MARZO 1998 "yi\>er*y,ctcr N. 3, PAG. 12 Le celebrazioni di San Pazienza LUCA BIANCO A segue da p. 10 spezione, verso l'età barocca: trionfo della metafora, apoteosi dei tropi, proliferazione di agude-zas, tanto più la letteratura fa esercizio di uria figuralità confusiva quanto più tale esercizio è ormai avvertito come intimamente gratuito; non il rispecchiamento verbale di un mondo retto dalle leggi dell'analogia, ma un fantasioso arabesco sullo sfondo di una natura che si sa scritta nel linguaggio matematico delle nuove scienze. E una prospezione, verso l'età romantica: il conflitto più profondo, entro la formazione di compromesso della letteratura illuministica, vede proprio la razionalità repressa dalla cultura tradizionale assumere a sua volta una funzione di censura nei confronti di quell'agitato universo di impulsi soggettivi, emozionali e affettivi dove l'individuo, al tramonto della società di antico regime, veniva riconoscendo la sua più autentica, "privata" identità. La gestazione del romanticismo non va insomma ricercata in qualche non meglio definita corrente preromantica, arbitrariamente rescissa dall'insieme della civiltà illuminista, bensì nel cuore stesso di una tensione che ne caratterizza originalmente la complessiva unità. E anzi, potremmo aggiungere, non mancano i luoghi dove la censura viene affatto a scomparire, per lasciare adito a un'esplicita legittimazione: anche senza invocare la testimonianza di Rousseau (per tacere di Sade), basterebbe pensare al grande filone anticartesiano rappresentato dall'empirismo e dal sensismo, di cui Stendhal e Leopardi saranno, nella generazione postrivoluziona-ria, gli eredi maggiori. Da questo punto di vista, la vera nota fondamentale della Romantik, su cui opportunamente Orlando si sofferma, sarà piuttosto la nostalgia per il passato da cui si è preso congedo, idealizzato come l'età di una ricomposizione organica tra l'individuo e il Tutto da cui la storia lo ha separato. Per quel che mi consta, non esiste tuttora una trattazione che colga con tanta esattezza la dinamica interna dell'illuminismo sul versante italiano, paragonabile a questa di Orlando sul versante francese ed europeo. In ogni caso, troviamo qui una proposta di periodiz-zazione particolarmente forte, ancor più meritevole di essere discussa in una stagione, come la nostra, che si vuole postmoderna. Le discontinuità successive alla svolta irreversibile sancita dall'illuminismo saranno di tale svolta, per certi versi, uno sviluppo a cascata. Una sequenza di formazioni di compromesso, in cui la responsabilità di conservare ed estendere la conquista precaria di un uso razionale della ragione, capace di esplorare l'altro da sé senza illudersi di ridurlo ai suoi protocolli formali, sarà costantemente insidiata, vuoi dall'aggressione delle derive irrazionalistiche, vuoi dal rischio intrinseco alla ragione di abdicare a se medesima autorizzando il doppio in cui si oggettiva, la tecnica, a surrogarla. Il libro di Orlando intende anche richiamarci a questa permanente responsabilità intellettuale. Che oggi la cosa possa suonare per molti come una provocazione non è un conforto: ma quando almeno fosse raccolta, sarebbe già un passo avanti. Sono passati ormai più di tre lustri; eppure, ancora oggi, a rileggere le prime annate di "Frigidaire", si stenta a credere che una rivista come quella fosse potuta nascere a Roma, nel 1980. "Frigidaire", infatti, si poneva a distanza siderale da qualsiasi periodico italiano del periodo: grafica ultramoder- na senza alcuna traccia dell'estetica da samizdat che imperava nell'editoria alternativa italiana; fotografie e servizi espliciti, ai limiti della legalità, ma anche uno spettro di interessi a trecentosessanta gradi (nei primi dieci numeri, ad esempio, si potevano leggere inediti di Céline, Burrou-ghs, Joyce, Vian, Handke...); e, infine, lastbut notleast (anzi!), fumetti. Anche in questo campo, "Frigidaire" non prendeva prigionieri, né tampoco prendeva cantonate: era tanto lontana dalla satira e dalle stri-ps del "Male" e di "Linus" quanto dalla fantascienza psichedelica degli autori francesi che comparivano sulle pagine di "Alter" e "Métal Hurlant"; pagava, certo, il suo tributo al fumetto underground, ma ne distillava tutte le qualità, lasciando depositare le scorie. Autori dei fumetti erano cinque personaggi di area romana (Massimo Mattioli, Tanino Liberatore, Stefano Tamburini) e bolognese (Andrea Pa- zienza e Filippo Scozzari). Se Mattioli e Liberatore hanno praticamente fatto perdere le loro tracce italiane (e dispiace davvero, soprattutto per il primo), se Filippo Scozzari, del quale diremo ampiamente, non disegna quasi più, la fine di Pazienza e Tamburini è faccenda ben più dolorosa: morirono entrambi, a breve distanza l'uno dall'altro, per overdose di eroina. Sarebbe bello poter dire che, dopo l'incandescente esperienza di "Frigidaire", l'editoria a fumetti del nostro paese non fu più la stessa: la verità, purtroppo, è ben diversa: gli stessi Mattioli e Pazienza disertarono quei lidi pér approdare a iniziative ben più tradizionali ("Comic Art", "Corto Maltese", il solito "Alter"), dove, naturalmente, facevano la figura di Capitani Achab