APRILE 1998 Resa dei conti con il tempo L'ultimo romanzo e un autoritratto ROSSELLA BO Lalla Romano In vacanza con il buon samaritano pp. 100, Lit 24.000 Einaudi, Torino 1998 Lalla Romano L'eterno presente a cura di Antonio Ria pp. 160, Lit 16.000 Einaudi, Torino 1998 In questo inizio d'anno Lalla Ro- mano si concede ai suoi lettori con un duplice approdo in libreria - un nuovo, breve romanzo e un più corposo autoritratto, concepito sotto forma di serrato colloquio con Antonio Ria, personaggio di In vacanza con il buon samaritano e curatore negli anni trascorsi della pubblicazione di numerosi testi della scrittrice e di volumi a lei de- dicati. Nella loro intima contiguità, queste opere offrono l'immagine di un'autrice, di una persona, profon- damente occupata a fare i conti con il Tempo. Nell'affrontare il libro- conversazione di Lalla Romano, si è affascinati dalla sensazione di po- ter seguire il percorso esistenziale di chi ha compreso la bellezza e in- sieme la paradossalità dell'esisten- za umana, la necessità di rivendicar- si a se stessi, di appropriarsi della propria essenza in quanto calata nel tempo vitale che ci viene con- cesso: considerando che ciò che re- sta dietro di noi è oblio e notte e si- lenzio se non l'abbiamo fatto no- stro nell'6/c et nunc, e che non è le- cito vivere accampando pretese sull'aldilà, ipotizzando ricompense o punizioni finali. Neil 'Eterno presente il tempo si fa dunque argomento: sull'orizzon- te di una privatissima assiologia le due direttrici della sincronia e della diacronia dialogano continuamen- te, a volte annullandosi e dando luogo all'impressione di un'eter- nità in cui tutto si corrisponde, a volte alternandosi per consentire al lettore di penetrare più da vicino l'evoluzione del complesso mondo Mondo ghiro GUIDO BONINO Alessandro Boffa Sei una bestia, Viskovitz pp. 141, Lit 19.000 Garzanti, Milano 1998 Sei una bestia, Viskovitz è il primo libro di Alessandro Boffa, e ha già ricevuto numerose recensioni favo- revoli. Si tratta di una raccolta di venti brevi racconti su animali, tutti molto divertenti, nonostante la vi- sione generalmente pessimistica e crudele del mondo e della vita. Ogni racconto è dedicato a un animale di- verso, dall'alce al verme, dal pappa- interiore di una persona alla quale il destino ha concesso di attraversa- re un arco di tempo assai consisten- te, e che ha saputo viverlo con grande coerenza emotiva e intellet- tuale. Ciò che sorprende in questa lunga intervista-confessione, nel corso della quale si ragiona su temi di carattere universale (l'arte, la re- gallo al camaleonte, dallo squalo al- lo scorpione; in realtà il protagoni- sta è in un certo senso sempre lo stesso personaggio, Viskovitz, alle prese con le difficoltà della vita. Al- tri personaggi ritornano nei vari rac- conti, ogni volta sotto forma di un diverso animale: Ljuba, bellissimo oggetto del desiderio di Viskovitz; Jana ("la femmina più brutta e de- primente della comunità, la più te- diosa e sciocca"), di cui spesso Vi- skovitz si'deve accontentare; Zuco- tic, Petrovic e Lopez, che a seconda delle occasioni sono amici, parenti o avversari di Viskovitz. Ermanno Paccagnini (in una re- censione sul "Sole-24 ore") ha sud- diviso i racconti di Boffa in tre cate- gorie: il breve divertissement basato su una singola trovata, come il rac- conto sulle difficoltà di un pappa- gallo nel dichiarare il proprio amore a una pappagalla che risponde solo ripetendo le sue ultime parole; il pa» ligione, la poesia, l'amore, l'amici- zia), senza peraltro disdegnare aspetti più intimi o quotidiani, co- me il cibo, i soldi, i viaggi, la moda, è quel misto di durezza e tenerezza che tutto pervade e che in un certo senso costituisce una delle cifre più caratteristiche dell'artista di cui so- no espressione. Si legge infatti, nel capitolo intitolato La morale, i sen- timenti: "Soltanto le persone che sono capaci di durezza, sono capa- ci di tenerezza. Gli altri sono molli. Perciò non è tenerezza, è mollez- za". Di certo Lalla Romano non co- nosce questa "mollezza": è spesso determinata, quasi intransigente (o stiche che rifa il verso a generi narra- tivi o cinematografici (il western nel racconto sullo scorpione, il polizie- sco-thriller in quello sul cane); e infi- ne "lo sguardo sub specie animalium alla condizione umana". Si potreb- be anche pensare che quest'ultima categoria comprenda in realtà tutti i racconti. Anche nel risvolto di co- pertina si dice che "è la condizione umana, in tutta la sua dignità e sco- stumatezza, a essere rappresentata attraverso queste esilaranti meta- morfosi". Questa chiave di lettura mi sembra però un po' riduttiva. L'esercizio di leggere un racconto di ammali come se parlasse di uomini è fin troppo facile, e probabilmente è sempre legittimo. Ma nel caso del li- bro di Boffa, così facendo si perde forse di vista ciò che è più interessan- te, ovvero il gioco