OTTOBRE 1998 vita, vivida e palpitante come una volta, quando primamente si produsse". La poesia, in altre parole, può riscattare i morti perché ridà loro, letteralmente, la vita. E difficile non riconoscere in queste dichiarazioni una poetica, o se si preferisce una scommessa, smaccatamente proustiana: II romanzo di Ferrara, in altre parole, è una piccola Recbercbe. Proprio qui però cogliamo con evidenza, per dare finalmente un po' di ragioni ai detrattori, i limiti di Bassani. Al di là dell'impari, improponibile confronto con Proust, è certo vero che il nostro scrittore opera a partire da un progetto nettamente orientato ma dai contorni non di rado approssimativi. Né mi pare casuale ch'egli mostri un certo impaccio nella manipolazione, assolutamente strategica per un narratore, della , voce narrante e del punto di vista. Provate per esempio a mettere a confronto da un lato la timidezza, quasi la sofferenza con cui Bassani adotta il narratore in prima persona, e dall'altro la geniale spavalderia con cui una Elsa Morante indossa le maschere dei propri alter ego narratori, o - con le sue parole - dei propri "alibi". Le carenze, per così dire, di messa a fuoco si riflettono talvolta anche sulla qualità della scrittura, che, com'ebbe a notare Italo Calvino in una lettera di straordinaria lucidità, lascia Bassani (e Cassola) spesso "indifesi dalla frase d'uso comune, dalla banalità linguistica". Ciò accade, credo, perché la pietas originaria di Bassani nei confronti della vita è sostenuta da una sincera vocazione etica (e sia pure di un'etica fondamentalmente individualista), ma possiede tutto sommato un basso coefficiente di penetrazione intellettuale. Con il che mi pare di ritrovarmi molto vicino a quanto dice Cotroneo, parlando di una rinuncia, da parte di Bassani, "a trasformare il romanzo in progetto interpretativo". Ho il sospetto che anche l'opera poetica e saggistica dello scrittore ferrarese (ma nato a Bologna) confermino, e vigorosamente, questa tesi. E sono anche convinto che le posizioni qui espresse possano servire abbastanza bene a spiegare il successo clamoroso del Giardino dei Finzi-Contini. Qualcosa di simile si potrebbe del resto sostenere anche a proposito del Gattopardo-, ma questo è già un altro discorso. I Col fucile puntato LEANDRO PIANTINI Fausta Garavini Uffizio delle tenebre pp. 170, Lit 25.000 Marsilio, Venezia 1998 "Sposato con mia madre, affogato nella scuola": così si autopresen- ta l'io narrante protagonista dell'ultimo romanzo di Fausta Garavini, Uffizio delle tenebre. E un "figlio unico di madre vedova" e dalla madre tiranneggiato. Essa gli impedisce, con il suo egoismo e le sue lagne, di vivere la propria vita. Ma il nostro anche troppo lucido personaggio non è un rinunciatario, anzi ha un elevato concetto di sé e vorrebbe fare lo scrittore, lasciare il modesto insegnamento e puntare in alto; ma è paralizzato dalla nevrosi, dalla paura. Ha ragione lui, ma l'oscura legge del sangue è più forte di ogni ragionamento. C'è in questo romanzo febbrile e compatto, solcato da lampi di mistero metafisico, un nucleo di verità profonda e a tratti lancinante. Può chi patisce una simile identificazione con la madre sanare la propria anaf-fettività in uno spazio vitale che miracolosamente travalichi il limaccioso rapporto con chi gli ha dato la vita? Un legame che ha qualcosa di demoniaco, che affascina e soggioga il malcapitato figlio. Il quale cerca conforto di ogni piega di sé, anche nel dolore. Ma può, chi arriva a desiderare la morte di una madre detestabile, trasformare l'odio e il rancore in dolore e pietà redentrici? Il Cd-Rom dell'Indice si aggiorna.. ... e vi dà appuntamento al gennaio 1999 Le prenotazioni si raccolgono da settembre presso il nostro Ufficio abbonamenti via Madama Cristina 16 - 10125 Torino, tel. 011-668.98.23 - fax 011-669.90.82 e-mail: lindice@tin. it Tariffe: abbonati non abbonati Aggiornamenti 1996-98 Lit 45.000 Lit 60.000 Versione completa 1984-98 Lit 105.000 Lit 150.000 N. 9, PAG. 12 Una parte cospicua di Uffizio delle tenebre è dedicata al progetto di un romanzo da scrivere, che il narratore chiama "Raggiera" e trova nel racconto complesse articolazioni in un'affabulazione lavorata con sapiente montaggio. La "Raggiera" diventa il "libro segreto", lungamente sognato ma di impossibile realizzazione. Le riflessioni sul come scrivere approdano al rifiuto di una narrativa autobiografica di primo livello, di un'inerte "narrativa ombelicale". Per il narratore è tanto più