N. lO, PAG. 5 NOVEMBRE 1994 'INDie DEI LIBRI DEL MESE IJIndice puntato Squilla il telefono di uno storico del medioevo: ((buon giorno) sono il giornalista Tizio del quotidiano 'L'eco di Caio); secondo lei l'Aids è la peste del Duemilal". Lo storico) dopo qualche mormorio sulla sua antipatia per le attualizzazioni: "io studio tutt) altro, se vuole le segnalo due colleghi esperti di pestilenze". Risposta, inesorabile, del giornalista: "lasci stare, vuoi dire che domanderò a Cardini". Da molti anni si verificavano episodi come questo) e così la bassa cucina delle pagine culturali ha imposto nel menu il nome di Franco Cardinz~ uno storico a cui delle Crociate piace tutto: ilfanatismo cristiano) ilfanatismo musulmano e la "festa crudele" della guerra fra l'uno e l'altro. È libero di essere reazionario e di credere che il razionalismo occidentale "abbia ucciso qualunque soffio dello spirito") ma è colpevole di aver sempre risposto a qualsiasi domanda, che fosse sulle zuppe medievali o su Topolino. Tuttavia ancor più del versatile storico è colpevole il giornalista pigro. Bisogna pur dire) in tempi di difesa dei giornali dagli attacchi volgari e provinciali del nostro esecutivo) che i giornalisti hanno le loro colpe. Non la colpa di essere severi con chi affronta le crisi con le barzellette, bensì quella di aver creato quegli stessi personaggi così adatti al presente che criticano. Se qui si sceglie l'esempio di Cardini è perché è stato oggetto di un infortunio che) se il legger libri fosse attività più praticata) non avrebbe avuto luogo. Nei giorni della nomina del medievista fiorentino a consigliere di amministrazione della Rai, sia"la Repubblica" sia ((La Stampa" si lanciarono nell' individuazione di un itinerario di avvicinamento alla Lega dello studioso dalle passate simpatie per l'estrema destra (non alieno da provocatori inviti a rileggere senza pregiudizi la figura di Hitler). Secondo i due giornali la prova dell) avvicinamento era in un libro) La vera storia della Lega Lombarda) scritto da Cardini nel 1991. Eppure i contenuti di quel libro sono contrari alle strumentalizzazioni del passato e sostanzialmente antileghisti e "I.:Indice" ne segnalò questo aspetto nell) ottobre del 1991. Stupore: un libro antileghista citato come premessa dell) attribuzione di un incarico al suo autore da parte di Irene Pivetti) leghista presidente della Camera! È la conferma che il titolo è la parte più letta di un libro) talora la sola; la conferma che possedere o brandire un libro non vuoi dire averlo letto (come attesta l)indagine dell'Associazione nazionale degli scrittori del luglio di quest'anno). I.:uso superficiale di quel titolo ha messo fra parentesi) nell'informazione) la presenza assidua di articoli di Cardini nel "Sabato" e la collaborazione con "Identità") il periodico della Pivetti: cioè la vicinanza non alla Pivetti leghista) ma alla Pivetti cattolica vandeana. Una vicinanza che disegna una fisionomia politica ben più coerente del nuovo consigliere Rai che non a caso) in tempi recentz~ ha assunto la presidenza dell'associazione integralista "Verità e giustizia". Già mi par di udire le obiezioni: ma allora perché è stato scritto un libro sulla Lega di Alberto da Giussano proprio negli anni di ascesa della Lega di Umberto Bossi? La domanda è ingenua: è v'ero che l'autore si colloca nella destra tradizionalista e anticonsumista e in un libro ha scritto che il cavaliere è "più bello di un agente di cambio" ma) poiché per sua frequente ammissione non è insensibile ai beni mondanz~ ha accettato una proposta editoriale attenta al mercato. Poi ai suoi "sì" troppo facili dà contenuti non ovvi, com' è normale per uno studioso strano) che ha scarsa simpatia per i noiosi lavori di schedatura dei documenti storici (e per questo tra i medievisti non è considerato "una cima indiscussa" come crede Sandro Magister dell'''Espresso'') ma che è uomo di notevole cultura e di abbondanti letture: ciò lo differenzia dalla maggior parte degli appartenenti al Polo delle Libertà (libertà dalla cultura) vien fatto di pensare ascoltando i loro discorsz) e lo conduce ad ammettere (intervista a ((La Stampa") che se in gioventù ha potuto leggere pagine intelligenti è stato grazie a case editrici di sinistra. I due casi prima ricordati testimoniano fastidio giornalistico per le competenze e superficialità rispetto ai libri: ebbene noi dell'''Indice'') sempre alla caccia del competente e sempre attenti a leggere i libri senza i condizionamenti dei risvolti di copertina, non possiamo non soffrirne. Non siamo d'accordo con il professor Matteucct~ che nel dibattito sulla Vandea invita Umberto Eco a occuparsi di ciò che sa: perché riteniamo che se della Vandea settecentesca può parlare il medievista Cardini (e occuparsi di tutti i mille anni del medioevo è anche troppo) allora può parlarne anche Eco. Forse soffriamo perch~ oltre che tutti esperti di qualcosa) siamo anche un po' moralisti: condividiamo sempre le critiche dei giornali allo scarso impegno dei professori universitari nella ricerca e nella didattica; ma poi non comprendiamo perché i medesimi censori siano affascinati da quelli che lavorano più fuori che dentro le aule universitarie. Così si dà gran spazio a chi rivaluta !'Inquisizione, la Vandea) il Sillabo e altre amenità del passato. Si obietterà: gli articoli sono dedicati a ciò che fa discutere. Ma qualche giornale ha mai dato conto delle ricerche, precedenti) dello storico del diritto Mario Sbriccoli sulle connessioni fra tortura e garanzie per l'imputato? Non credo, perché quello studioso fa soltanto il suo mestiere. Leggere, leggere i libri, affidarsi alle competenze. Non si può essere liberi dalla lettura nel combattere il polo delle libertà dalla cultura. Giuseppe Sergi