SETTEMBRE 1994 - N. 8. PAG. 1 1 Tedio inglese di Piero Boitani Julien Green, Suite inglese, Adelphi, Milano 1994, ed. orig. 1926 e 1972, trad. dal francese di Romeo Lucchese, pp. 153, Lit 15.000. C'è qualcuno che non abbia mai pensato che gli inglesi sono strani, eccentrici, forse un po' pazzi? Che la loro letteratura, per quanto grande, è in qualche modo diversa dalle altre? Non credo. E chiunque voglia la conferma al proprio pregiudizio legga il libello che il franco-americano Green pubblicò originariamente nel 1926 (includendovi Samuel Johnson, William Blake, Charles Lamb, Charlotte Brontè) e poi nel 1972 (aggiungendovi l'americano Hawthorne). Scoprirà, intanto, che gli inglesi sono in primo luogo noiosi e amano la noia. Come, infatti, descrivere il Dottor Johnson se non quale monumento perenne al tedio della parola, e come comprendere, altrimenti, la passione tutta anglosassone per le infinite sentenze che egli ha pronunciato e l'adorante Boswell trascritto? E questa (assieme alla totale trasan-datezza del Dottore) è la prima stranezza, la mania del tedio. Ben altra la follia di Blake, visionario integrale e veritiero: '"Chi avete salutato?' chiedeva a Blake un amico durante una passeggiata, giacché non era passato nessuno. 'L'apostolo Paolo' rispose Blake". E la visione di Blake diveniva poesia o disegno di precisione assoluta, senza sfumature, senza ombre: la ni, e allo stesso tempo la storia esaltante di una straordinaria forza femminile, di come la resistenza al mondo si trasformi in furia poetica e narrativa: Cime tempestose e Jane Eyre sono romanzi invasati, senza sorriso, terrificanti. Compare infine sulla scena Nathaniel Hawthorne, discendente di implacabili persecutori puritani di streghe e col tempo "divenuto (o più di tutte terribile prigione) la cella di [se] stesso". Hawthorne, che trovava sollievo soltanto negli straordinari racconti di avventure esotiche di Melville; che, terminata La lettera scarlatta, rilesse il manoscritto e pianse a calde lacrime; che, invecchiando, si stacca dolcemente da tutto e vive morendo, circondato da un alone di mistero. Ecco la "suite" di Green: cinque biografie fulminanti e affascinanti che diventano piccoli romanzi, cinque ritratti di scrittori che divengono figure delle loro opere e del loro tempo. E la letteratura inglese (e americana) fra Sette e Ottocento acquista colori finalmente vivi: per uno studente universitario, ad esempio, indelebili. Una volta preso in mano il libello, non si riesce a lasciarlo finché non si è terminata la lettura. Onore surreale di Patrizia Oppici René Depestre, L'albero della cuccagna, prefaz. di Fabio Rodriguez Amaya, Jaca Book, Milano 1994, ed. orig. 1979, trad. dal francese e postfaz. di Cristina Brambilla, pp. 189, Lit 22.000. "C'era una volta un uomo d'azione costretto dallo Stato a gestire una piccola bottega alla periferia nord d'una visione di un profeta ultra-biblico. Ecco poi la dolce passione di Charles Lamb, impiegato alla India House, per Londra, per i libri vecchi, per la conversazione con amici che si chiamavano Coleridge, Hazlitt, de Quincey. Amava il tabacco e i particolari minuti: scrisse un capolavoro di minuzie, i Saggi di Elia, e dovette lasciare la capitale. "Spesso, durante le sue passeggiate, si dirigeva verso Londra, trovando un'ultima gioia in quell'illusione. 