Idei libri del mese NOVEMBRE 1995 Il sognatore e gli Innominabili di Rossella Bo Eraldo Affinati, Bandiera bianca, Mondadori, Milano 1995, pp. 203, hit 27.000. L'indecidibilità del confine tra normalità e follia, il bilico tra ribellione e ossequio nei confronti di una realtà negativa, percorrono come un filo ad alta tensione le pagine di questo secondo romanzo di Eraldo Affinati. Sullo sfondo di uno scenario degradato e angosciante, quello di un istituto di cura per malati di mente, dall'irriverente nome di Villa Felice, si colloca il racconto-diario dell'io narrante, un malinconico quasi quarantenne disperatamente solo, matto sì, ma non proprio da legare. Questi, ripercorrendo le gesta dell'indimenticabile protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo, imprime una svolta dinamica (e drammatica) alle misere esistenze dei suoi compagni di sventura, al fine di restituire loro, anche se per un breve momento, l'illusione di essere vivi, di poter effettuare scelte autonome. Questo eroe senza nome, ma con la stoffa del leader, si trova dapprima a capeggiare una violenta rivolta nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni (mediche e politiche) che, non occorre dirlo, viene repressa con la forza e non dà che risultati negativi; poi, ridimensionata la sua libertà di movimento, lo vediamo impegnato a dirigere in qualità di mister un'ap-passionante sfida calcistica tra psicopatici e ragazzi dell'oratorio, a ideare incontri erotici di una disperante intensità con le ospiti femminili dell'istituto e, come ultimo atto, a fuggire, in compagnia di un altro paziente, nella speranza di poter riconquistare un qualsiasi contatto con la realtà quotidiana dei (cosiddetti) sani. Proprio la fuga, che si conclude con un ritorno alla casa di cura (che improvvisamente appare come un rassicurante tempio della normalità), segna la svolta definitiva del libro, che termina con un'accettazione molto umana e lucidissima dei limiti del proprio io e di ogni avventura esistenziale. La "bandiera bianca" del titolo evoca la necessità di una resa di fronte all'impossibilità di tradurre in pratica il contenuto dei sogni del pro- tagonista (di cui egli si dimostra molto orgoglioso: "Io affermo, davanti a tutti noi, di essere responsabile, in primo luogo, dei miei sogni. Troppo facile rispondere soltanto delle azioni: quella non è responsabilità, quella è cartellonistica stradale, pubblicità, diritto, contrabbando razionale. Dobbiamo prima comprendere, poi difendere ciò che non si fa catturare dalla vo- lontà: il nostro vero istinto, nel segno indelebile dell'unicità della persona"), un uomo come tanti che vive immerso nel conflitto tra Ideale e Reale. Per meglio dire: la conclusione del romanzo ci invita a credere che il sogno di un mondo più puro di quello con cui siamo costretti a misurarci si può realizzare, secondo un paradosso che Affinati eredita da una tradizione letteraria ben consolidata, solo ed esclusivamente nel territorio della pazzia, della diversità, nel regno del deforme e del difforme dove anche il linguaggio, o quel che ne resta, si dimostra più sano ed effi- cedimenti, capace come un'accetta di recidere intorno a sé tutto il superfluo, e di restituirci, nelle pagine migliori, le tracce del sangue-scaturito da questa volontaria amputazione. Un libro crudo, ma anche pervaso da una tenerezza profonda, se l'occhio del protagonista si sofferma ad accarezzare le anime strozzate e prigioniere dei suoi compagni: l'Uomo-aquila, il Solitario, il Coprofago, il Granatiere (personaggio davvero tolstoiano, che ci riporta al saggio — Veglia d'armi, 1992 — dedicato da Affinati al grande scrittore russo), il Giocatore, e via via tutti gli altri. Abbonarsi conviene Abbonarsi a L'Indice è conveniente, ma conviene ancora di più farlo presto, prima della fine di novembre. Dal prossimo 1 ° dicembre, infatti, entreranno in vigore le nuove tariffe, collegate all'imminente aumento del prezzo di copertina, che sarà portato a 9.500 lire dal gennaio 1996. La misura, inevitabile, è stata presa dopo tre anni di resistenza alla continua crescita dei costi di produzione e di distribuzione. Ma c'è un modo per rinviare di un altro anno l'aumento: basta appunto abbonarsi entro il termine del 30 novembre. Anche i titolari di un abbonamento in corso, ma con scadenza successiva, potranno usufruire dello "sconto" anticipando il rinnovo. A questo non piccolo vantaggio se ne aggiungono altri due che valgono anche per chi sottoscriverà l'abbonamento dopo il 30 novembre: — innanzi tutto anche quest'anno L'Indice regalerà il tesserino che consentirà di ottenere uno sconto del 15% sugli acquisti fatti, entro la data di scadenza dell'abbonamento, nelle Librerie Messaggerie (indicate qui in fondo); — agli abbonati che desiderino comprare il CD-ROM dell'Indice (vedi a p. 14) è riservato un super sconto di 29.000 lire! TARIFFE Fino al 30 novembre 1995 Italia Estero via superficie Estero via aerea Europa Paesi extra-europei L. 70.400 L. 90.000 L. 105.000 L. 125.000 Dal 1° dicembre 1995 L. 83.600 L. 104.500 L. 115.000 L. 140.000 Dove trovare le Librerie Messaggerie: Solferino, Milano, via Solferino 22 Paravia, Milano, corso Matteotti 3 Seeber, Firenze, via Tornabuoni 70 r Bassi, Siena, via di Città 6/8 Paravia, Roma, piazza SS