insufficienti e che non possono permettere, di regola, un conveniente esercizio della agricoltura.
La superficie utilizzata è suddivisa tra le diverse colture nel seguente modo (cfr. anche la cartina allegata) :
RIPARTIZIONE DELLA SUPERFICIE
(fonte: rilevazione diretta, 1970)
COLTURE	ha	%
vigneto	2.991	31,88
seminativo	3.310	35,28
pioppeto	140	1,49
frutteto	121	1,29
bosco	1.786	19,04
prato stabile	255	2,72
incolto produttivo	380	' '4,06
incolto improduttivo	398	4,24
TOTALE	9.381	100,00
Le scelte colturali operate dagli agricoltori nella zona dipendono non solo dalle varie situazioni ambientali (declività, esposizione, fertilità naturale, ecc.), ma anche dalla struttura delle aziende e dal tipo di impresa prevalente.
Accanto a una diffusa viticoltura (su terreni strappati in gran parte fin dal secolo scorso al bosco naturale) le piccole imprese contadine erano infatti — fino a pochi anni addietro — costrette a praticare la foraggicoltura per il bestiame da lavoro e la cerealicoltura per il consumo familiare. Su tale tipo di azienda, necessariamente di minime dimensioni (provocate sia dalla notevole pressione della manodopera sul territorio, che dalle forti esigenze di lavoro umano richiesto dalla viticoltura) è venuta affermandosi in tempi molto recenti l'azienda volta anche alla produzione della carne, la quale, sostituito il bestiame da lavoro con vitelli da ingrasso, tende a utilizzare la maggior parte della superficie non vitata dell'azienda per la produzione di foraggi.
Come già si è fatto cenno, i maggiori problemi dell'agricoltura sono rappresentati da diffuse carenze strutturali che non permettono il raggiungimento di un soddisfacente livello di produttività. La stessa introduzione delle macchine — come meglio si dirà in seguito — non riesce di regola, per le scarse dimensioni aziendali, a migliorare la situazione, a parte che estesi appaiono i terreni non lavorabili meccanicamente, per l'eccessiva declività. In tali terreni si va diffondendo gradualmente il bosco il quale tende a riconquistare il rilievo che un tempo aveva in quest'area.
Oltre ai problemi strutturali che limitano la convenienza della produzione agraria non vanno dimenticati i problemi di mercato. Per quanto concerne il prodotto più diffuso, l'uva (e il vino), va notato come in questa zona le produzioni appaiano generalmente di buon livello qualitativo specie per il barbera, che è la varietà più diffusa. In particolare quest'ultimo prodotto appare di grande pregio nella parte occidentale della zona (comuni di Vaglio Serra, Vinchio, e in parte nei comuni di Belveglio, Cortiglione e Incisa Scapaccino). Oltre al barbera viene prodotta una discreta quantità di moscato, particolarmente nella parte orientale della zona, e piccole quantità di grignolino, freisa, cortese, brachetto, dolcetto, riesling e lambrusco.
Un tempo le aziende viticole provvedevano in gran parte alla vinificazione in proprio, vendendo le eccedenze dell'uva a commercianti o all'industria (il moscato veniva pressoché interamente ceduto). I prezzi ottenuti — sia per le uve che per il vino — risultavano peraltro di livello alquanto basso. Alla scarsa remunerazione delle annate buone si aggiungevano i danni delle calamità naturali (grandine, brina) e degli stessi andamenti climatici sfavorevoli.
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