4. 2. 4. La manodopera. Dai dati dei censimenti degli anni 1951 e 1961 risulta che, mentre la popolazione attiva nel suo complesso è aumentata nel periodo suddetto del 4,3%, soprattutto in relazione all’incremento dell’industrializzazione, gli addetti all’agricoltura sono invece diminuiti del 37,2%. Gli uomini hanno subito una riduzione più forte (42,2%), rispetto alle donne (20,4%), in modo che queste ultime, che nel 1951 rappresentavano il 23% delle forze attive agricole, sono passate nel 1961 al 29%. Alla diminuzione degli attivi non si è però accompagnata una corrispondente diminuzione del numero delle aziende: l’elevato rapporto tra le aziende e gli attivi, calcolato sui dati del 1961 (2,0), permette di rilevare una certa diffusione del part-time farming. Quest’ultimo fenomeno ha trovato favorevoli condizioni alla sua espansione per la ridotta dimensione delle aziende e per la conseguente limitata produttività del lavoro agricolo. La maggior parte delle unità produttive a part-time appartengono infatti alle classi d’ampiezza minori e inoltre paiono spesso sprovviste di una attrezzatura moderna. Non mancano però anche aziende di maggior ampiezza e modernamente attrezzate, in cui la famiglia coltivatrice pratica un’economia mista. In complesso, il part-time farming interessa il 67% delle aziende, la cui superficie rappresenta il 54% del territorio zonale. Nelle aziende di ampiezza inferiore ai 3 ettari, tale percentuale sale al 73%, mentre per le aziende di ampiezza superiore si riduce al 43%. Nel 55% delle aziende dove si pratica il part-time farming questo riguarda esclusivamente persone in condizioni non professionali, specialmente casalinghe e pensionati; nel 35% esclusivamente attivi in altri settori produttivi, mentre solo il restante 10% delle aziende s’avvantaggia del lavoro integrativo sia di individui in condizione professionale che di non attivi. La disponibilità di lavoro per l’agricoltura della zona è data quindi, oltre che dagli attivi in tale settore, dal lavoro integrativo di altri membri delle famiglie rurali e semirurali: di questi, il 48% degli occupati nel settore industriale, il 58% degli occupati nel settore terziario e nella pubblica amministrazione, il 15% degli studenti, il 44% delle casalinghe, il 35% dei pensionati ed il 38% di altri inattivi adulti effettuano nel tempo libero lavori agricoli. Globalmente la manodopera disponibile risulta perciò pari a 0,4 unità lavorative per ettaro di superficie. Estremamente scarso è l’apporto integrativo del lavoro dei salariati avventizi, mentre quasi completamente assenti sono i salariati fissi. La popolazione rurale e semirurale risulta ovunque con una netta — 68