GENNAIO 1996 Economia Paul Krugman, Geografìa e com- mercio internazionale, Garzanti, Milano 1995, ed. orig. 1991, trad. dall'inglese di Giuseppe Barile, pp. 137, Lit20.000. Paul Krugman è economista in- ternazionale dei più noti, cono- sciuto dal largo pubblico per ope- re divulgative e impegnate come II silenzio dell'economia e L'incanto del benessere, tradotte anch'esse da Garzanti. In questo smilzo e succoso libretto, Krugman affron- ta una questione poco trattata dal- la sua disciplina, eppure oggi di grande rilievo politico: la localizza- zione della produzione nello spa- zio. In questo slittamento verso la geografia economica, affrontata con il medesimo rigore della più triste delle scienze sociali, Krug- man produce conclusioni di un certo interesse: che una struttura del tipo nucleo-periferia può emergere endogenamente su scala nazionale; che la presenza di un ri- levante numero di imprese e lavo- ratori in una certa localizzazione può attivare un processo cumulati- vo, e che dunque il percorso stori- co e la collocazione spaziale gioca- no un ruolo importante sull'anda- mento di un'economia; che è pro- babile, anche se non certo a priori, che l'integrazione economica veda il paese più grande espandere la propria industria. "Il punto è — scrive Krugman — che occorre porre mente alla struttura geogra- fica della produzione, non trattare i paesi come naturali unità di anali- si". Ne discende la possibilità di giustificare, in certe condizioni, politiche protezionistiche. Una breve disamina di "centro e perife- ria nell'Europa di oggi" porta l'economista americano a ritenere che la piena attuazione del merca- to unico europeo possa danneggia- re invece che favorire le aree pe- riferiche, i diversi Mezzogior- ni d'Europa (ma perché conia- re, nella controcopertina, l'orren- do neologismo "mezzogiornifica- zione"?). Riccardo Bellofiore Il progresso economico dell'Italia. Permanenze, discontinuità, limiti, a cura di Pierluigi Ciocca, Il Mulino, Bologna 1995, pp. 274, Lit 40.000. Il volume, che raccoglie i saggi presentati alla XXXIII riunione della Società italiana degli econo- misti svoltasi a Roma il 30-31 otto- bre 1992, affronta la questione uh po' elusiva del "progresso" in quel paese ancor più elusivo che è l'Ita- lia. Bene ha fatto allora il curatore, già dal sottotitolo e poi nell'intro- duzione, a porre l'accento sulle di- scontinuità e sui limiti dello svilup- po quantitativo e qualitativo italia- no, concentrato in pochi decenni e che non pochi temono reversibile. Le domande a cui il libro si prova a dare risposta, disegnate sui due li- velli della politica economica e del- la morfologia del sistema economi- co, sono: l'alta politica economica è stata in Italia la norma o l'eccezio- ne? indipendentemente dalla poli- tica economica, le permanenze ne- gative d'ordine strutturale dell'e- conomia italiana sono superabili? Alla prima domanda, Ciocca si pronuncia per l'eccezionalità di politiche di elevato profilo, sempre invocate, quasi mai realizzate; e giustifica la risposta rimandando all'eterogeneità del corpo sociale e alla subalternità in politica estera. Risposte convincenti, che però for- se lasciano insoddisfatto un altro quesito, se al di sotto delle politiche proclamate e poco perseguite non fossero altri i lucidi disegni di inter- vento dall'alto. Per quel che riguar- da le permanenze negative — per- N. 1, PAG. 28/XII missivismo ed esosistà di un siste- ma fiscale sperequato, un rapporto tra capitale e lavoro o autoritario- rivoluzionario o consociativo, rela- zioni tra imprese collusive o segna- te da forme improprie di concor- renza o privilegio — il loro supera- mento, scrive Ciocca, sembra oggi reso difficoltoso da un capitalismo carente di "veri" capitalisti e segna- to dunque, insieme, dalla sfiducia nel pubblico e dalla non fiducia nel privato. Il che lascia aperta la do- manda se "una economia meno di- scosta dai canoni del mercato" sia davvero la risposta più opportuna ai problemi del nostro paese. Sono qui raccolti interventi di N. Rossi e G. Toniolo, R. Giannetti, G. Fede- rico, P.G. Ardeni e M. Gallegati, S. Fenoaltea, V. Zamagni, M. Ma- gnani, G.B. Pittaluga, G. Ferri, P. Ciocca e V. Sannucci. Riccardo Bellofiore Cinque uomini nudi, raggomitolati, sospesi