Idei libri del meseI MARZO 1994 - N. 3, PAG. 26/X Economia Eric Rasmusen, Teoria dei giochi e informazione, Hoepli, Milano 1993, ed. orig. 1989, trad. dall'inglese di Alberto Bennardo, pp. 380, Lit 45.000. La recente storia della scienza economica ha assistito a un rinnovato interesse per la teoria dei giochi, accompagnato da un progressivo spostamento dal tradizionale campo d'analisi sui giochi a somma zero e sui giochi cooperativi, alle piii realistiche e promettenti situazioni dei giochi non cooperativi. Un'impostazione di estrema utilità nell'affrontare problemi di informazione asimmetrica e di azioni in sequenza temporale, di cruciale importanza per l'economia applicata, perché consente di sviluppare semplici modelli del comportamento massimizzante di agenti razionali sotto il vincolo dell'informazione disponibile, delle risorse e della funzione di produzione. L'obiettivo dell'autore è di presentare in modo sistematico la teoria dei giochi e l'economia dell'informazione, integrando, con il ricorso a formulazioni standard e a semplici modelli espositivi, un dibattito svolto prevalentemente con articoli specifici e dalla tradizione orale. Il volume è diviso in tre parti. La prima parte studia la teoria dei giochi, la seconda l'economia dell'informazione, la terza la contrattazione, le aste e l'economia industriale. La teoria dei giochi, seppur presentata in termini generali, è trattata con particolare attenzione alle situazioni in cui risulta rilevante la sequenza delle mosse compiute, in un contesto che esclude progressivamente la perfetta informazione, per privilegiare l'analisi dinamica e la verifica di soluzioni di equilibrio. Tale impostazione si allontana dal tradizionale contenuto massimizzante attribuito alla teoria dei giochi, al punto che le allocazioni inefficienti sono un risultato piuttosto comune dei modelli illustrati. Nella seconda parte l'autore descrive i modelli a informazione asimmetrica (intesi come giochi in cui l'informazione non è distribuita equamente tra i partecipanti), suddivisi secondo cinque principali tipologie: moral hazard con azioni nascoste, moral hazard con informazioni nascoste, selezione avversa, segnalazione e screening. La terza e ultima parte, dal contenuto prettamente applicativo, presenta un vasto numero di applicazioni delle tecniche descritte. I primi due casi, la contrattazione e la teoria delle aste, sono relativi ad aree di ricerca già strutturate, mentre i successivi modelli sono selezionati all'interno' di quella che si configura come un'ampia ma disorganizzata letteratura sull'organizzazione industriale, mancante quindi di un'intrinseca organicità. Il contenuto divulgativo dell'opera è inoltre rafforzato dalla presenza in ogni capitolo di segnalazioni di letture consigliate, esercizi per favorire l'apprendimento di lettori autodidatti e note concernenti la letteratura di riferimento. Il volume è completato da un'appendice matematica, a carattere propedeutico all'opera, in cui si offrono riferimenti tecnici, la definizione di alcuni termini matematici e l'elencazione dei principali argomenti utilizzati nel testo. Nicola Santovito Joseph A. Schumpeter, L'imprendi- tore e la storia dell'impresa. Scritti 1927-1949, a cura di Alfredo Salsano, Bollati Boringhieri, Torino 1993, pp. XXVII-144, Lit 23.000. Nella celebre Teoria dello sviluppo economico del 1912 Schumpeter assegnava un ruolo centrale alla figura dell'imprenditore: si tratta dell'operatore che, una volta superata la selezione operata dalle banche, ottiene l'accesso al credito e, traducendo le invenzioni in innovazioni, distrae fattori dagli usi consueti avviando una fase di sviluppo economico. La teoria schum-peteriana proponeva una rappresentazione del processo economico capitalistico estranea alla prevalente dottrina neoclassica; ma l'esaltazione del ruolo imprenditoriale e del profitto fece dello studioso austriaco il teorico dell'im-prenditore-innovatore con buona pace degli studiosi tradizionali. Successivamente, almeno in Italia, il contenuto critico della