MARZO 1998 John McDermott La grande storia di Jimi Hendrix __ pp. 172, Lit 38.000 Giunti, Firenze 1997 Il titolo non deve trarre in inganno: La grande storia di Jimi Hendrix è finalmente il volume che rende giustizia di una serie interminabile di biografie, vere o romanzate, che ci hanno sempre descritto il chitarrista di Seattle come una viziosa rockstar alle prese più con gli stupefacenti che con la musica. In realtà, come McDermott afferma alla fine del testo, abbiamo avuto a che fare con un musicista che in circa quattro anni ha prodotto materiale che ha profondamente influenzato, e influenza ancora oggi, la musica contemporanea. Il libro è una specie di diario di tutta la sua carriera artistica, dalla nascita alla morte, con una minuziosa analisi di tutte le session di studio, le fasi creative, le principali esibizioni dal vivo. La testimonianza diretta di Billy Cox, suo amico intimo e bassi-sta dal 1969, e di Eddie Kramer, tecnico del suono di quasi tutte le sue registrazioni, fornisce un completo e particolareggiato excursus di tutta la sua attività. Una doverosa nota di merito del testo è che non si fa cenno in alcuna parte alla vita privata di Hendrix e ai suoi rapporti con amanti, stupefacenti e con la giustizia. Il volume, in formato doppio, è corredato da fotografie in bianco e nero e a colori e contiene la lista completa di tutte le registrazioni, edite e inedite, con tutti i riferimenti tecnici e le note di produzione. Sono inoltre riportate alcune foto di manoscritti di alcuni testi delle sue canzoni. Marco Ciari S. AQUILANTE, F. BECCHINO, G.BOUCHARD,G. TOURN, L. VIOLANTE CHIESE E STATO NELL'ITALIA CHE CAMBIA Il ruolo del protestantesimo 192 pp., L.22.000 La storia dei protestanti italiani a partire dal 1848 dimostra che è possibile essere laici e credenti in Italia e contribuire alla costruzione di uno Stato moderno e separato dalla Chiesa. Dal «Libera chiesa in libero Stato» di Cavour alle Intese che regolano i rapporti con le chiese protestanti e aprono loro nuovi spazi di intervento nel sociale. JOHN POLKINGHORNE QUARK, CAOS E CRISTIANESIMO Domande a scienza e fede 107pp.,L 16.000 Il docente di Fisica a Cambridge e teologo dimostra che scienza e religione sono ambedue alla ricerca di un "credere" che sia motivato, ambedue tentano di "capire", non possono pretendere di possedere la conoscenza assoluta, né si basano solo su puri fatti o mere opinioni. CARLO PAPINI SINDONE una sfida alla scienza e alla fede 175 pp.,L. 19.000 Le prossime "ostensioni" sono uno schiaffo alla scienza: si torna a parlare di "sacra reliquia" come se fosse dimostrata un'età di 2000 anni! L'A. rende conto dei più recenti studi e scoperte scientifiche sul tema. DEBORA SPINI DIRITTI DI DIO, DIRITTI DEI POPOLI Pierre Jurieu e il problema della sovranità popolare (1681-1691) 228 pp., L. 33,000 Il libro esamina alcuni aspetti del pensiero politico di Jurieu inquadrandoli nel dibattito politico del suo tempo e nel percorso di formazione del pensiero politico moderno. ■ ■■ editrice Claudiana Via Pr. Tommaso 1 -10125 Torino Tel.011/668.98.04-Fax 011/650.43.94 (^7 ticcn^e-f^tc Dalle origini ai giorni nostri Un libro ambizioso, troppo lungo e troppo breve CARLO CARTIGLIA Ernst H. Gombrich Breve storia del mondo pp. 332, Lit 25.000 Salani, Firenze 1997 Nel 1935 Ernst Gombrich, giovane viennese in cerca di lavoro (era nato nel 1909, si era da poco laureato con una bella tesi su Giulio Romano e il Palazzo Te di Mantova), riceveva da un amico editore l'invito a tradurre e adattare un testo inglese, una storia del mondo per bambini. Accettò, iniziò a leggere, ma si fermò ben presto. Ricorda oggi: "Quel libro era così brutto che decisi di scriverne uno io". Nacque così, quasi per caso, _ questa Breve storia del mondo, che ebbe subito successo in patria e fu poi pubblicata in Germania e in Inghilterra. Soltanto ora, dopo più di sessant'anni, giunge in Italia. Molte cose sono accadute al suo autore da allora: ha lasciato l'Austria nel 1936 per fuggire dagli orrori del nazismo, ha trovato in Inghilterra un rifugio sicuro; è divenuto cittadino britannico, è stato insignito del titolo di baronetto; ha aggiunto, alla maniera anglo- r sassone un'H tra nome e ! - H cognome, divenendo così Sir Ernst H. Gombrich, uno dei maestri assoluti negli studi di storia dell'arte. Per questo, per questa sua grande, strameritata fama, si deve segnalare questo libro. Tra le sue pagine cerchiamo qualcosa che ci faccia intravedere gli annunzi di quegli straordinari testi che verranno, dalla Storia dell'arte ad Arte e illusione, a L'immagine e l'occhio (è un'operazione che si è portati a fare con i grandissimi, come quando, ad