nell'aria giallina sopra un inquieto tappeto di nuvole. E così che Moehius traduce in un tenue acquerello i versi più crudi di una delle ballate più famose di Franqois Villon, quella dedicata agli impiccati: "Le pi- che e i corpi ci hanno scavato gli occhi, / e strappato la barba e i sopraccigli, / non ci è dato un attimo di quie- te, / di qua, di là, come spira il vento / a suo piacere ci muove senza requie, / forati dagli uccelli più di un di- tale". La piccola casa editrice Nuages di Cristina Traver- sa, legata alla galleria d'arte omonima (numero di te- lefono 02/781.847) ha celebrato l'ultimo imeneo tra poesia e fumetti, affidando le Ballate di Villon ai pen- nelli diMoehius (pp. 107, Lit 40.000), nella traduzio- ne italiana di Roberto Mussapi. Jean Giraud è firma mito nel mondo dei disegni, noto con lo pseudonimo di Moehius in omaggio a quel matematico che aveva inventato la figura impossibile dell'anello con due su- perfici ma una faccia sola. Si fece conoscere col we- stern del Lieutenant Blueberry, proseguì col fantasti- co Arzach, contribuì alla progettazione di film che hanno lievitato il nostro immaginario come Biade Runner, Tron, Dune, Alien. Al grande poeta del Quattrocento francese si accosta ora con rispetto. Ca- Da Villon al piccolo Calvin di Bruno Ventavoli rezza lieve con la matita gli eccessi del bardo delin- quente che guardò sardonico il mondo dal basso. Nel- le parole si accalcano i colori infiammati delle male- bolge, i mezzani, i saltimbanchi, le puttane, le vecchie ripugnanti, i cadaveri penzuli dei giustiziati. Nelle ta- vole del disegnatore diMoehius resta solo la tinta im- mobile di una speranza metafisica in qualcosa che sor- passa l'umana miseria. Le femmine, i morti, le colpe, i funamboli, la potenza senza potere, danzano lievi al ritmo diMoehius, si cristallizzano in magici tarocchi. Dal medioevo dolente di Villon agli anni dell'edoni- smo americano. La traghettazione avviene grazie alle bellissime strisce di Bill Watterson con Calvin & Hob- bes. Mentre il disegnatore nato nell'Ohio (in un paesi- no dal nome programmatico di Chagrin Falls) ha appe- na dichiarato al mondo di voler smettere (o rallentare) con le avventure del bambino seienne, Comix racco- glie una bella manciata di strips nell'antologia dal tito- lo La vita che stress (pp. 176, Lit 35.000). L'infante Calvin (e il suo tigrotto Hohhes) ha portato da dieci anni la fantasia al potere. La sua immaginazione ine- sauribile annienta ogni routine, sgretola totem e tabù della civiltà postmoderna, dal tostapane alle colazioni iperenergetiche, dai boxer all'altare dei genitori. All' onnipotente tivù concede una scodella di tapioca come offerta votiva per ringraziarla poiché "aumenta l'emozione, riduce il pensiero, soffoca l'immaginazio- ne". E galoppa a briglia sciolta nell'anarchia del sogno, conscio come nessun altro che è favoloso trovare un amico fidato nel proprio felino di pelouche, inerpicarsi su scivoli cosmici, lanciare gavettoni alla petula Siusi. Commercio internazionale e cre- scita economica, a cura di Maurizio Pugno e Maria Luigia Segnana, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1995, pp. 301, Lit 41.000. Teoria della crescita e teoria del commercio internazionale sono ri- maste sino a pochi anni fa aree di- sciplinari incomunicanti. La prima aveva goduto di un notevole suc- cesso negli anni cinquanta-sessan- ta, all'epoca dei modelli aggregati di Solow e Kaldor. La seconda era rimasta legata allo sviluppo in ter- mini dell'equilibrio economico ge- nerale statico di tipo walrasiano della legge ricardiana dei vantaggi comparati, secondo il paradigma Hecksher-Ohlin-Samuelson. L'una e l'altra non erano state in grado né di superare il limite di un progresso tecnico postulato come esogeno né di dar conto di situa- zioni più realistiche, lontane dalla concorrenza perfetta. La situazio- ne teorica, come testimonia questo volume curato da Pugno e Segna- na, è però in movimento. Nuove impostazioni hanno iniziato a con- siderare due fatti "stilizzati" prima trascurati come la presenza di ren- dimenti crescenti nello Sviluppo dell'industria (una circostanza già al cuore della Ricchezza delle nazio- ni di Adam Smith) e la disegua- glianza fra gli andamenti della cre- scita nei vari