NOVEMBRE 1994 . N. IO, PAG. 12 

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babilmente il tema omosessuale e la 
sua ambientazione che, ponendolo in 
relazione a successi come Maurice di 
Forster o i raccon ti be rlinesi di 
Isherwood, può fargli trovare un'audience 
già preparata. La vicenda editoriale 
di The Tempie ricorda infatti 
quella già nota del romanzo forsteriano: 
scritto nel '29, risultato impubblicabile 
all'epoca (solo con la Terminai 
Note del 1960 risulterà possibile affrontare 
apertamente il tema omosessuale 
in Inghilterra), dimentipto in 
una biblioteca americana, ripreso e 
pubblicato nell'88 in Inghilterra, e 
giunto ora in una versione italiana 
buona e corretta, ma un po' troppo 
burocratica (quei "vecchio mio" a ripetizione, 
che noia!). In Maurice, romanzo 
d'una generazione precedente 
a quella spenderiana, lo psichiatra 
Lasker-Jones, richiesto più volte dal 
protagonista se mai l'Inghilterra 
avrebbe cambiato le sue leggi restrittive, 
rispondeva: " Non credo proprio, 
l'Inghilterra non è mai stata propensa 
ad accettare la natura umana". Qui, la 
generazione successiva, per bocca proprio 
di Isherwood, che troviamo tra i 
personaggi del romanzo sotto il nome 
di William Bradshaw, trae le sue conseguenze: 
"Voglio lasciare questo paese, 
dove la censura mette al bando 

J ames J oyce e la polizia fa irruzione 
nella galleria dove sono esposti dei 
quadri di D.H. Lawrence". 

Come la Parigi degli anni venti aveva 
accolto una generazione di scrittori 
americani fuggiti dal proibizionismo e 
dal provincialismo della patria, così 
ora la Germania weimariana costituisce 
la palestra nella quale tra Brecht e 
Weill, Freud e Marx, e gli incontri con 
le future SS, per ora visti come splendidi 
ragazzi nudi con cui fare bagni e 
saune, si forma quella generazione che 
nel giro di pochi anni ritroveremo in 
Spagna a combattere per la repubblica 
e a fare le prime esperienze dei morsi e 
dei tradimenti dello stalinismo. 

Ma il romanzo, di fatto, mantiene 
molto meno di quello che parrebbe a 
prima vista promettere. Sul piano della 
psicologia sociale, le osservazioni di 
quella commedia di costume sottostante 
alla speranza che "la mescolanza 
di strati sociali diversi nell'amore 
omosessuale" potesse abolire le distinzioni 
di classe (J. Symonds, in Coming 
Qut: Homosexual Politics in Britain , 

QuartetBooks, London 1977, p. 41), 
non vanno al di là di quello che si ritrova 
in tutta la narrativa di questo tipo 
e di questi anni, da Isherwood, il 
più grande, ai minori Carpenter, 
Ackerley,'Maugham, indietro nel tempo 
fino al gruppo di Bloomsbury, agli 
"Apostoli" di Cambridge, a Forster, 
alle memorie Strachey, a Keynes, ecc. 

Osservazioni psicologiche del tipo 
"Lui ti piace perché gli sei indifferente. 
Su di te, l'indifferenza non manca 

mai di esercitare il suo fascino. È irresistibile. 
Siccome hai paura del contatto 
fisico, ti innamori delle persone con 
cui ti senti sicuro", o "scandalose" come 
"Amavo i soldati nelle trincee, da 
qualsiasi parte stessero, ma in special 
modo i tedeschi, proprio perché ci 
avevano insegnato a odiarli. L'odio 
pubblico genera amore privato", potrebbero 
essere di almeno una decina 
di autori diversi in ricostruzioni d'infanzie 
tutte simili, in cui "si nasconde... 
un'espressione di sensibilità eccessiva, 
come una ferita inguaribile" , e 
la scoperta della sessualità avviene inevitabilmente 
attraverso libri e quadri, 
sino a che la riconciliazione col proprio 
corpo, un tempio, appunto, da adorare, 
diventa la metafora di quell'unità 

dell'essere e di quel superamento 
dell' alienazione così coraggiosamente 
attraversata da Eliot con la sua patita 
divisione "tra l'uomo che soffre e la 
mente che crea", e che configura un ritorno 
all'ideale romantico: "Ora comincio 
a sentire che presto dovrò arrivare 
a considerare il mio corpo una 
fonte di gioia. Anziché un ostacolo che 
mi impedisce di avere relazioni soddisfacenti 
con gli altri, può diventare lo 
strumento mediante il quale realizzare 
tale relazione. Forse, dopo tutto, posso 
ancora diventare un essere umano 
completo..." . 