Apostoli 59/65 81029 URBINO -C.P. 156 'Wf edizioni ^«f |y2 uattro\fentij FAX 0722/320993 ANTONIO DE SIMONE DALLA METAFORA ALLA STORIA MODELLI ERMENEUTICI, FILOSOFIA E SCIENZE UMANE: SAGGI SU RICOEUR, GADAMER E HABERMAS La scintilla di senso. Ricoeur, Aristotele e la metaforica contemporanea. - Comprensione e phronesis. Gadamer e l'attualità ermeneutica di Aristotele. - Il primo Habermas e Vico: filosofia, politica e mondo della pratica. - Senso comune, intersoggettività della comunicazione estetica e metacritica del gusto: Gadamer e la Critica del Giudizio di Kant. - Dialettica dell 'Erfahrung e ermeneutica della coscienza storica. Letture italiane di Gadamer. (pp. 336, L. 48.000) cace. In fondo i veri Innominabili, gli scarti, gli anormali, non sono altro che le figure che ogni giorno ci circondano: "camerieri", "baristi dalle orecchie a sventola", "donne che nascondono le rughe del collo", "ubriachi di tre bicchieri", "ragazze obese dal body troppo stretto", "fidanzati con barba e mazzo di fiori", e così via, secondo quanto "notarilmente" registrava nelle ultime pagine del suo diario il nostro protagonista. Come dire allora: gli Innominabili siamo tutti noi, nessuno escluso. Al di là di queste tematiche, che possono anche apparire sfruttate, occorrerà sottolineare invece la lucidità e l'estremo rigore che caratterizza la scrittura di Affinati, una scrittura che non risparmia nulla al lettore, offrendogli un quadro di devastata umanità, di solitudine, di disagio quasi intollerabile. Un quadro i cui tratti fondamentali sono decisi da un linguaggio senza Tra Comisso e Pasolini di Anna Modena Nico Naldini, Il treno del buon appetito, Guanda, Milano 1995, pp. 141, Lit 19.000. Nico Naldini, biografo di valore, poeta delicato e raro, qualche volta si concede al racconto, sia il ricordo-racconto di un'adolescenza panica (Nei campi del Friuli, Scheiwil-ler, 1984), o il ritratto-racconto come Il solo fratello. Ritratto di Goffredo Parise, Archinto, 1989, ora parzialmente confluiti nel recente ti treno del buon appetito, speciale romanzo di un'esistenza, la sua questa volta, tra Casarsa e Trieste, Milano e Roma, Magherno (piccolo N. 10, PAG. 10/V comune di un Pavese arcaico) e Sabaudia. Una storia rievocata, in un libero montaggio di figure, attraverso gli amori, i Vito, Ferruccio, Attilio, dall'eros leggero e straziante, sempre scomparsi e mai dimenticati, e le amicizie indispensabili; siano i tre punti di riferimento di una vita: Pasolini, Comisso e Parise, rievocati nella morte, inattesa, decadente e beffarda, o i poeti familiari: Biagio Marin e Virgilio Giotti a Trieste, Bartolo Cattati a Milano, Sandro Penna a Roma, ritratti a tutto tondo in una personale antologia del Novecento italiano del dopoguerra. Nel trattare l'ebbrezza di una conoscenza, che è scoperta di sé e dell'altro, e spesso si compenetra con una natura amica, Naldini mostra i debiti verso un maestro riconosciuto, Giovanni Comisso, da cui trae, con la felicità vitale, la grazia della scrittura; ma il suo amor vitae è incrinato dalla paura dell'abbandono, come se incombesse sempre quel "colpo d'aria", che, in una sua lirica, spazza via gli amori tenuti al caldo dell'affetto. Una paura che viene da lontano: è il timore infantile, in un'alba di partenza, alla stazione di Casarsa, di perdere le sembianze del proprio paese e la conseguente raccolta di due grani di ghiaia, amuleti buoni, antidoto tattile alla nostalgia. È, ancora, il venir meno della fiducia assoluta riposta nella madre, che, per un errato calcolo di orari, dimentica di prelevarlo dopo ia recita dalle monache, e viene scovata nel buio di un cinematografo. Lo sbaglio si converte in abbandono e crea quella vulnerabilità mai risanata, che diverrà "ansia col suo corteo di terrori", e avrà solo tregue, magari garantite da un "visiting angei", fantasma salvifico, come il cuoco tutto bianco che, al casello ferroviario fuori paese, scende rapidamente dalla carrozza-restaurant del direttissimo Vienna-Roma, il treno mitico del buon appetito, e deposita un cartoccio di dolciumi mai visti. Altri momenti di pace arrivano sempre col conforto della natura: che è inseguita, e assaporata nei ricordi, dalle risorgive friulane ai profumi notturni dei giardini romani, dalle nebbie lagunari alle perenni foschie della campagna pavese più primitiva e inselvatichita. Analisi lucida di una nevrosi, con punte acuminate di depressione, questo libro incrocia sapientemente memoria e ragione, e le utilizza in una salutare ricostruzione della propria personalità, forte da sapersi sottrarre in tempo a quella dell'incombente cugino, da cui differen-zierà le scelte di vita e di lavoro. Nel ventennale della morte di Pasolini, inquinato dalla riapertura delle indagini sulla meccanica del suo assassinio, il fatto che Naldini lo ritenga opera del solo Pelosi, senza nulla concedere a teorie di complotti, ha monopolizzato, ancora una volta, sui maggiori quotidiani, l'attenzione di molti recensori di II treno. Ma su questo argomento, non centrale nel libro, conta di più capire ii percorso ultimo di Pasolini e quel fatale errore di valutazione attorno a una fisionomia familiare di ragazzo. Per Naldini è una morte, "la prima violenta nella cerchia dei suoi amici", che apre un conto più difficile col destino.