paesi. Su questa base, le due discipline trovano oggi un punto di contatto in un approccio dinamico che endogenizza il pro- gresso tecnico e le innovazioni, ac- costandosi al filone schumpeteria- no. Il libro, oltre a due saggi dei curatori, include anche scritti di Mario Cimoii, Alessandro Goglio e Marina Murat con Francesco Pi- gliaru. Riccardo Bellofiore Nicolas Curien, Michel Gen- sollen, Telecomunicazioni: mo- nopolio e concorrenza, ed. italiana a cura di Marco Gambaro, Il Muli- no, Bologna 1995, ed. orig. 1992, pp. 457, Lit 45.000. E passato poco più di un anno dalla ristrutturazione del gestore italiano delle telecomunicazioni e la vecchia Sip è ora confluita in Te- lecom Italia di cui vediamo quoti- dianamente divertenti spot televisi- vi. Allo stesso tempo la Comunità europea ha emanato una serie di direttive che parlano di competi- zione, apertura delle reti e liberaliz- zazione. Nel nostro paese si è an- che cominciato a parlare dei ruolo delXAuthority garante del buon funzionamento degli ex monopoli pubblici. Tutto ciò ci suggerisce che qualcosa sia cambiato, ma cosa in particolare? Giunge a proposito il libro di Curien e Gensollen che affronta il tema dell'economia delle telecomunicazioni con un approc- cio rigoroso e insieme divulgativo. Il libro considera inizialmente la tecnologia che sta dietro alle reti, con lo scopo di capire se il progres- so abbia cambiato la natura del set- tore, una volta caratterizzato da forti economie di scala e di scopo. Gli autori, entrambi ingegneri, af- fermano che il vecchio modello sia sostanzialmente ancora valido, ciò che cambia sono altri elementi, a partire dalle strutture delle tariffe. Le sovvenzioni incrociate hanno sbilanciato le tariffe e hanno reso, insieme al progresso tecnologico, molto appetibile l'entrata di nuovi operatori, ma solo su alcune tratte. In ultima istanza una forte influen- za è esercitata dal modo di regolare al fine di garantire obiettivi di effi- cienza e di equità, visto che le tele- comunicazioni sono tuttora un pubblico servizio fondamentale per la crescita dell'economia. Il li- bro infine descrive il processo di deregolamentazione delle teleco- municazioni negli Stati Uniti, Giappone, Francia e Gran Breta- gna. L'edizione italiana (quella francese è del 1992) è curata e ag- giornata sulla situazione nel nostro paese da Marco Gambaro. Tommaso Valletti Piero Garberò, L'Italia di fronte al debito pubblico e all'integrazio- ne monetaria europea, Giappichel- li, Torino 1995, pp. 195, Lit 24.000. La situazione debitoria del set- tore pubblico è stata un importan- te elemento alla base dell'attuale crisi della società italiana: infatti, mentre la necessità di arrestare la crescita del debito ha impedito che il bilancio pubblico potesse essere ancora usato per mediare i conflitti e per ricercare e mantenere il con- senso, le politiche di risanamento basate sull'aumento delle entrate e/o sulla riduzione della spesa pubblica hanno teso a stimolare il dissenso e ad accentuare la disgre- gazione sociale. Si è quindi in pre- senza di un evidente legame di in- terazione tra il processo di trasfor- mazione del sistema politico e il debito pubblico. Il volume affron- ta il tema del debito prendendo le mosse dal mutamento del regime di politica economica dei primi an- ni ottanta, connettendolo con la dinamica del mercato dei lavoro e delle relazioni industriali (i vari ac- cordi tra governo, sindacati e Con- findustria). L'obiettivo è quello di ricostruire i tratti più rilevanti dell'evoluzione che ha condotto, oltre all'uscita dallo Sme, all'attua- le fase di stallo, in cui la difficoltà a risolvere la questione della finanza pubblica potrebbe arrestare il per- corso dell'Italia verso l'Europa. L'autore ricorda infatti che con il trattato di Maastricht sono stati definiti vincoli che, in particolare quelli relativi alia finanza pubbli- ca, risultano difficili da soddisfare per l'Italia nei tempi previsti. Oltre alla dettagliata analisi del proble- ma del debito pubblico, il volume rappresenta anche uno stimolo af- finché temi così importanti e deci- sivi vengano discussi pubblica- mente con maggior consapevolez- za delle implicazioni, al fine di per- venire a soluzioni realistiche, credibili e trasparenti. Aldo Enrietti