OTTOBRE 1998 INDICI DEI LjBRI DEL MESE BHlT-^' itoriaik N. 9, PAG. 2 Malattia e libertà. Una questione di democrazia Il caso Di Bella ha letteralmente occupato i media, nei mesi scorsi, e torna periodicamente a far parlare di sé, sintomo di contraddizioni esplose e non risolte. "L'Indice", che ne ha già parlato nel mese di aprile, ritorna ora sulla vicenda (alle pagine 38 e 39), dopo che l'uscita di alcuni libri ha segnato il passaggio a una riflessione più pacata e documentata. Credo peraltro che alcune questioni sollevate dal caso travalichino i temi specifici affrontati nelle recensioni che pubblichiamo in questo numero, e su di esse vorrei richiamare l'attenzione. La prima riguarda il rapporto fra la comunità scientifica e i mezzi di informazione, e i pericoli insiti, in campi delicati e drammatici come quello della malattia e della morte, nella creazione di aspettative che, facendo leva sul piano irrazionale, rischiano di spianare la strada a chi le spara più grosse. Vale la pena fare il parallelo con un caso esploso negli Stati Uniti a pochi mesi di distanza, e che ha avuto echi anche nel nostro paese. Judas Folkman è un ricercatore molto serio, che da più di vent'anni lavora su molecole, come l'angiostatina, che sono in grado di ridurre la vascolarizzazione dei tumori, limitandone così le capacità di crescita. Quando un grande quotidiano ha riportato, in un articolo-scoop, la notizia che esperimenti su topi dimostravano effetti significativi della molecola, e che l'applicazione all'uomo era vicina, le azioni della ditta produttrice di angiostatina sono andate alle stelle, e i centralini degli ospedali sono stati tempestati da malati che volevano iniziare immediatamente la cura con le nuove molecole miracolose. La differenza rispetto al caso nostro sta, oltre che nella serietà della ricerca sbattuta in prima pagina, nel fatto che immediatamente la comunità scientifica ha preso posizione, ridimensionando l'impatto della notizia, e che su due riviste come "Nature" e "Science" si è aperta una stimolante discussione sulla vicenda e sui pericoli che evidenziava. Qui da noi si è visto qualcosa? Varrebbe la pena indagare. La seconda questione, in fondo la più grossa, che affiora nei testi recensiti in questo numero, ma credo vada maggiormente esplicitata, è quella della democrazia. Portavoce autoproclamati, occupazione dei media, mobilitazioni, autorità che si impongono utilizzando un mix di spinte emotive, vicende drammatiche e complicità dei media; e anche autorità costituite (in questo caso, anche autorità scientifiche) che, di fronte ai capipolo, accettano protocolli e sperimentazioni improbabili, quasi a voler dire che il potere è meglio spartirlo che perderlo: cosa cambia una storia come questa nei rapporti fra cittadini e istituzioni, e quali nuove deleghe sancisce? Quanta libertà (ad esempio, la libertà di sapere che chi ci cura è soggetto a una qualche forma di controllo sociale esplicito e verificabile, regola che valeva e vale anche per lo sciamano di qualunque società che abbia rispetto di se stessa) rischiamo di perdere sull'onda della battaglia per la cosiddetta libertà di cura? Dietro a ogni grande affaire ci sono regole che cambiano, questioni di democrazia messe in gioco, nuovi rapporti sociali - e nuovi immaginari - che emergono. Anche su questo si potrebbe riflettere, senza dimenticare che quando si parla di cancro si gioca con la vita di decine di migliaia di persone, e varrebbe la pena essere sempre tremendamente seri. Davide Lovisolo Lettere Mungere. Faccio riferimento, con un ritardo di "ruminazione" - del quale non mi scuso - alla lettera pubblicata sul numero di giugno in cui Tommaso Valletti lamentava la scarsa attenzione rivolta a libri che trattino di economia - temi in effetti meglio coperti in seguito. Sono oramai più di venti anni che tento l'ardua impresa di "mungere" recensioni a destra e a manca per "L'Indice" come perla "Talpa Libri" del "Manifesto", per "il Manifesto-Domenica", per i periodici "Sanità pubblica" ed "Etologia" (quando esisteva e lo dirigeva Severino Cesari). Coprendo un settore incentrato sulla scienza e l'innovazione, vorrei testimoniare delle difficoltà che si incontrano, e che possono forse spiegare come mai, mentre per alcuni argomenti, a carattere letterario o di speculazione sul