di intelligenza che si sviluppa in ogni racconto a partire da una particolare caratteristica dell'animale in questione. Esemplare meglio: intollerante, come ogni in- dividuo dedito all'arte in fondo de- ve essere) nei suoi giudizi, ma al- trettanto di frequente la si scopre capace di vera dolcezza nei con- fronti di circostanze e persone a lei più o meno prossime: non solo, quindi, nei riguardi di quella folla di amici, viventi e non, che si affac- cia con piacevole vivacità in queste pagine, ma anche di creature ed eventi appena sfiorati. In vacanza con il buon samaritano assume invece la dimensione tem- porale come categoria narrativa dominante: sullo sfondo di uno spazio condiviso (la città di Bordi- è il racconto sulle lumache, che pren- de spunto dal loro essere animali er- mafroditi, anzi "ermafroditi insuffi- cienti" e, in minor misura, dalla loro lentezza: dopo varie vicissitudini, do- vute appunto alla sua lentezza, Vi- skovitz-lumaca scopre, tra la ripro- vazione morale di tutta la comunità delle lumache, di non essere affatto insufficiente, e di potersi auto- fecondare dando origine a una pro- genie di altri Viskovitz a lui (lei) iden- tici. Un altro esempio è il racconto borgesiano su Viskovitz-ghiro, tutto basato sulla potenza dei sogni. Di fronte all'inventiva che Boffa mostra in queste storie, la morale che se ne può ricavare dall'applicazione alla specie umana sembra ben povera co- sa. La crudeltà e il pessimismo che spesso permeano questi racconti, più che un ammonimento per gli uomi- ni, sembrano essere un espediente narrativo che serve a dare vivacità al libro e a scongiurare ogni pericolo di ghera, con i suoi alberghi eleganti, il suo mare eloquente, gli ingre- dienti in fondo tipici di una Liguria che si dimostra per i nostri scrittori inesauribile serbatoio poetico) si avvicendano, con un montaggio al- ternato quasi cinematografico, le vicende della stessa Lalla, villeg- giante insieme ad Antonio Ria, e quelle di un amatissimo zio mater- no della scrittrice, insegnante lui pure: Alessio Peano, uomo dagli "occhi ardenti, il viso magro da arabo"; "morto giovane per un ma- le spaventoso di cui si faceva gran mistero". Va ancora sottolineato che anche nel parallelo svolgersi di queste esistenze, ricucite attraverso immagini, testimonianze, fatti quo- tidiani e risvolti artistici, il Tempo torna a essere materia di inesauribi- le riflessione: strumento conosciti- vo, tanto che apprendiamo come l'autrice ammetta di aver mutato, nel corso degli anni, il proprio pun- to di vista sulla storia. "La leggevo come un presente immobile. Adesso la considero in- vece 'nel tempo'. Il senso della vita - scrive infatti Lalla Romano - si com- pie, per ognuno, nel tempo che ci è stato dato". Il romanzo, in cui il suc- cedersi di passato e presente possie- de il ritmo naturale e dialogico delle onde marine, così come auspica la scrittrice ("Vorrei che il mio roman- zo avesse il rumore del mare"), va dunque compreso all'interno di questa prospettiva, e la scrittura biografica che lo caratterizza viene ulteriormente trasfigurata dal signi- ficato della parabola evangelica cui allude il titolo del volume: quella del buon samaritano, citata integral- mente nel testo e di cui l'autrice sot- tolinea la profonda ironia, la portata rivoluzionaria così come l'intensa affettività che contraddistingue al- cuni dei personaggi che agiscono sulla scena. Ironia, capacità di donarsi, amo- re come gratuità e "mutuo soccor- so", rincorrersi e liquefarsi del tempo, unitamente a una certa ten- denza al discorso gnomico, si pro- pongono come denominatori co- muni di entrambi i volumi, desti- nati a dialogare fittamente tra loro, come suggerito anche dall'ideale corrispondenza fra le prime battu- te del romanzo (Carlo Ossola all'autrice: "Felice te, che hai potu- to raccontare tutto!"; replica di Lalla: "Oh no"! I momenti più preziosi li ho tenuti in serbo, e for- se per sempre! ") e quella finale, la- pidaria e liberatoria dell'Eterno presente: "Ho detto tutto". sentimentalismo o stucchevolezza, che peraltro sono tenuti lontani an- che dal linguaggio secco e limpido, arricchito da un'abbondante termi- nologia biologica. Per molto tempo nella letteratura si sono usati gli animali come sempli- ci maschere per esprimere massime morali che riguardano l'uomo. In tempi più recenti alcuni scrittori han- no fatto uno sforzo per parlare di per- sonaggi non umani in termini non umani, o almeno non troppo umani, come nel caso delle Cosmicomiche e di Ti con zero di Italo Calvino. Certa- mente il Viskovitz di Boffa è molto più "umano" del Qfwfq di Calvino (anche nelle sue storie d'amore per Ljuba, che pure ricordano parecchio quelle di Qfwfq), ma non credo che questo ci debba indurre a leggere le sue vicende come se costituissero de- gli apologhi morali. Molto meglio gu- stare l'ingegnosità e la brillantezza della costruzione narrativa.