marzo 1998 Rimosso e riscoperto MICHELE MARANGI Narratori e critici MASSIMO QUAGLIA Mario Sesti {i Tutto il cinema di Pietro Germi $ pp. 303, Lit 26.000 Baldini & Castoldi, Milano 1997 Enrico Giacovelli ' Pietro Germi [j pp. 131, Lit 16.000 I II Castoro, Milano 1997 Strano destino, quello di Pietro Germi. Molto amato dal pubblico, ritenuto dai critici uno dei più importanti registi italiani tra la fine degli anni quaranta e l'inizio degli anni sessanta, ha poi subito un crescente ostracismo, culminato con le stroncature delle ultime opere e con una vera e propria rimozione collettiva seguita alla sua morte nel 1974. Oggi sembra invece compiersi la definitiva riscoperta del regista genovese, che già dalla fine degli anni ottanta è stato considerato in un'altra prospettiva. Lo testimoniano 0 recente restauro del film Signare e signori (1965) e la retrospettiva di tutte le sue opere, organizzata dalla Scuola nazionale di cinema e dalla Cineteca di Bologna, che sarà presentata in diverse città italiane. Anche a livello critico si è giunti a una piena rivalutazione del regista, come testimoniano i due libri di Sesti e Giacovelli che, pur con approcci differenti, offrono l'opportunità di un'approfondita e seria ricognizione del percorso creativo di Germi, rileggendone la trentennale carriera e i suoi contradditori legami con le trasformazioni sociali e culturali dell'Italia tra la fine degli anni quaranta e l'inizio degli anni settanta. Il libro di Sesti si articola in due parti distinte, dedicate alla vita del regista e all'analisi di tutti i suoi film. Si apre con la vibrante lettera che Germi scrisse nel 1937, a ventitré anni, al Centro sperimentale di cinematografia per protestare contro la sua esclusione dal concorso per aspiranti registi. Sarcasmo, scetticismo, fierezza, senso della giustizia sono già gli elementi che segnano il carattere dell'uomo e che si troveranno regolarmente nelle sue opere. Il percorso biografico tracciato da Sesti è molto ricco e documentato, con un i- ricorrente utilizzo di lettere inedite del regista e testimonianze di collaboratori. Ne emerge una figura poliedrica, con un carattere solitario che odiava i salotti mondani e di-sprezzava la critica, ma i cui proverbiali silenzi e modi bruschi trovavano un contraltare nella sua curiosità per la vita, nel desiderio di libertà e nel sentimentalismo. Attraverso approfondite analisi delle sue opere, Sesti coglie la complessità di Germi, la sua personalità autoriale che si afferma a prescindere dai generi frequentati: dagli omaggi al cinema classico americano in pieno neorealismo al melodramma sentimentale; dal poliziesco alle commedie di costume. Comuni denominatori appaiono la cura maniacale nella preparazione di ogni inquadratura - frutto di ripetute visioni dei maestri, da Ejzenstejn a Ford, da Clair a Wilder - e la capacità di comunicare attraverso il mezzo cinematografico, con uno stile a un tempo rigoroso e spettacolare. Anche il libro di Giacovelli, qui alla seconda edizione dopo la prima apparizione nel 1991, ripercorre l'intera opera di Germi, con la consueta agilità ed efficacia che caratterizza la collana del Castoro. Particolarmente attento a contestualizzare ogni film nell'ambito storico e sociale del periodo, il testo rilegge polemicamente l'ostracismo e le diffidenze suscitate dal regista nell'establishment culturale italiano, sia per le sue scelte stilistiche che per le sue posizioni ideologiche. Contemporaneamente, Giaco-velli mette in guardia rispetto all'eccesso opposto che rischierebbe di enfatizzare i meriti dell'autore e scordare alcuni limiti strutturali, tra cui indica in particolare il moralismo, il semplicismo e il sentimentalismo. In questa direzione, le analisi di ciascun film tentano di effettuare una ricognizione il più obiettiva possibile, cogliendo sia i pregi che i difetti. Ma, anche in questo caso, il percorso appare particolarmente stimolante per riconsiderare non solo le diverse fasi dell'autore, ma il suo complesso legame con le contraddizioni che segnano profondamente e a più livelli la società italiana, colta nelle sue trasformazioni: dalla ricostruzione bellica al boom economico, all'esplosione dei conflitti nei primi anni settanta. Scrittori e cinema tra gli anni '50 e '60 a cura di Francesco Falaschi pp. 172, Lit 18.000 Giunti, Firenze 1997 Ennio Flaiano Ombre fatte a macchina a cura di Cristina Bragaglia pp. 289, Lit 36.000 Bompiani, Milano 1997 Con il secondo volume della serie "Studi", i "Quaderni" della Fondazione Luciano Bianciardi pubblicano gli atti del convegno di studi "Scrittori e cinema tra gli anni '50 e '60", promosso dalla stessa fondazione e svoltosi a Grosseto il 27 e 28 ottobre 1995. Questione alquanto complessa quella del rapporto tra i letterati e il cinema, che in questa occasione