darwinismo o sulla storia delle religioni, risulti impresa relativamente semplice: per altri è davvero molto, molto difficile. Ho fallito in queste settimane nel tentativo di convincere un docente universitario ingegnere a recensire il bel libro di Davide Gallino, ADN Kronos Libri, Il libro delle telecomunicazioni, nonostante che per presentarlo al pubblico si fossero addirittura scomodati un paio di ministri in carica, a testimonianza dell'attualità e rilevanza del libro per l'italica tecnologia e innovazione. La risposta - garantisco quasi standard - è stata la seguente: "Sto rifiutando parecchio lavoro pagato, figuriamoci se ho tempo per una recensione". Pensate che sia valsa a qualcosa la mia iraconda reazione a sostegno dell'ideologia secondo la quale nello stipendio di un docente universitario di ruolo come professore associato sia compresa una doverosa divulgazione culturale? Mi resta l'amara impressione che tra una consulenza ben pagata e la diffusione della cultura libraria, una parte consistente della cultura locale non sia preparata. Resto in attesa che qualche intellettuale europeo scriva per il prezzo modico di zero Euro su argomenti danarosamente, dolorosamente irrecen-sibili. Enrico Alleva Ipotesi. 1) obiettivamente. Il 29 agosto è arrivato il numero di settembre dell'Indice: incredibile! Io me l'aspettavo, come di norma, tra una ventina di giorni, pronto a scrivere lettere di protesta che non avrei mai inviato. Questa volta è diverso: è il cane che si morde la coda. 2) soggettivamente. Lo sto non solo sfogliando, come mi capitava a volte per gli ultimi numeri, ma leggendo, e trovo interessante, stimolante quello che leggo. Le spiegazioni sono diverse: a) a parte obiecti, avete più tempo per fare questo numero e vi è venuto meglio; b) parte subiecti, sono più riposato, bendisposto, lucido. In ogni modo, bene: mi toccherà abbonarmi anche per il prossimo anno. Bene per le chiarificazioni di Sergi (Mente locale). Esemplare la rassegna su Totalitarismi di Bongiovanni, meno bene, sempre di B., la voce Revisionismo: forse perché più coinvolta, soggettiva, meno distaccata, obiettiva. Scusate per l'economia terminologica, ma è venuta da sé. Luciano Morbiato Noventa Padovana Buona sorte. Pur ringraziando per l'attenzione riservata nel vostro numero di settembre al libro di Lev Razgon Con gli occhi di un bambino edito da Tranchida, terrei a reagire ad alcune osservazioni al riguardo. Per prima cosa, Lev Razgon non è uno scienziato, né ha mai perso le tracce della figlia (affidata a dei parenti). Quel che più disturba, però, è che il recensore insinui che quello del "quaderno ritrovato" sia un puro espediente letterario, mentre decine e decine di riviste e giornali russi che hanno recensito il libro di Razgon, in patria e all'estero, hanno fornito prove - talora fotografiche -dell'esistenza del quaderno. Se la tradizione letteraria ha fatto del "manoscritto ritrovato" un artificio scontato e ordinario, quando è la Storia a intervenire nella sorte di un testo, facendolo ricomparire dopo decenni, non parlerei di banalità ma di buona sorte. E ancora, come ha potuto, 0 recensore, confondere la ponderata serenità della penna di Razgon con un indifferente "distacco"? Quanto all'opportunità delle pagine inserite dal Razgon di oggi, è il gusto di chi legge a determinare se si tratti del prezioso confronto fra l'uomo di allora e quello di oggi (e allora è l'entu- siasmo di un tempo a stridere con il disincanto dell'uomo maturo) o di una ridondante intromissione. Claudia Zonghetti (traduttrice di Lev Razgon) Prendo atto del fatto che Razgon non è uno scienziato, ma uno storico. Il manoscritto ritrovato non è una invenzione letteraria, ma è un quaderno effettivamente scritto. Però l'esito del libro non cambia. E se Razgon ha scritto il quaderno per la figlia è possibile che questa figlia temesse di non rivederla più per quanto affidata a parenti. Non ho parlato di indifferente "distacco", ma di sguardo pacato e distaccato, che mi pare un'altra cosa. Sull'opportunità di inserire pagine riferite all'oggi sono d'accordo che dipende dal gusto di chi legge. Sergio Trombetta Errata corrige. A pagina 11 del numero di settembre Giampaolo Rugarli è stato erroneamente citato con il nome di Gianfranco Rugarli. Ce ne scusiamo. e-mail: lindice@tin. it