Questo fenomeno si riallaccia al complesso problema della crisi delle grandi e me die imprese, che viene in parte riassorbita dal sorgere di iniziative di più ridotte dimensioni le quali presentano inoltre il vantaggio di essere maggiormente rispondenti all’esigenza di una più diffusa localizzazione degli insediamenti sul territorio. Pressoché tutti i comprensori sono stati interessati nel periodo a questa vivacità imprenditoriale: essa si è concretizzata nel sorgere di 381 nuove iniziative, con una creazione di oltre 57.000 nuovi posti di lavoro, alle quali si contrappone un numero decisamente inferiore di “cessazioni” di attività, e di relativi posti di lavoro perduti, rispettivamente 133 e 21.000. Questi dati evidenziano come la grave perdita occupazionale che si è verificata nelle imprese già esistenti nel 1974 sia stata ampiamente compensata da un elevato numero di imprese di minori dimensioni sorte nel periodo in esame. Il comprensorio di Torino è quello in cui questo fenomeno si pone con più evidenza: a fronte di circa 48.000 posti di lavoro perduti nelle unità locali già operanti al 1974, si sono recuperati oltre 33.000 posti di lavoro risultanti dal saldo tra i nuovi insediamenti e le cessazioni di attività avvenute tra il 1974 e il 1979. Questo fenomeno determina delle nuove condizioni alfinterno della problematica complessiva di rilocalizzazione delle imprese del polo torinese. In particolare sottolinea l’esigenza di un intervento pubblico che, in campo urbanistico, sia in grado di valorizzare al massimo il ruolo delle piccole e medie imprese rispetto alle potenzialità di sostegno e di diversificazione che esse hanno nei confronti dell’intero sistema produttivo regionale. Dinamiche territoriali di rilocalizzazione e problemi relativi In definitiva, l’insieme delle analisi fin qui svolte, evidenzia il fatto che il processo di rilocalizzazione industriale si realizza, nella regione, con intensità e modalità differenti a livello delle singole aree, manifestando peraltro alcune uniformità d’insieme in relazione ai rapporti che esse presentano con l’area metropolitana. Questo processo non consente, se non per grandi linee, di definire uno schema interpretativo complessivo, ma sembra invece realizzarsi secondo le specifiche condizioni socio-economiche e territoriali esistenti nelle singole aree. È peraltro evidente che è in corso uno sforzo di allargamento del processo di rilocalizzazione industriale del polo torinese che interessa in particolare alcune aree del Piemonte meridionale. Questo sforzo risulta contrastato dalla difficoltà di mantenere un soddisfacente equilibrio demografico-economico in queste aree, in rapporto ad un tipo di insediamento agricolo consolidato ed efficiente. Data questa situazione non sembra possibile che il processo di rilocalizzazione in atto nelle zone periferiche avvenga secondo i medesimi schemi in base ai quali le scelte localizzative sono state effettuate nel passato nell’area metropolitana ed in quelle limitrofe. Tali scelte rispondevano soprattutto all’esigenza di realizzare un’elevata concentrazione, anche di tipo territoriale, delle unità produttive che operavano prevalentemente all’interno del settore di attività concernente la produzione di mezzi di trasporto. Nelle aree considerate, invece, ed in particolare in quelle del Piemonte meridionale, lo sviluppo delle nuove iniziative deve procedere nel senso di evitare processi di congestione delle strutture socio-economiche preesistenti, definite, in queste zone, prevalentemente in funzione di una elevata distribuzione territoriale, sia delle unità produttive, sia degli insediamenti abitativi. Da tutto ciò deriva immediatamente che i processi di rilocalizzazione in atto nelle aree periferiche del Piemonte solo in parte, e 175