a una scampagnata di pesca alle trote; il michelangiolesco Liberatore mise la sua incredibile forza pittorica al servizio dell'illustrazione, dei supereroi americani e, più recentemente, di innocui fumetti hardcore; soltanto Scozzari e Tamburini condivisero fino alla fine le sfortune della rivista, che dopo un delinquenziale raggiro economico della Commissione per l'Editoria iniziò a perdere colpi e soldi. La premessa su "Frigidaire" era doverosa per parlare delle recenti vicende che riguardano le celebrazioni del martirio di San Pazienza: i culti si officiano nell'editoria "alta" (il volume per Einaudi), per via telematica (il Cd-Rom de "l'Unità") e perfino in palazzi storici, con la mostra che il comune di Bologna ha voluto dedicare al disegnatore nel tardo autunno di quest'anno. Ora, a rischio di sembrare malevolo e incontentabile, mi pare che in questo "quasi-decennale" della morte ci sia ben poco da stare allegri: nessuna delle tre iniziative riesce a mettere completamente a fuoco quello che fu Andrea Pazienza, e un organismo ipertrofico quale la mostra bolognese riesce, in qualche modo, addirittura a offuscarne la memoria. Disegnini di Pazienza a sette anni. Acquerelli del padre di Pazienza. Immensi quadri neorinascimentali dove Andrea costringe la sua meravigliosa levità di segno e la sua straordinaria perizia nell'uso dei pennarelli Pantone in pose rigide, tronfie, pompose. Insomma, il genio dell'immediatezza, del capolavoro estemporaneo disegnato in due-minuti-due (si leggano gli splendidi passi di Scozzari sulla velocità di Pazienza) viene qui trasformato nel suo contrario. Allo stesso modo, il Pazienza ei-naudiano non collima con quello che abita ancora nel cuore dei fans e dei lettori meno superficiali e più agguerriti. La cura del volume, per intanto, è stata affidata a Vincenzo Mollica; inoltre siamo costretti a sorbirci vignette e scarabocchi che, astratti dal loro contesto co- municano ben poco, e le poesie di Pazienza, che come poeta era forse peggio che come pittore. Diverso il discorso da fare per il Cd-Rom L'antologia illimitata. Dal supporto digitale, ci si potrebbe attendere una filologica completezza e una grande ricchezza di dati, e purtroppo questo prodotto non offre; né l'una né l'altra, per quanto tenti di awicinarvisi: molte delle opere di Pazienza sono consultabili (non godibili, tuttavia), anche se l'interfaccia fa le bizze e certe trovatine, tipo i puzzle e altri giochi analoghi, potevano venirci risparmiate. Ma, per fortuna, le celebrazioni di cui sopra ci hanno portato anche una bella riedizione de Le straordinarie avventure di Pentothal, prima opera di largo respiro di un Pazienza ventenne impegnato a mostrare a tutti, guerriglieri del '77 e reduci del '68, lettori di "Linus" e kamikaze della controcultura, che le vie del fumetto erano davvero infinite. Proprio nel 77 Pazienza incontrò Filippo Scozzari, caustico e ulcerante vieillard prodige del fumetto italiano. Insieme condivisero le pagine di "Alter" (dove uscì Pentothal), e insieme parteciparono alla straordinaria avventura di "Cannibale", la più importante rivista underground europea, fondata da Tamburini e Mattioli (più tardi si aggiunse Liberatore); oggi, vent'anni dopo, Scozzari diviene il Dumas di quei cinque moschettieri, e con molta tenerezza e molto risentimento, ben lontano dai moderni agiografi del San Pazienza di cui si diceva prima, racconta quelle persone e quelle vicende, sempre con grande attenzione a quanto accadeva fuori dalle pagine in cui i loro fumetti venivano stampati: si vedono in una luce del tutto nuova il '77 bolognese e il boom dell'eroina, se ne imparano di nuove sul craxismo e sulle politiche giovanili del Pei. Non è poco, ma neppure abbastanza: Scozzari sa benissimo che a ridere sul latte versato della mediocrità altrui sono capaci tutti, però, nonostante i suoi ghigni da iena, sono anni che non ci fa vedere un suo fumetto decente. Andrea Pazienza Paz! a cura di Vincenzo Mollica pp. 203, Lit 14.000 Einaudi, Torino 1997 Andrea Pazienza L'antologia illimitata booklet di pp. 20 con testi di Michele Serra e Ferruccio Giromìni Cd-Rom, Lit 29.500 l'Unità Profile Multimedia, Roma 1997 Andrea Pazienza Le straordinarie avventure di Pentothal pp. 191, Lit 30.000 Baldini & Castoldi, Milano 1997 Filippo Scozzari Prima pagare poi ricordare pp. 229, Lit 18.000 Castelvecchi, Roma 1997 Biblioteca della Plèiade Antologia della poesia italiana I. Duecento-Trecento La prima fondamentale tappa di una ridefinizione del nostro canone poetico dalle origini a oggi. A cura di Cesare Segre e Carlo Ossola, pp. LXX-I0Ó2, L. 120 ooo Jean-Jacques Rousseau Scritti autobiografici Le confessioni - Le fantasticherie di un passeggiatore solitario Lettere a Malesherbes - Rousseau giudice di Jean-Jacques La narrazione di sé, tra narcisismo e paranoia, di un grande esploratore dei miti della memoria e della natura. A cura di Lionello Sozzi, pp. LXX-1396, L. 120000 Esiodo Opere La sistematizzazione del patrimonio mitologico della Grecia antica, ma anche il poeta che diventa, per la prima volta, voce individuale: uomo che parla ad altri uomini. A cura di Graziano Arrighetti. pp. Lxx-642, L. 85000 Einaudi www.einaudi.it