fecondo, invece, raccontare la sua storia in modo obliquo, per immagini e proiezioni fantastiche, inventandosi vite immaginarie: "un'autobiografia dell'impossibile" che lo riscatti dall'odiata realtà. Fausta Garavini ha scritto un romanzo di grande fascino, elegante ma carico, al tempo stesso, di oltranza psicologica: con densi grumi di espressività linguistica che confermano quella che, già nei libri precedenti, appariva la sua dote principale: un'ammirevole capacità di dipanare situazioni convulse e intricate con fluente limpidezza. L'io narrante è un personaggio non facilmente dimenticabile. Duro, implacabile, vittima consapevole delle sue contraddizioni, appartiene a pieno titolo alla famiglia degli antieroi novecenteschi. Sta sempre con il fucile puntato, e al lettore partecipe quante volte viene spontaneo augurargli il dono della carità, di un abbandono che lo costringesse, una volta, a liberare in un gran pianto quel fardello di pene che sempre, caparbiamente, tiene al guinzaglio. Il nostro orgoglioso narratore vorrebbe riuscire a scrivere un libro "pieno di incendi, di clamori, di terrori". E infatti i punti di forza del romanzo sono le descrizioni dello sfacelo del corpo, in quegli orrendi ospizi e cronicari dove il giovane si aggira cercando una collocazione per la madre: "Nei letti erano distese forme larvali, decrepitezze necrotiche al limite dell'estinzione, assopite o indifferenti alla propria intimità invereconda". Uffizio delle tenebre è un romanzo dai colori scuri, bronzei e bruniti, come la prosa corrucciata del secentista Giacomo Lubrano più volte evocato: "Non so dimenticare le facce di quei naufraghi - comparse esangui e vacillanti che mi vengono incontro dalla specchiera dell'armadio, assediano le mie notti, le saturano d'un fetore di putrefazione, al risveglio lasciano sui miei occhi frange di sogni infetti". macrrk'maa; f)ìsJ MAURIZIO MAGGIANI LA REGINA DISADORNA Un prete ragazzo e una regina bambina. Il porto di Genova e un'isola del Pacifico. La ferocia del secolo, il candore della giovinezza, l'innocenza dei popoli. Dopo II coraggio del pettirosso Maurizio Maggiani firma un romanzo generoso, spettacolare, innamorato dei suoi lettori. FRANCESCO PICCOLO E SE C'ERO, DORMIVO Un romanzo di formazione col vento nei capelli, che chiude il cerchio e completa tante delle Storie di primogeniti e figli unici (Premio Berto e Premio Chiara 1997). CAROLA SUSANI LA TERRA DEI DINOSAURI Il grande vuoto, dentro, fuori, ovunque. L'inquietudine esistenziale di fine millennio sfocia in una ricerca spirituale di nuovi valori. Tutto attorno, una Roma di straordinaria bellezza. JOVANOTTI IL GRANDE BOH! Foto in bianco e nero nel testo "Un libro bellissimo per giovani e anziani, per chi ama il mondo, la frontiera e la loro scoperta." Fernanda Pivano DANIEL PICOULY L'ULTIMA ESTATE Traduzione di Yasmina Melaouah 4 agosto 1962. In una giornata speciale, può succedere di tutto. L'Algeria proclama la propria indipendenza, Marylin Monroe si uccide, il piccolo Daniel, dolorosamente, cresce. L'ideale seguito de II Campo di Nessuno, altrettanto autobiografico, commovente, pirotecnico. JEAN VAUTRIN BLOODY MARY Traduzione di Leonella Prato Caruso Una parte di nonsense, due parti di thriller, una spruzzata di umorismo nero. Bloody Mary è un cocktail esplosivo. Premio Ruffino Antico Fattore SEAMUS DEANE LE PAROLE DELLA NOTTE Traduzione di Vincenzo Mantovani Tra le fate e la guerra, le fiabe e gli attentati, la struggente conquista dell'età adulta nell'Irlanda del Nord. BARBARA LANATI VITA DI EMILY DICKINSON L'alfabeto dell'estasi L'irraccontabile Emily Dickinson narrata con competenza e passione. Il carattere, le relazioni, i silenzi di una vita racchiusa nel perimetro domestico di una casa, di un giardino dove si posa come un'ape divina il dono della poesia. Premio Selezione Campiello CESARE DE MARCHI IL TALENTO Sventato, candido, maldestro, Carlo Marozzi si fa largo nella vita. A colpi di talento. Un romanzo che riaccende l'emozione di leggere. ALEX ROGGERO LA CORSA DEL LEVRIERO In Greyhound da Pittsburgh a Los Angeles Quindicimila chilometri lungo strade dimenticate inseguendo e facendosi inseguire dal "levriero", il mitico autobus dei mitici viaggi d'America. Per vedere dove nasce e dove va finire il Grande Sogno. REDMOND O'HANLON VIAGGIO IN CONGO Traduzione di Lorenza Lanza, Patrizia Vicentini e Maura Pizzorno Alla ricerca del Mokélé-mbembe, il leggendario dinosauro africano, nell'immensa foresta pluviale del Congo.