Le parti più belle e interessanti del 
romanzo restano quelle aneddotiche, 
quando compaiono in scena personaggi 
famosi facilmente riconoscibili: ma 

anche qui ci viene offerto poco di nuovo, 
essendo gli episodi quasi tutti tratti 
da precedenti testimonianze, in particolare 
da World within World: confrontando 
le due opere, si può vedere 
che le memorie "vere" sono di qualità 
enormemente superiore a quelle 
"create". Sa tutto così di déjà vu, questo 
Tempio, che persino leggendo una 
storiella ben detta come quella di 
Auden sulla verginità (p. 20) -in cui 
tutto il divertimento nasce dall'improprietà 
della domanda in un ambiente 
sociale in cui, come si sa almeno dai 
tempi di Alice nel Paese delle 
Meraviglie, "non si fanno osservazioni 
personali" -non si può non riandare 
con la memoria alla più celebre entrata 
di Lytton Strachey in un salotto in cui 

In salvo da profitto e metropoli 
di Aldo Ruffinatto 
FEDERICO GARCfA LORCA, Poesie, a cura di 
Norbert von Prellwitz, Rizzoli, Milano 1994,2 
voll., pp. 2291 , Lit 150.000. 
Onore e gloria ai "Classici" Rizzoli e a Norbert 
von Prellwitz che hanno avuto il coraggio di riproporre 
per il pubblico italiano tutte le poesie del 
grande Federico in due volumi pregiati, racchiusi 
in un cofanetto e abbelliti nel progetto grafico di 
copertina da due dipinti di Salvador Dali estremamente 
allusivi: un particolare di Mi mujer desnuda 
e un altro particolare di Tristan como Cristo. 
Ovviamente, questa edizione non può non riportare 
alla memoria la prima e ormai storica edizione 
di Lorca per il grande pubblico curata da 
Carlo Bo, ma più che guardare al passato con tutto 
il suo retaggio di intuizioni e di scoperte, conviene 
ora guardare al presente e ai nuovi percorsi tracciati 
da altri valenti studiosi. Von Prellwitz e, insieme 
a lut; R enato Bruno (per la traduzione del 
Libro de poemas, di parte delle Suites, delle 
Canciones, delle Odas, delle Primeras 
Canciones, dei Seis poemas gallegos e di una serie 
di poesie sciolte) e Lorenzo Blini (per il Poema 
del cante jondo, parte delle Suites, Romancero 
gitano, Llanto por Ignacio, il Divan del Tamarit 
e i Sonetos), ripercorrono l'itinerario poetico lorchiano 
con sicura competenza e con un rigore filologico 
davvero straordinario per ciò che riguarda il 
ricupero e la disposizione dei materiali: tutte le 
grandi raccolte, infattt; dal Libro de poemas a 
Poeta en Nueva York sono seguite da appendici 
intitolate In margine a ... e comprendenti quei testi, 
per lo più inediti fino agli anni settanta, che 
per prossimità cronologica e per affinità tematicostilistica 
si collocano nell'alveo di questa o di 
quella determinata serie poetica. 
La presente nuova edizione, quindi, appare in 
grado di soddisfare sia gli interessi del grande 
pubblico sia l'attività degli studiosi impegnati nel 
settore specifico della poesia lorchiana, anche se, 
per ragioni puramente temporah risulta priva dei 
nuovi materiali recentemente acquisiti e dati alle 
stampe da Christian de Paepe per la collezione 
"Letras Hispanicas" della casa editrice Catedra di 
Madrid (Federico Garda Lorca, Poesia inédita de 
juventud, 1994). D'altro canto, una vera e propria 
edizione critica delle poesie di Lorca non è ancora 
stata realizzata (i tentativi esperiti finora da 
Mario Hernandez, da Piero Menarini, da Garda 
Posada e da altri sono limitati ad alcuni componimenti 
o a singole raccolte), né credo di poter condividere 
l'ottimismo di Christian de Paepe quando 
afferma che si può considerare completato il 
quadro della produzione poetica del granadino. 
Gli undici Sonetti dell'amore oscuro, pubblicati 
ufficialmente soltanto nel 1984, stanno a dimostrare 
che il mondo sommerso degli inediti lorchiani 
può ancora riservarci graditissime sorprese. 
Lungo i sentieri del mondo di superficie, invece, 
ci accompagna con mano sicura Norbert von 
Prellwitz in una breve ma sostanziosa introduzione 
ai testi (pp . 9-29): dal Libro de poemas, nel 
quale vengono correttamente riscontrate le "inquietudini 
filosofiche e meta fisiche del poeta esordiente", 
al Poema del cante jondo, dove il canto 
più peculiare del popolo andaluso (considerato da 
Lorca come l'erede diretto del canto primitivo dei 
popoli orientali) invita il poeta ad attenuare l'intimità 
dell'io lirico per concedere spazio all'espressione 
di un sentimento collettivo. Dalle Suites, il 
cui carattere in larga misura provvisorio favorisce 
le incursioni nel laboratorio del poeta, alle 
Canciones che sotto una "disarmante apparenza 
di spontaneità" nascondono le invenzioni metaforiche 
più ardite, frutto di un intenso lavoro di revisione. 
Dal Romancero gitano, la raccolta che 
conferì a Lorca il titolo non voluto e non richiesto 
erano sedute Virginia Woolf e Vanessa 
Beli: " ... puntando un lungo, sinistro 
dito verso qualcosa che macchiava 
l'abito bianco di Vanessa, pronunciò 
un'unica parola, un'accusa devastante: 
'Sperma?' ... 'Davvero uno può dire 
queste cose?' pensai, e scoppiammo 
tutti a ridere. Con quell'unica parola 
tutte le barriere della reticenza e della 
riservatezza erano crollate" (Q. Bell, 