esempio, abbiamo letto quella Breve ma veridica storia della pittura italiana scritta, e poi quasi rinnegata, da un giovanissimo Roberto Longhi). Le recensioni che questo libro ha avuto sono state tutte molto favorevoli. È un giudizio che condividiamo soltanto in piccola parte, e che ci pare dettato più dalla maestosità dell'autore che dall'opera in sé. Alcune pagine sono interessanti: dove si parla del cristianesimo e dell'islamismo (i capitoli 16, La buona no- vella, e 20, Non c'è altro Dio all'in-fuori di Allah e Maometto è il suo profeta)-, quando si accenna ai fondamenti dell'illuminismo (il capitolo 23, La vera nuova epoca). Ma, purtroppo, accanto a questi punti felici, ve ne sono altri meno riusciti. Forse l'assunto è troppo ambizioso e, quindi, carico di "trabocchetti"; forse non si può, soprattutto rivolgendosi ai ragazzi di oggi, abituati a ben altro (naturalmente, anche in peggio; ma abituati a maneggiare cartine e immagini di tutti i tipi, incapaci di una lettura continua per più di due pagine), raccontare una storia "tutta filata", riportata a una dimensione adolescenzia- Repertorio bibliografico Lucio Gambetti e Franco Vezzosi hanno pubblicato, presso l'editore Graphos di Genova, La letteratura italiana del Novecento. Repertorio delle prime edizioni (pp. 527, Lit 88.000): schedatura strettamente bibliografica, di 709 poeti, narratori e critici, nati tra il 1850 e il 1950. Guide di viaggio Giunti ha pubblicato "Le guide del Gabbiano" che comprendono vari aspetti dei luoghi che si intendono raggiungere: natura, storia e cultura, civiltà e tradizioni, itinerari. Sono a disposizione: Istanbul e Turchia, Budapest e Ungheria, Sicilia, Vienna e Austria. le soltanto grazie a un tono spesso falsamente accattivante. Due esempi tra i tanti: "Tra il 550 e il 500 avanti Cristo si è verificato uh fatto stranissimo. A dire la verità non capisco neanch'io come sia successo, ma forse è proprio questo a rendere la cosa più interessante. Sta di fatto che sull'altopiano asiatico che si estende a nord della Mesopotamia aveva vissuto a lungo un selvaggio popolo di montagna (...) Questi montanari erano i persiani. Dopo aver subito per secoli la dominazione prima degli assiri e poi dei babilonesi, un bel giorno ne ebbero abbastanza. Un importante, coraggioso e intelligente capo di nome Ciro non volle più tollerare l'assoggettamento del proprio popolo, e così le schiere dei suoi cavalieri scesero nella pianura di Babilonia. I babilonesi se la risero, quando dalle loro imponenti fortificazioni scorsero il gruppetto di guerrieri che voleva conquistare la città"; "Circa 30 anni dopo la crocifissione di Cristo (cioè verso il 60 dopo Cristo) regnava a Roma un imperatore malefico: Nerone. Ancora oggi si parla di lui rabbrividendo, come del peggiore dei malvagi. A renderlo così ripugnante è il fatto che non era neppure un mostro di cattiveria senza scrupoli, ma un omuncolo debole, presuntuoso, sospettoso e pigro, che si riteneva un poeta e un cantore, mangiava o meglio si abbuffava solo dei cibi più prelibati e non aveva un briciolo di decenza né costanza. Aveva un viso molle ma non spiacevole, e un sorriso autocompiaciuto e malvagio sulle labbra". Il libro è di circa 320 pagine; troppe per una lettura senza interruzioni, troppo poche per poter raccontare, anche se brevemente, una storia del mondo. Forse proprio qui sta il punto che genera i difetti maggiori: non si sa per quali lettori sia pensato. Un bambino delle elementari non può cavarne nulla: forzatamente si danno moltissime cose per scontate, e la narrazione risulta soltanto un elenco di nomi e di fatti. Un ragazzo tra i 12 e i 15 anni, anche se in grado di capirne ■ui ! linguaggio e impianto ! generale, ha pochissimi punti di appoggio (trova in tutto 29 disegni e 10 cartine, per altro di qualità modesta e per nulla perspicui), non ha pause e non trova spunti di riflessione e verifica. Per un ragazzo degli ultimi anni delle scuole superiori risulta troppo banale. Infine, un ultimo elemento di perplessità, e forse non da poco: la narrazione si ferma al 1920; sono state aggiunte poco più di dieci pagine (il capitolo 40, Ciò che ho visto e imparato nella mia vita) per portare la narrazione dalla fine della prima guerra mondiale a oggi. E il risultato, come inevitabile, è molto deludente: questi ultimi ottant'anni - e che ottant'anni! -sono presentati in modo affrettatis-simo ed ellittico, spesso con tono predicatorio. Anche se non sposiamo interamente le note tesi dell'incontrastato primato del Novecento così di moda oggi, si deve pur dire che un salto tanto brusco, un'amputazione così drastica danno un'impressione sgradevole. stipraticamente