3 ■ dei libri del meseI aprile 1998 AAve^e n. 4, pag. 32 Le orme e le idee di un sociologo romantico Raccolti in un unico volume i resoconti dei viaggi di Tocqueville a metà Ottocento MASSIMO SALVADORI Alexis de Tocqueville Viaggi a cura di Umberto Coldagelli e Marina Sozzi pp. LXXXVIII-81 I, Lit 150.000 Bollati Boringhieri, Torino 1997 lità e calda partecipazione. Colpisce l'uso dell'inchiesta, strumento tipicamente sociologi- co. Tocqueville si preparava accu- ratamente per quanto riguardava sia le persone che intendeva in- contrare, le quali dovevano essere significative e rappresentative, sia i quesiti da sottoporre loro. Alle letteralmente nella Democrazia in America. D'altro canto, la scrittura dei Viaggi possiede una piena autono- mia, in quanto risponde a una pro- pria strategia intellettuale e lettera- ria. Infatti - laddove La democrazia e L'antico regime trovano la loro espressione in una prosa maestosa- privilegio in relazione agli strati in- feriori, operai e soprattutto conta- dini. Ed è singolare com'egli fosse largamente libero dai pregiudizi del ceto cui apparteneva. In Sicilia notò, con viva deplorazione, come i grandi proprietari fondiari e gli ordini religiosi, veri e propri paras- siti "incuranti di ogni miglioria", alexis de Tocqueville è un autore classico nel senso più pieno del termine, poi- ché la sua opera ci ha offerto cate- gorie fondamentali, entrate a far parte della nostra grammatica con- cettuale. Inoltre Tocqueville è sta- to anche uno scrittore davvero grande: impersonale e oggettivo nei suoi memorabili scritti storici dedicati a La democrazia in Ameri- cana. L'antico regime e la rivoluzio- ne-, inconfondibilmente personale nei carteggi, specchio di un'uma- nità che lo induceva a guardare a se stesso, agli altri e alle cose del mon- do alla luce della sensibilità acutis- sima di un essere interiormente ge- neroso, talvolta però capace (pen- so, per fare un solo esempio, a cer- te osservazioni sul razzismo di Gobineau nelle lettere) anche di risentita, severa ripulsa. Il luogo in cui, mi pare, lo stile dello storico e lo stile dell'uomo che vive tra gli uomini trovarono il punto di in- crocio e la loro saldatura furono i ricordi politici e i diari di viaggio. Il volume ora pubblicato - che raccoglie i resoconti dei viaggi compiuti tra il 1826 e il 1846 in Si- cilia, America, Inghilterra, Irlanda, Svizzera e Algeria - ci mostra il volto del Tocqueville che osserva luoghi, parla con interlocutori di diversa statura e carattere, conse- gna prima alla sua memoria e intel- ligenza e poi ai posteri le sue straordinarie annotazioni e rifles- sioni, nelle quali il lettore ben rico- nosce molti importanti mattoni dei due grandi edifici da lui costruiti: La democrazia e L'antico regime. E Viaggio in America è stato in anni vicini ripubblicato in Italia da Laterza e da Einaudi; e fn,quell'oc- casione di esso si è ampiamente as- sai riparlato, sicché mi pare me- glio, in questa sede, soffermarsi su- gli altri viaggi: senza alcuna siste- macità, spigolando, in modo necessariamente arbitrario, qua e là, con l'unico intento di comuni- care alcune impressioni e soprat- tutto di indurre E lettore ad andare alla fonte. All'inizio deUa sua introduzione ColdageEi mette in luce come la "passione" di Tocqueville per i viaggi sia stata la risposta data alle esigenze intrinsecamente connesse della sua mente e del suo senti- mento. La prima lo portava a vede- re in essi "una vera e propria ne- cessità conoscitiva"; E secondo lo spingeva a rifuggire dal senso op- primente deU'"uniformità dell'esi- stenza" e dar sfogo all'"inquietudi- ne del cuore" e all'"agitazione mo- rale o fisica". Orbene, a leggerne i resoconti, ci si avvede bene come i viaggi abbiano profondamente soddisfatto i bisogni intellettuali e umani di TocqueviEe, questo, per così dire, "sociologo romantico", capace insieme di fredda raziona- Bibliografìa critica Le due opere principali di Tocqueville sono entrambe disponibili in italiano in ottime edizioni: L'antico regime e la rivoluzione (1856) è disponibile nei "Millenni" Einaudi a cura di Corrado Vivanti (con un'ottima in- troduzione di Luciano Cafagna) e nella "Bi- blioteca Universale Rizzoli" a cura di Gior- gio Candeloro; da Rizzoli, sempre a cura di Candeloro, è stato anche pubblicato La de- mocrazia in America (1835-40). Le due ope- re sono anche raccolte nei due volumi di Scritti politici usciti nei "Classici della politi- ca" Utet a cura di Nicola Matteucci. Bollati Boringhieri ha recentemente pubblicato un'altra raccolta di scritti politici, in questo caso quelli più legati all'attività parlamenta- re. Il volume (Scritti, note e discorsi politici 1839-1852, a cura di Umberto Coldagelli; cfr. "L'Indice", 1995, n. 7) comprende anche un'esauriente introduzione del curatore (lunga 117 pagine). Sono usciti in Italia anche altri libri di Toc- queville, che per lo più contengono scritti compresi nelle raccolte citate. Dell'epistola- rio sono disponibili tre scelte: Vita attraverso le lettere (a cura di Nicola Matteucci, Il Muli- no, 1996), L'amicizia e la democrazia. Let- tere scelte 1824-1859 (a cura di Massimo Terni, Edizioni Lavoro, 1987; cfr. "L'Indice", 1988, n. 4) e Del razzismo. Carteggio 1843- 1859 (Donzelli, 1994; cfr. "L'Indice", 1995, n. 7), che raccoglie tutte le lettere per e da Jo- seph-Arthur de Gobineau. La bibliografia critica su TòcqU'eville edita in italiano è molto ricca. Tra i saggi introdut- tivi generali, quello classico di Vittorio De Caprariis (Profilo di Tocqueville, Guida, 1996, 1" ed. 1961) è ancora utile. Uno dei più recenti è invece quello di Giuseppe Bedeschi (Tocqueville, Laterza, 1996). Tra le biografie la migliore è quella di André Jardin (Alexis de Tocqueville, Jaca Book, 1994; cfr. "Vindi- ce", 1995, n. 7). Nicola Matteucci, curatore degli Scritti politici Utet e della Vita secon- do le lettere, ha pubblicato anche un Alexis de Tocqueville. Tre esercizi di lettura (Il Mulino, 1990; cfr. "L'Indice", 1990, n. 6). Tra le altre raccolte di saggi critici, segna- liamo: Anna M. Battista, Lo spirito liberale e lo spirito religioso (Jaca Book, 1976) e Stu- di su Tocqueville (Centro Editoriale Tosca- no, 1989); Luisa Cicalese, Democrazia in cammino. Il dialogo politico tra Stuart Mill e TocquevEle (Angeli, 1988); Francesco M. De Sanctis, Tempo di democrazia (Edizioni Scientifiche Italiane, 1986) e Tocqueville. Sulla condizione moderna (Angeli, 1993); Louis Diez del Corrai, Tocqueville. Forma- zione intellettuale e ambiente storico (Il Mulino, 1996); Mario Lesini, Tocqueville tra destra e sinistra (Edizioni Lavoro, 1997). conversazioni arrivava dopo op- portune letture e ricognizioni dei luoghi, così da rendere efficace E confronto diretto tra lo studioso- viaggiatore e i suoi interlocutori e lo studio dell'ambiente. E proprio l'accurata preparazione prelimina- re consentiva a TocqueviEe di es- sere lui a tenere in mano E bandolo della matassa, impedendo ai collo- qui di prendere un andamento ca- suale e rendendoli funzionali al proprio progetto intellettuale. Niente di improvvisato; sicché le conversazioni diventavano appie- no gli strumenti per - osserva Col- dageEi - "l'osservazione metodica della concreta vita sociale". Tale fu l'importanza del metodo dell'inchiesta per Tocqueville da consentirgli di ottenerne risultati sovente definitivi. Ciò emerge in maniera particolarmente evidente nel Viaggio in America, dove non si fa difficoltà a riconoscere nume- rosi passi trascritti poi in molti casi mente distaccata, seppure segnata da scatti icasticamente taglienti, che ha per oggetto essenzialmente le grandi forze collettive e imperso- nali della storia - i Viaggi appaiono caratterizzati da una prevalente immediatezza, espressione del contatto fisico con gli individui che parlano con lui e ch'egli utEizza per addentrarsi neH'analisi - suo scopo finale - per un verso deEa mentalità, dei costumi, dei giudizi e dei pregiudizi dei gruppi sociali e per l'altro deEe istituzioni e deEe leggi, insomma dei meccanismi che regolano la società. Così l'ansia esi- stenziale di andare "errante" per E mondo diventa la chiave che gli apre le