teoria economica di Schumpeter è stato ampiamente riconosciuto. Tuttavia, il dibattito sulla teoria schumpeteriana dell'imprenditore resta vivo anche perché — al di là degli interrogativi sulla reale influenza di pensatori come Nietzsche, Bergson, Sorel o Weber sulla teoria schumpeteriana dell'imprenditore — è vero che, come scrive Salsano nell'introduzione a questa raccolta dei saggi, il divenire del capitalismo è posto da Schumpeter in stretta relazione con "l'emergere, l'affermarsi e il declinare della funzione dell'imprenditore". Anche le disquisizioni schumpeteriane sul socialismo democratico e sul socialismo corporativo (quild socialism) sono poste da Salsano in relazione alla teoria dell'imprenditore. Nel libro sono raccolti sette contributi di Schumpeter elaborati tra il 1927 e il 1949, alcuni dei quali mai tradotti in italiano. Curioso ed estraneo allo stile abituale di Schumpeter è l'intervento all'associazione degli industriali di Montréal (1945) dove egli auspica un ricorso "all'organizzazione corporativa nel senso auspicato dall'enciclica Quadragesimo anno di Pio XI. Riccardo Realfonzo Ferdinando Meacci, Luigi Einaudi e i principi del capitale, Giappichelli, Torino 1993, pp. IX-176, Lit 28.000. Einaudi ha ricevuto finora numerose interpretazioni "ideologiche". Sul versante dei giudizi in vario grado positivi, si sono alternate letture in chiave liberistica, liberalsocialista e gramsciana. Sul versante delle valutazioni più critiche, vanno ricordate quantomeno le letture di stampo cattolico-so-lidarista e corporativista. Alcuni studiosi hanno inoltre tentato di rinvenirne l'unitarietà di pensiero in principi di metodo, oppure nelle tematiche maggiormente da lui esaminate. Mancava però finora un'interpretazione sistematica della sterminata messe di scritti einaudiani, condotta alla luce di un principio teorico. A questa lacuna pone ora rimedio l'importante monografia di Meacci. La tesi di Meacci è che l'intera riflessione di Einaudi ruoti anzitutto intorno a una rivisitazione della teoria classica del capitale. Nel più impegnativo esito analitico di tale riflessione, il cosiddetto teorema della doppia tassazione del risparmio, Einaudi peraltro pecca d'incoerenza, mescolando surrettiziamente la teoria classica con quella fisheriana del capi- tale. Ma sul terreno della politica economica, ove conduce una lotta serrata contro i monopoli e il protezionismo, Einaudi non fa altro che tradurre in misure operative i principi classici del capitale. Infine, sul versante della teoria monetaria e della recezione in Italia di Keynes, Meacci mostra — nel capitolo meno persuasivo del libro — come Einaudi cogliesse e accettasse il "messaggio" cruciale della General Theory: il nesso moneta-incertezza-in-stabilità. Nicolò Bellanca Economia segnalazioni Enrico Giovannino Fabbisogno pubblico, politica monetaria e mercati finanziari. La realtà italiana degli anni '80 vista attraverso un modello econometrico, Angeli, Milano 1993, pp. 231, Lit 35.000. Gian Lupo Osti, L'industria di Stato dall'ascesa al degrado. Trent'anni nel gruppo Finsider. Conversazioni con Ruggero Raineri, Il Mulino, Bologna 1993, pp. 354, Lit 40.000. La teoria degli intermediari bancari, a cura di Giuseppe Marotta e Giovanni Battista Rittaluga, Il Mulino, Bologna 1993, pp. 345, Lit 38.000. Giuseppe Marotta, Giovanni Battista plttaluga, La regolamentazione degli intermediari bancari, Il Mulino, Bologna 1993, pp. 311, Lit 38.000. Nicolò De Vecchi, Schumpeter viennese. Imprenditori, istituzioni e riproduzione del capitale, Bollati Boringhieri, Torino 1993, pp. 249, Lit 38.000. Fortuna ha voluto che la riflessione sul capitalismo della prima metà del secolo abbia visto il contributo di Joseph Alois Schumpeter. Per chi avesse qualche dubbio sul debito che la cultura contemporanea ha — o dovrebbe avere — verso lo studioso austriaco rimandiamo al libro di De Vecchi. Nel volume l'autore si occupa di uno Schumpeter a tutto tondo andando oltre i limiti di un'analisi sul solo contributo storico o economico o sociologico. Gli