pastorizia, almeno come attività autonoma, anche se nei tempi passati essa aveva ricoperto un ruolo importante nell’economia delle valli. Rimane invece confermata 1 utilità di uno sviluppo della selvicoltura, sia sotto il profilo della migliore utilizzazione economica delle risorse del suolo, che sotto quello della convenienza per la collettività. Anzi, a tale riguardo, appare più che giustificata, e meritevole di ulteriore potenziamento, la politica di incentivi per il rimboschimento, nonché gli interventi volti alla conservazione del patrimonio forestale. Sarà ancora opportuno sottolineare l'opportunità della estensione della selvicoltura, che potrà anche favorire lo sviluppo del turismo, cioè del settore economico che, più di ogni altro, presenta prospettive di sviluppo per le aree di alta e media montagna. Nelle fasce dove trova vita la piccola e piccolissima azienda contadina, a carattere zootecnico, non può ragionevolmente configurarsi, sulla base delle osservazioni fatte in precedenza, nè lo sviluppo, nè la stessa sopravvivenza di tale tipo di agricoltura, come appare dimostrato dai redditi aziendali: come si è visto essi variano tra le 100.000 e le 500.000 lire per unità lavorativa, con valori prevalenti aggirantisi sulle 250.000 per unità lavorativa (1). Estese plaghe abbandonate, l’esodo, la deruralizzazione della popolazione, l’invecchiamento e la femminilizzazione degli attivi in agricoltura, la progressiva riduzione di questa ad attività complementare, e talvolta a semplice espediente, rappresentano, ognuna e nel loro insieme, le caratteristiche della crisi dell'agricoltura montana. Dove sussiste un'attività turistica nei pressi dei centri industriali l’agricoltura sembra sopravvivere attraverso le economie miste, ma la loro stessa dinamica più recente denuncia la mancanza di prospettive anche di tali situazioni (2). [ 1 \ Tra i possibili parametri dell’efficienza produttiva delle aziende si è prescelto quello costituito dal valore del prodotto netto aziendale rapportato alla disponibilità di lavoro, espresso in unità lavorative, della stessa azienda. In condizioni di omogeneità della struttura aziendale, tale rapporto costituisce anche il parametro della produttività del lavoro. In ogni caso costituisce, come è stato dimostrato nelle ricerche condotte dall'IRES sul lavoro agricolo, un indice essenziale per la valutazione, oltre che dell'efficienza produttiva, del grado di redditività raggiunto dalle aziende. Rappresenta perciò un insostituibile parametro di raffrontò tra le diverse zone agrarie omogenee e tra l'agricoltura nel suo complesso e gli altri settori produttivi. Si tenga conto, nell’esame dei dati, che il numero delle unità lavorative, di regola, non corrisponde al numero delle persone occupate. Anzi, dato il generale stato di dequalificazione della manodopera agricola nell’agricoltura in generale, ma specialmente in mon-tagna e in collina, il prodotto netto per unità lavorativa risulta nettamente superiore al-1 effettivo reddito pro-capite. (2) Si va manifestando infatti chiaramente una spiccata tendenza delle generazioni più giovani a rifiutare i disagi propri della doppia occupazione. — 53 —