello nazionale quei ritmi espansivi superiori alla media che ormai in regione si sono smorzati o attenuati. Sembra quindi che il ristagno produttivo verificatosi in Piemonte in questi anni sia in larga parte riconducibile alle politiche di riequilibrio territoriale dell'industria condotte avanti dall'inizio degli anni '70, che hanno portato a dirottare nelle regioni centro-meridionali ogni ulteriore sviluppo delle produzioni industriali traenti, seguendo spesso una logica di puro 6 semplice decentramento — e non di riqualificazione — nei confronti de le compagini produttive delle regioni più industrializzate. 3 (3) Si sono applicate metodologie di analisi di tipo "shift and share", che hanno lo scopo di "spiegare" i differenziali di sviluppo tra un ambito regionale ed il sistema nazionale di appartenenza suddividendo tali differenziali in due componenti: la prima detta di competizione" o di "shift", rappresenta il differenziale di sviluppo imputabile ai diversi ritmi di crescita dei singoli settori regionali rispetto agli analoghi settori nazionali: la seconda detta "di composizione", o di "mix", individua il differenziale di sviluppo riferibile alla maggior presenza relativa, in regione, di comparti che hanno a livello nazionale un ritmo di crescita differente in positivo o in negativo dalla media generale. 142