V. Woolf, Harcourt Brace, New York 
1972, voI. I, p. 124; trad. it. Garzanti, 
1979). 
Ma con osservazioni come questa 
siamo ormai entrati nel mondo del secondo 
e ben più riuscito volume di 
Spender uscito in questi giorni in 
Italia, quei Diari 1939-1983, che costituiscono 
il prosieguo esatto di Un 
Mondo nel Mondo, riedito anch'esso 
dal Mulino nel 1992, e che, partendo 
dal '29, aveva coperto gli anni sino al 
'39. Così come là campeggiavano i 
grandi ritratti di Auden, Eliot, Strachey,
la Woolf, qui incontriamo un'altra 
serie di personaggi indimenticabili, 
da E. R. Curtius, preoccupato per il 
sequestro da parte degli alleati di un 
suo armadio, a Sartre, che litiga con 
Merleau-Ponty sulla possibilità d'essere 
compreso da due vecchi ex stalinisti 
sopravvissuti alle epurazioni; dalla prima 
del Billy Budd, a cui Spender assistette 
accanto a Britten e a Forster, alle 
telefonate intercontinentali con 
Isherwood; dalle malevolenze dell'ormai 
vecchio Conrad Aiken agli incontri 
con Connolly, ecc. E, accanto alle 
figure intellettuali più rilevanti di questo 
mezzo secolo, una capacità straordinaria 
di restituire certi paesaggi urbani: 
"Dopo cena abbiamo passeggiato 
lungo la cinquantasettesima strada 
fino alla Madison Ave. Stupendi riflessi 
del grattacielo dorato sui muri di vetro 
nero del Palazzo Avon dall'altra 
parte della strada. il grattacielo dorato 
sembrava dipinto di quel giallo livido 
luccicante di van Gogh sulla superficie 
nera opaca su cui si rifletteva ... l'immagine... 
d'un tratto inesplicabilmente 
è scomparsa, e non ha lasciato altro 
che un nero intenso, quasi abbagliante, 
che mi ha ricordato quell'incredibile 
nero prodotto dai moderni incisori... 
" 

Infine, andrà sottolineato il dono 
eccezionale dello Spender "diarista", 
grazie al quale anche l'osservazione 
più privata risuona in lui come "collettiva". 
La sua autobiografia non conoscemaii 
toni della confessione, del 
diario intimo, dell'anima messa a nudo: 
il suo 'lo', per usare una metafora 
cara all'amico Isherwood, è come una 
macchina fotografica usata collettivamente 
da un gruppo di amici in viaggio 
attraverso la storia, così da divenire 
un 'noi' generazionale. È per questo 
che, insieme alle raccolte di poesia, i 
volumi autobiografici sono le sue prove 
più alte e durature, sicuramente destinati 
a divenire dei classici period pieces. 


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