è stata affrontata tenendo presente una ben precisa ripartizione di fondo: da una parte gli studi su autori la cui opera risulta collocabile tra cinema e letteratura, dall'altra le relazioni su scrittori "al cinema". Sandro Bernardi, nella sua relazione su Pasolini, parte dal film Medea per dimostrare come per l'intellettuale friulano cinema, realtà e mito siano entità analoghe, che s'illumina- no vicendevolmente. Non si può parlare dell'una senza l'altra, non si può lavorare sull'una senza l'altra. John P. Welle, con All'armi siam fascisti!: fortini e la parola nel documentario, esamina invece l'intervento fortiniano nel campo della sceneggiatura, anche se nel caso specifico non si tratta di una sceneggiatura nel senso stretto della parola (in quanto non descrive nessun elemento tecnico che abbia a che fare con l'aspetto visivo del film), ma rappresenta piuttosto il testo del commento orale relativo al documentario in questione. Oggetto dell'analisi di Lorenzo Pellizzari sono principalmente i soggetti che Cesare Zavattini ha elaborato in modo originale, con particolare riguardo per gli scritti finora inediti. Prendendo spunto da una sua dichiarazione dei primi anni sessanta, Zavattini e la realtà della fantasia costituisce un breve viaggio tra gli appunti di un letterato sui generis per un cinema fatto da altri, spesso travisante o addirittura non giunto in porto. Una passione inevitabile: Brancati e il cinema è l'intervento con cui Alessio Brizzi sottolinea come il cinema sia stato per Brancati un capitolo basilare della sua carriera di scrittore, un'arte esercitata con passione, rigore, ma anche umiltà, nella consapevolezza che lo sceneg- N.3, PAG. 44 giatore non possiede su di essa il dominio intellettuale, in quanto realtà espressiva ormai sottratta alla propria autorità. In "Leggera come se fossi doppia". Il cinema di Soldati negli anni '50, Marco Pistoia individua proprio nella leggerezza e nella doppiezza le due modalità ricorrenti nell'opera del regista, che, sia come uomo di cinema che come scrittore si rivela essere ottimo narratore di storie, nonché osservatore di ambienti e psicologie. Un'altra serie di studi è dedicata, ad alcuni scrittori-critici. Tra di essi Alberto Moravia, che, come risulta dal saggio di Adriano Aprà, costituisce uno degli esempi più longevi e convincenti di critica cinematografica militante. Posizione altrettanto radicale è quella che emerge dalla relazione di Leonardo Quaresima Fumetti in cellofan. Giuseppe Berto critico cinematografico: in questo caso la figura del recensore è quella di chi si cala nei panni dello spettatore comune, ovvero del cronista che allo spettatore comune si rivolge e di cui si fa in un certo senso il rappresentante, senza lasciarsi guidare da criteri colti di scelta e muovendosi con totale indipendenza rispetto a ragioni promozionali e pressioni di mercato. Recensioni atipiche sono anche quelle che Ennio Flaiano ha scritto dalla fine degli anni trenta ai primi anni settanta, opportunamente riunite in volume da Cristina Bragaglia. Fin dal suo primo articolo, risulta evidente come all'autore non interessi riflettere in astratto sul cinema, ma entrare nel merito della questione con competenza, ponendosi all'interno dei meccanismi che presiedono alla creazione di un film. Ciò che l'appassiona è calarsi dentro alla "macchina per fare le ombre", in modo tale da poter meglio analizzare le scelte narrative operate e riuscire così a far sue le tecniche di costruzione del racconto, con l'obiettivo di migliorare il proprio bagaglio professionale. L'attività del critico costituisce quindi un percorso per imparare, affinare e migliorare le competenze dello sceneggiatore, in vista della costruzione di un racconto filmico. Lo sguardo dall'interno di Flaiano arriva ad anticipare i tempi, ma sa anche osservare il passato del cinema con un tono sempre un po' sarcastico. Il suo stile, contraddistinto anche da un certo autobiografismo, prevale così sulla preoccupazione di sviscerare un'opera o di fornire una lezione di cinema. Lezione che peraltro ha impartito tramite le sceneggiature di alcuni film molto importanti. Novità M. Palazzoli Selvini, S.Cirillo, M.Selvini, A.M. Sorrentino Ragazze anoressiche e bulimiche La terapia familiare Paolo Santangelo Il sogno in Cina L'immaginario collettivo attraverso la narrativa Ming e Qing V.L. Schermer, M. Pines (a cura di) II cerchio di fuoco Affetti primitivi e relazioni oggettuali nella psicoterapia di gruppo Dario Del Corno I narcisi di Colono Drammaturgia del mito nella tragedia greca Roger Penrose Il grande, il piccolo e la mente umana L'ultimo libro di una delle menti più brillanti della scienza contemporanea Donald Gillies Intelligenza artificiale e metodo scientifico Le "macchine pensanti" e la natura della conoscenza