scritti esaminati sono quelli del periodo 1905-27: anni in cui Schumpeter, influenzato dal clima culturale viennese di insoddisfazione per le conoscenze date e di ricerca del nuovo, vede il suo vero periodo creativo. Il filo della ricostruzione di De Vecchi si svolge lungo il tentativo di mostrare come questo "spirito viennese" intendesse spiegare i singoli fenomeni economici e sociali ricondu- cendoli a "un quadro teorico unitario". Il libro si compone di tre parti. Nella prima, dedicata a Riproduzione del capitale e cambiamento produttivo, l'autore comincia con il ricordare la definizione schumpeteriana di capitalismo come sistema in continuo mutamento. Qui, al di là degli aspetti più noti della teoria economica di Schumpeter, l'analisi di De Vecchi si fa particolarmente apprezzare con riferimento ai seguenti aspetti: il ruolo delle istituzioni nel processo di sviluppo; la questione dell'irrilevanza dell'analisi diacronica delle stesse per la comprensione della loro funzione logica all'interno di un sistema economico storicamente determinato; il rifiuto schumpeteriano di un'analisi non immediatamente sociale e non endogena del ruolo dell'imprenditore; lo studio del ruolo del credito con le connesse questioni dei limiti alla creazione bancaria dei mezzi di pagamento e dell'irrilevanza del risparmio finanziario. La seconda parte del libro è dedicata al tema Moneta e Stato fiscale. Qui De Vecchi sottolinea il ruolo della moneta "come attestato di partecipazione alla produzione emesso da un organo di contabilità sociale" ed esamina gli interventi di Schumpeter sui contributi di Knapp, sulla questione della validità (accettabilità) della moneta e sul valore della moneta. Successivamente, viene ricordata l'analisi schumpeteriana dello Stato e il suo programma per evitare il crollo dello Stato fiscale austriaco — contro l'avvento di un regime autoritario — fondato su risanamento del deficit e ripresa del processo produttivo mediante il "reperimento di fonti esterne di credito". Nella terza parte del libro si affrontano i temi dei redditi capitalistici e del socialismo. Anche qui la ricognizione di De Vecchi svela a fondo i caratteri della riflessione di Schumpeter e i punti di contatto con Marx. Nella visione di Schumpeter, con il passaggio dalla fase concorrenziale al capitalismo organizzato, il socialismo diviene sempre più possibile ancorché mai necessario; da qui il ruolo della socializzazjone. Chiude il libro un interessante apparato di appendici su singoli aspetti. Riccardo Realfonzo ALDO ONORAI! IL DIO RITROVATO Una storia m ahwanoo EDironr A. Onorati Il Dio ritrovato. Una storia La scoperta drammatica dello smarrimento dell'uomo contemporaneo privo di Dio, in cui Dio è morto. pp. 96 L. 20.000 P.R. Dorè - M. Sako Dentro il Giappone. Scuola - Formazione professionale -Lavoro La più completa rassegna disponibile nel nostro paese dei molteplici aspetti dell'educazione e della formazione professionale giapponese. pp. 176 L. 29.000 B. Magee I grandi filosofi. Introduzione alla filosofia occidentale Interessante conversazione tra Magee e otto tra i più noti filosofi e cultori anglosassoni che si interrogano e discutono sugli assunti dei grandi filosofi occidentali. pp. 368 L. 25.000 J. Grondin Prima e dopo Kant L'Autore con semplicità di linguaggio e tono divulgativo riesce a rendere familiari i concetti più difficili del pensiero di Kant. Proponendo un confronto critico con le teorie degli autori che l'hanno preceduto e che l'hanno succeduto. pp. 224 L. 22.000 M. Buscema Squashing Theory Modelli a reti neurali per la previsione dei sistemi complessi Il primo ed organico lavoro in italiano su un nuovo settore dell'informatica nato negli Stati Uniti e denominato "reti neurali artificiali". O. Mannoni Un così vivo stupore Originale interrogazione sui moti inconsci dell'animo nonché piacevole lettura che ci aiuta a scoprire quell'Io "che recita di propria volontà, la parte del saggio o del pazzo", a teatro come nel sogno. ^^ ARMANDO EDITORE Viale Trastevere, 236 - 00153 ROMA