APRILE 1998 Ut^C'ìsO-C-C N. 4, PAG. 6 Gianni Celati Avventure in Africa pp. 181, Lit 28.000 Feltrinelli, Milano 1998 ianni Celati è uno scritto- re la cui importanza, se ^ 2 posso sbilanciarmi con una profezia, è destinata ad au- mentare man mano che la sua pro- posta di una ecologia della lettera- tura (così io la chiamo) sempre di più sia recepita come una delle po- che capaci di misurarsi con l'im- passe della narrativa contempora- nea, con la sua estenuazione ormai evidente. Contro la riduzione dell'arte del narrare al romanzo "industriale" di derivazione natu- ralistica (bestie nere di Celati sono Zola e Moravia: si veda il suo sag- gio Le posizioni narrative rispetto all'altro, in "Nuova Corrente", 1996, n. 117), contro la centralità dell'autore che tutto vuole con- trollare e spiegare mediante le scienze e il discorso ideologico, egli rilancia la narrazione orale, l'arte di serbare e trasmettere espe- rienza attraverso la voce, rivalutan- do la funzione simpatetica del let- tore rispetto a quella ingombrante dell'autore imposta dal sistema della comunicazione letteraria. "I narratori - scrive Celati nel saggio citato, intendendo qui i narratori genuini - spuntano sempre, come i salici nei terreni dove c'è appena un po' d'acqua, mentre i lettori o n§inymwu ASTROLABI© Achaari Thanavaro DA CUORE A CUORE La felicità della saggezza consiste nel vedere le cose così come sono al di là delle costruzioni della mente ♦ J. Krishnamurti LIBERTÀ TOTALE Dai primi celebri discorsi fino all'ultimo Krishnamurti, il percorso spirituale di uno dei grandi maestri della nostra epoca ♦ R. H. Robinson - W. L. Johnson LA RELIGIONE BUDDHISTA Un'introduzione storica Tutti gli aspetti storici, dottrinali, rituali, meditativi, tutte le scuole di pensiero del buddhismo passato e presente ♦ Sri H. W. L. Poonja DIALOGHI COL MAESTRO La vera realizzazione, che mette termine alla ricerca, è superare l'ultimo desiderio, il desiderio dell'illuminazione ixiMim gli ascoltatori con cui trovare una connivenza immaginativa sono sempre meno - decimati dalla tre- menda scolarizzazione universale, dalla abominevole grettezza dei professori di letteratura, dalla sor- dità di tutti i libri pubblicizzati che diventano modelli normativi per gran parte dei lettori". Per l'ecologo della letteratufa è dunque necessaria una bonifica dell'intero sistema autore-lettore. E questo comporta, come spesso negli ecologi, anche una buona do- se di fondamentalismo ascetico. Uno così non può che fare della "grazia" la sua "disciplina" (i ter- mini sono usati dallo stesso Celati in un'intervista apparsa sull"Tndi- ce" nel luglio 1991; e su tutta la questione si veda Carla Benedetti, Celati e le poetiche della grazia, in "Rassegna europea di letteratura italiana", 1993, n. 1): perché la gra- zia, ossia la ricerca dell'involonta- rio all'interno di ciò che è costruito con i mezzi volontari dell'arte, può essere conquistata solo attraverso un lavoro di purificazione. A uno così si addice il viaggio, meglio il vagabondaggio in quanto apertura all'imprevisto, indisciplinata disci- plina verso una perdita del con- trollo. E a Celati doveva pur capi- tare di andare in Africa, continente in cui il livello di scolarizzazione fortunatamente è basso e i profes- sori di letteratura non si trovano a ogni angolo della savana. Dico l'Africa ma avrei potuto di- re la Patagonia o l'IadÙ. (dove in effetti si è recatgJjj^jKjg^odale di Celati, Cavazzonij.M^gfnfna ovun- que sia ancora non del tutto impos- sibile battere le piste della "sempli- cità", diverse da quelle troppo faci- li del turismo organizzato. Viaggia- re è una pratica ascetica per l'eco- logo della letteratura. Il titolo Av- venture in Africa non deve trarre in inganno: niente Hemingway, nien- te caccia grossa, niente imprese erotiche; anzi Celati e il suo com- pagno di viaggio sembrano man- giare anche poco e di certo non be- vono alcolici. In primo piano - ed è secondo me l'aspetto più interes- sante del libro - c'è lo sforzo che costa sottrarsi, anche solo