'Vado a Londra' diceva. Un giorno cadde per strada e si ferì al viso. Lo riportarono a casa e lo misero a letto, ma non si riprese. Nelle ultime parole intellegibili che pronunciò gli astanti riconobbero nomi di amici — e serenamente morì". Quella dei Brontè (padre e figlio) e delle Brontè (Maria ed Elizabeth, morte prestissimo, e poi Charlotte, Emily e Anne) è una saga straziante di isolamento, privazioni, tormenti, umiliazio- città tropicale. L'uomo si chiamava Henri Postel. La bottega, contrassegnata dalle autorità con l'insegna 'L'Arca di Noè' dipendeva dall"Or-ganismo Nazionale per l'Elettrificazione delle Anime' (ONEDA)". Nonostante l'esordio alluda decisamente alle modalità del fantastico, l'intreccio del romanzo di Depestre è ancorato a un mondo terribilmente reale: la Haiti devastata dalla dittatura di Duvalier, dove il minimo segno d'opposizione al regime viene stroncato con la tortura e l'omicidio, e la popolazione è ridotta in condizioni subumane: c'è chi è costretto, per sopravvivere, a vendersi il sangue, in senso letterale. Basta questo dettaglio per comprendere cosa voglia dire Depestre quando scrive che il surrealismo è il quotidiano dei Caraibi. Vale a dire che esso non è fatto soltanto dell'erotismo solare e lussureggiante delle donne-giardino che hanno conquistato il pubblico occidentale; accanto a questi aspetti, cantati in altre opere di Depestre già tradotte in italiano (Hadriana in tutti i miei sogni e Alleluia per una donna-giardino, Zanzibar, 1991 e 1992) e parzialmente presenti del resto anche nell'Albero della cuccagna, questo romanzo possiede una tonalità più tragica e angosciata. E un "che fare?" che si confronta con una situazione di completa nullifi-cazione degli haitiani: chi si vende il sangue non possiede quasi neppure più il proprio corpo, per non parlare dell'anima, soggetta all^Elettrifi-cazione" voluta dal Grande Dittatore. Per uscire dalla terribile impasse Henri Postel, ex senatore cui la dittatura ha massacrato tutta la famiglia, riducendolo a fare il bottegaio in un buco di provincia, decide, scartata l'ipotesi della fuga e dell'esilio, di scalare l'albero della cuccagna. Un gesto apparentemente assurdo eppure significativo, se calato nella realtà haitiana, dove la ritualità fortemente vissuta del vudù gli assegna un ruolo simbolico rilevante: l'albero è "una via verticale", punto di solidarietà tra la vita animale e vegetale. In questo contesto culturale in cui tutto può farsi segno di una realtà nascosta l'impresa di Postel si trasforma in un'azione di resistenza, e come tale viene subito interpretata dalla popolazione, come dalla dittatura che cercherà di contrastarla: si tratta di dimostrare che si può resistere, nonostante tutto, a quella zombificazione che è la costante metafora impiegata da Depestre per dire il dramma del suo paese. In fondo, l'assurdo del gesto è perfettamente commisurato all'assurdo di Haiti; è metafora di una situazione così bloccata da costringere l'eroe a correre il rischio della gratuità, pur di dare un segnale di rivolta. II finale, positivo e insieme tragico del romanzo, esprime bene il dilemma apparentemente irresolubile in cui versa ancora oggi questo paese. Susanna Tamaro VA' DOVE TI PORTA IL CUORE XII edizione, 340.000 copie vendute Pagine 168, Lire 20.000 Walter Veltroni LA SFIDA INTERROTTA Le idee di Enrico Berlinguer Pagine 216, Lire 22.000 Pino Corrias, Massimo Gramellini, Curzio Maltese 1994 COLPO GROSSO L' "irresistibile ascesa" di Silvio Berlusconi Pagine 240, Lire 22.000 Letizia Paolozzi, Alberto Leiss VOCI DAL QUOTIDIANO l'Unità da Ingrao a Veltroni Pagine 336, Lire 26.000 Baldini&Castoldi Oreste Del Buono AMICI, AMICI DEGLI AMICI, MAESTRI Pagine 168, Lire 20.000 Ernst von Salomon I PROSCRITTI Un romanzo Pagine 504, Lire 34.000