nulli se non un dilettante? Oggi esistono moduli e tabelle predeterminati a uso dei dilettanti per standardizzare e omogeneizzare i dati. Non è quindi un caso che spesso si legga che un semplice amatore ha fatto una scoperta e che un pianetino o una cometa sono stati associati al suo nome. Il dilettante astronomo insomma ha discrete probabilità di oltrepassare il mitico muro. È ovvio che questo comporta la creazione di una letteratura ad hoc. L'agenda di cui sto parlando e che mi ha suggerito questo discorso ne è un esempio. Ogni giorno essa ri- porta gli eventi astronomici del giorno stesso e le costellazioni e i pianeti visibili. Carte del cielo e pratici schemi consentono al dilettante di identificare e riconoscere le costellazioni, mentre la posizione dei pianeti è indicata mese per mese. E vi sono tanti dati di ogni genere e note e consigli per l'osservazione, il tutto su progetto di Giuseppe Gavazzi dell'Osservatorio astronomico di Brera (Milano). Ma poi ho scoperto che non è obbligatorio esser "dilettanti" per trarre giovamento dall'agenda. Mi sono accorto che amici soltanto curiosi della natura potevano servirsene come mezzo per imparare a conoscere il cielo, mentre gli specialisti con ampi corredi bibliografici nei loro laboratori, potevano usarla come un repertorio di base, di facile trasporto. Per concludere: concordo che un'agenda non è di per sé un fatto di cultura, ma lo diventa se inserisce argomenti e spunti di interesse culturale che si legano al trascorrere del tempo. Non so per ciò che riguarda le scienze umane, ma per le scienze sperimentali non sembra difficile identificare spazi in cui i "dilettanti" potrebbero utilmente collaborare. Io comunque mi sono trascritto il numero di telefono dell'editore, per ordinare l'agenda anche nei prossimi anni: 031-364049. "yi\>er*y,ctcr N. 3, PAG. 42 Peter Robert Campbell Luigi XIV e la Francia del suo tempo pp. 195, Lit 18.000 Il Mulino, Bologna 1997 Siamo di fronte a un volume di sintesi evidentemente destinato a un pubblico studentesco e che fa parte di una serie di opere che Campbell ha dedicato a un'ampia e complessiva ricognizione della società francese di antico regime. Per quanto di natura sintetica, questa monografia - che articola la propria trattazione incrociando l'analisi della politica di Luigi XIV con l'illustrazione dei caratteri fondamentali della società francese della fine del Seicento - è ricca di intelligenti spunti problematici, che ne rendono molto utile e piacevole la lettura. L'obiettivo che l'autore si propone è esplìcito. È necessario a suo avviso non solo depersonalizzare l'interpretazione del periodo storico coincidente con il regno di Luigi XIV (senza peraltro alcun proposito denigratore), ma anche prendere le distanze da tesi centrate su categorie astratte come quelle di monarchia assoluta, assolutismo e Stato moderno, o su formule interpretative ormai indebolite dalla ricerca più recente, come quella dell'alleanza della monarchia con la borghesia nascente in funzione antinobiliare. Ciò che infatti è necessario per una percezione realistica dell'operato di un monarca come Luigi XIV (fatta comunque salva l'eccezionalità della sua personalità e la grandiosità della sua visione della monarchia) è tenere conto della grande complessità del quadro delle preesistenze, delle strutture profonde del sistema sociale, economico, giuridico e delle mentalità, dell'estrema varietà sociale e istituzionale della Francia del suo tempo. Molto più dell'idea di un assolutismo completo, sistematico e pervadente, ancora legata a stereotipi risalenti alla propaganda antimonarchica della parte finale del regno del Re Sole, o di un antistorico programma organico di creazione di uno Stato moderno, Campbell cerca molto efficacemente di proporre l'immagine di una monarchia disposta più al compromesso e alla ricerca di intese e accordi con le forme tradizionali del potere e della società che non a contrapposizioni frontali e a prove di forza. I principali aspetti della politica economica, sociale, istituzionale, religiosa del governo di Luigi XIV appaiono così condizionati in maniera decisiva dagli imperativi sociali, economici e geopolitici dell'epoca; e una certa visione delle forze livellatrici e cen-tralizzatrici dell'assolutismo monarchico lascia il posto alla descrizione di un potere il cui sforzo di assicurare la posizione della dinastia in Francia e in Europa risultò permanentemente vincolato dall'esistenza di élite tradizionali: il ruolo problematico da queste svolto nella società francese avrebbe continuato a costituire il dilemma di fondo della monarchia francese per tutto il Settecento. Guido Abbattista