di un soffio, alla vita da fantasma asse- gnata al turista; tentare di sfuggire al destino di chi è costretto a guar- dare tutto come attraverso un ve- tro. Ciò che disturba in Chatwin (almeno nel suo In Patagonia, l'unico suo libro che abbia letto) è il suo procedere come se niente fosse: scarponi in spalla, e via verso la scoperta, il viaggio non contami- nato. Che a questo viaggiatore sia toccato morire di Aids - cioè di una malattia che si può beccare dappertutto - e non, per dire, di febbre gialla, è un caratteristico contrappasso per chi credeva di poter sfuggire aJjJe^m^^j^o- do semplicemetTTéVóm^^^^r ci fosse. Celati invece non affetta nes- suno sguardo ingenuo: cerca pro- prio una nuova ingenuità nel guar- dare le cose, e prende perciò le mosse dall'amara condizione del turista. L'ascesi non è solo una virtù let- teraria; in certi casi è una scelta quasi obbligata. Prendiamo l'eros. Se una nera sirena viene a sussur- rare ogni notte davanti alla porta della camera d'albergo, come si potrebbe cedere alla seduzione senza diventare dei turisti sessua- li? È una scena esilarante quella in cui il compagno di viaggio si mette la cera nelle orecchie per non sen- tire il richiamo della sirena, men- tre Celati va ad aprire la porta per scacciarla ma lei non c'è già più, c'è soltanto il suo effluvio nel cor- ridoio... E dire che Celati sarebbe contrario all'autocontrollo tipico dell'uomo bianco, nessuno più di lui sarebbe disposto a vivere "nell'indistinto presente dei mo- menti qualsiasi"! Ma a Dakar l'in- contro con un autentico turista sessuale - rotondo commerciante attorniato dalle sue bambine pro- stitute, che gira 0 mondo e, manco a dirlo, è di Modena - dà il senso preciso della malinconia ("io uso sempre il preservativo, ma sa! Ho 59 anni, me ne restano forse dieci, finché ho tempo io vado avanti"), o di quella miseria in cui anche un asceta potrebbe sprofondare se perdesse la sua sorveglianza anti- turistica. Il fatto è che la grande offerta sessuale ha reso ormai pressoché impossibile l'avventura erotica di viaggio, già da sempre complicata. Così anche Batouly, simpatica e cicciotta, che non è af- fatto una prostituta, e a Celati pia- ce, gli appare tuttavia con un cor- po "a pezzi staccati", imprendibi- le. Mi sono domandato - come Celati non vorrebbe mai che si fa- cesse - cosa diavolo significhi que- sta mancanza di unità nel corpo di Batouly. E mi sono dato la risposta che essa allude alla condizione di sradicamento, di caos, d'ibrida- zione culturale inconsapevole, non voluta ma subita, in cui vivo- no gli africani e le africane oggi. Già, l'ibridazione culturale: ecco un concetto, una di quelle cose da cui Celati fugge. Lui non sopporta la sociologia, l'etnologia, la psichia- tria. .. Anzi, il suo viaggio prende la giusta piega solo dopo che sia venu- to meno l'originario pretesto pseu- doscientifico: quello di realizzare un documentario sui guaritori afri- cani e sul Centro di medicina tradi- zionale messo su nel Mali dall'etno- psichiatra Piero Coppo. Per un ma- linteso, forse, i due amici vengono sbattuti fuori dalla casa di Coppo: e a questo punto l'estro picaresco di Celati comincia a prendere forma. Lui e il suo compagno sono Ridolfi e Cevenini: il primo è un mattoc- chio che dà spesso in escandescen- ze, il secondo lo accompagna in Africa da un certo professor Papo- nio (Piero Coppo) che cura la follia con i metodi magici dei guaritori africani... Le vicende di questi due stralunati personaggi tipicamente celatiani faranno d'ora in avanti da contrappunto al viaggio reale: Cela- ti comincia a scrivere un racconto di cui ci dà solo qualche assaggio, ma che possiamo aspettarci di ve- dere prossimamente pubblicato. Ricerca della grazia, ricerca dell'ispirazione - sono le vere av- venture di questo libro africano. L'Africa resta uno sfondo. Il viaggio ci parla dello sforzo che costa rag- giungere una condizione di non sforzo; la sua linfa è il paradosso. Sulle insegne letterarie di Celati sta scritto: descrivere si può (e ci