porte deEa comprensione inteEettuale del modo di essere del mondo stesso. Osservazioni penetranti, e anche caustiche, l'aristocratico francese dedica in più punti alla propria classe, al suo rapporto con la so- cietà e in generale al mondo del sfruttassero senza ritegno i conta- dini. E dalla SicEia E pensiero cor- re all'Irlanda, dove TocquevEle os- servò una miseria dei contadini cattolici, oppressi da un'aristocra- zia esterna, che non aveva eguali. Tanto che si poteva ben capire quale fosse E fondamento dell'al- leanza religiosa e politica che aveva saldato popolo e clero cattolico in funzione anti-inglese. "Se volete avere un'idea - scriveva nel 1835 - di che cosa possano produrre lo spirito di conquista e l'odio reli- gioso, uniti a tutti gli abusi deH'ari- stocrazia, senza alcuno dei suoi pregi, venite in Irlanda". Per con- tro in InghEterra TocqueviEe vide una diversa aristocrazia, capace di mantenere uno stretto rapporto con le classi medie, di favorire lo svEuppo comune e quindi anche del popolo; e la definì uno dei mi- gliori modeUi di governo, E quale faceva da contraltare a quello ir- landese, uno tra i peggiori. I viaggi in InghEterra, al pari di queHo in America, furono di pri- maria importanza per la formazio- ne deEa cultura politica di Toc- quevEle. Rimase abbagliato dal vi- gore dell'industria e del commer- cio; e ne trasse la conferma che possono darsi popoli liberi che non siano "né industriali né com- mercianti", ma che non vi è "popo- lo industriale e commerciante che non sia stato libero". Lo spirito di intrapresa, infatti, insegna a vivere rischiando, e il rischio "è il prezzo della libertà". Altro motivo di am- mirazione per l'InghEterra era la sua legislazione, che considerava "molto superiore alle migliori legi- slazioni del continente" per il fatto di essere in grado di "permettere alla società di svilupparsi in ogni senso" dato il suo carattere non centralistico, pragmatico e aderen- te alle pieghe multiformi del paese. Ma Tocqueville era troppo uma- namente ricco e mentalmente di- sincantato e indipendente per non vedere il controcanto del trionfo deE'accumulazione della ricchezza come scopo supremo di una so- cietà. Di qui una riflessione ricor- rente e amara nei viaggi, rivolta aU'InghEterra: "L'intera società inglese è basata sul privilegio del danaro"; "il danaro è il vero pote- re"; "in altri paesi l'opulenza è ri- cercata per godersi la vita; gli in- glesi sembrano farne una ragione di vita". E quindi "gli inglesi han- no lasciato ai poveri (...) diritti più apparenti che reali, perché è il ric- co che fa la legge" e "la giustizia è solo aEa portata del ricco". Lo stesso dominio del danaro vide in America. Un'altra annotazione assai rive- latrice è la seguente: "Checché si dica, sono le idee e non i bisogni che sconvolgono il mondo". Non ci si lasci trarre in inganno. Toc- queville era tutt'altro che un idea- lista. Egli aveva vivissima la consa- pevolezza del peso che gli interessi materiali hanno nella storia. Quel che intendeva dire era che gli uo- mini agiscono, si muovono e si mobilitano spinti sì dagli interessi, ma in base alla percezione che di questi elaborano nelle proprie menti, le quali muovono le vo- lontà e inducono a operare politi- camente. Tra i diversi altri aspetti che si potrebbero menzionare, vorrei ancora attirare l'attenzione sul TocquevEle osservatore di singoli uomini e di scene di vita. Bellissi- mo E ritratto di Lord Wellintgon in una seduta alla Camera dei Lord. "L'eroe di Waterloo non sapeva dove metter braccia e gam- be né, alto com'era, tenersi eretto. Prendeva e posava il cappello....", e si legga con gusto il seguito. Molto beEo è anche il ritratto di un operaio inglese improvvisatosi oratore in una riunione politica: "Di rado, in vita mia, sono stato scosso daEa parola quanto lo fui quella sera ascoltando l'uomo del popolo". Mi fermo qui. Come dicevo all'inizio, spero, con queste note sparse, di essere riuscito a svegliare l'interesse del lettore. A lui E pia- cere di prendere in mano diretta- mente le pagine tocquevilliane.