sono nel libro folgoranti descrizioni, co- me ad esempio quella dei termitai nella savana); narrare si deve (è il principio stesso dell'ecologia della letteratura); quello che proprio non si deve fare è riflettere, cercare spie- gazioni. L'Africa è e deve restare un enigma. Ciò che può dare è qualco- sa che si trova in fondo da qualsiasi altra parte solo che si sappia guarda- re: magari anche sul Po, cui Celati ha dedicato un altro libro di viaggio, Verso la foce. Perché per Celati-Ri- dolfi, che si dichiara spinoziano, "l'assoluto sta nel niente di speciale, che è l'assolutamente necessitato". Celati chi è? Siamo in pochi o in pochissimi a condivide- re il parere di Rino Genovese sull'importan- za di Celati? Anzi, esiste davvero nella lette- ratura italiana un autore chiamato Gianni Celati? Pareva di sì quando Stefano l'ani, scrivendo un saggio sul romanzo contempo- raneo (11 romanzo di ritorno, Mursia, 1990) gli dedicava molta attenzione e una quindici- na di pagine. Il dubbio nasce invece se si guarda alle storie letterarie e ai repertori bi- bliografici: la voce "Celati Gianni" compare nella Nuova Enciclopedia della Letteratura Garzanti, o nuova Garzantina, del 1985 e poi del 1997. Celati non è invece mai nomi- nato nel riveduto Novecento (1987) della grande Garzanti, la Storia della letteratura italiana. Ricompare nel Dizionario biobi- bliografico, che esce da Einaudi nel 1990 per la Letteratura italiana diretta da Alberto Asor Rosa. Manca invece, ma per scelta sua, e lo dichiara il curatore Felice Piemontese, «e//'Autodizionario degli scrittori italiani che nello stesso anno esce da Leonardo. Il no- me di Celati è sfiorato o sveltamente trattato nelle successive storie letterarie di Giulio Ferroni, Franco Brioschi e Costanzo Di Giro- lamo, Giorgio Bàrberi Squarotti. Infine ecco- ci ai repertori più recenti. Nel 1997 è uscito dagli Editori Riuniti il Dizionario critico della letteratura italiana del Novecento, un volume di quasi mille pagine curato da Enri- co Ghidetti e Giorgio Luti, i quali, presen- tandolo, dicono di aver seguito nella selezio- ne degli autori il criterio di prendere in consi- derazione "soltanto quanti, in diversa misu- ra, hanno costituito e continueranno a costituire un problema critico". Celati man- ca. È presente invece nel repertorio delle pri- me edizioni, La letteratura italiana del No- vecento, a cura di Lucio Gambetti e Franco Vezzosi (Graphos, 1997): ma è fatto nascere troppo presto, nel 1927. Di questo scrittore irritante, che credevamo noto, non sarà dun- que inutile riassumere i dati. Nato a Sondrio nel 1937, Gianni Celati esordisce come narratore, grazie all'interessa- mento di Italo Calvino, con Comiche (Einau- di) nel 1970. Dal 1970 al 1972, insegna lette- ratura italiana all'Università Cornell di Itha- ca, negli Stati Uniti. Tornato in Italia, inizia a insegnare letteratura angloamericana all'Uni- versità di Bologna e lavora come consulente e traduttore (Celine, Barthes, Mark Twain, Jack London) per Einaudi, presso cui pubblica anche i propri testi saggistici - Finzioni occi- dentali. Fabulazione, comicità e scrittura (1975) - e narrativi: Le avventure di Guiz- zardi (1972), La banda dei sospiri (1976) e Lunario del paradiso (1978); raccolti con va- rianti nel 1989 in Parlamenti buffi (Feltrinel- li). Alla fine degli anni settanta abbandona temporaneamente l'insegnamento e viaggia negli Stati Uniti, in Europa e in Tunisia. Dal 1986 riprende a pubblicare, ora presso Feltri- nelli -Narratori delle pianure (1986), Quat- tro novelle sulle apparenze (1987), Verso la foce (1989) - e Baskerville: La farsa dei tre clandestini. Un adattamento dai fratelli Marx (1987). Negli anni novanta traduce per Feltrinelli libri di Melville, Hòlderlin, Stendhal e Swift, cura l'antologia Narratori delle riserve (1992) e pubblica Recita dell'at- tore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto (1996). Per Einaudi pubblica nel 1994 L'Or- lando innamorato raccontato in prosa. Da molti anni vive prevalentemente all'estero.