OTTOBRE 1998 OTTOBRE 1998 esO-ylCrtitLC'CL' N. 9, PAG. 8 I Norberto Bobbio Elementi di politica a cura di Pietro Polito pp. XVI1-300, Lit 18.200 Einaudi Scuola, Milano 1998 Piero Polito è un competente studioso del pensiero di Bobbio, curatore di varie raccolte di suoi scritti, coordinatore presso il Centro studi "Piero Gobetti" di Torino, insieme a Marco Revelli, del seminario "Etica e politica", che dal 1980 ha riunito in un fecondo colloquio con il filosofo torinese docenti e studenti dell'Università e della scuola superiore. E agli insegnanti e agli studenti è destinata questa antologia di brevi saggi di Bobbio che vuole, "attraverso la presentazione di alcuni suoi scritti, raccolti e disposti secondo un ordine non cronologico ma sistematico, introdurre allo studio dei grandi problemi della politica". Il libro riprende, come ricorda lo stesso Bobbio nella premessa, il titolo di un volumetto di Croce del 1925, e analizza i concetti di base e i principi fondamentali per orientarsi nella politica, intesa, in una prima definizione gene-ralissima con cui si apre il volume, come "l'attività volta a stabilire le regole e a prendere le decisioni destinate a rendere possibile la convivenza tra un gruppo di persone" in una comunità organizzata. A precisare e articolare la nozione di politica è dedicata la prima sezione del libro, che discute in due ampi capitoli la specificità del potere politico rispetto ad altre forme di potere (economico e ideologico) e ad altri ambiti dell'agire, in particolare il diritto e la morale (il secondo saggio antologizzato è dedicato a Etica e politica). La seconda parte affronta alcuni problemi politici fondamentali: la democrazia e il suo futuro, l'idea della pace e il pacifismo, l'ideale della società nonviolenta, i diritti dell'uomo e il passaggio dalla democrazia liberale alla democrazia che garantisce i diritti sociali. La terza sezione riunisce tre scritti su questioni attuali: i poteri occulti che rischiano di minare la democrazia, il dibattito sulla pena di morte, il significato e il valore della tolleranza positiva (da distinguere dalla mera sopportazione del diverso). I saggi, dati dal curatore nella versione integrale, sono introdotti da un chiaro riassunto e annotati riportando i passi degli autori cui Bobbio fa riferimento, oppure citazioni da altri scritti di Bobbio che chiariscono ulteriormente i termini e i concetti. Una bibliografia ragionata introduce a sviluppi e approfondimenti. Per una seconda edizione proporrei due integrazioni: un indice dei nomi e dei concetti per facilitare ricerche trasversali sui saggi raccolti (anche se in parte sopperiscono i rimandi interni indicati in nota); l'aggiunta in appendice di uno scritto autobiografico - per esempio l'Autobiografia intellettuale del 1922 - che renda più concreta per il giovane lettore la figura del filosofo che è invitato a studiare. Credo che questa antologia, al di là del ricco contenuto di pensiero sui temi fondamentali della politica, abbia il pregio di mettere lo studente a diretto contatto con un sobrio procedimento analitico che fa della chiarificazione concettuale, con il connesso impegno all'accuratezza delle definizioni e delle argomentazioni, la premessa di ogni ulteriore discussione valutati- va. In tempi in cui - per riprendere le espressioni di Max Weber, un classico del Novecento caro a Bobbio - il "sacrificio dell'intelletto" è così diffuso, la "semplice probità intellettuale" del razionalismo laico è una lezione di metodo da riproporre nella scuola. Cesare Pianciola L'INDICE ; ■■dei libri del mese ihi ■ I Girolamo Cotroneo Tra filosofia e politica. Un dialogo con Norberto Bobbio pp. 200, Lit 24.000 Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 1998 Com'è noto, le posizioni assunte da Norberto Bobbio nel dibattito politico-culturale hanno spesso suscitato reazioni, ora di critica aspra, ora di approvazione e consenso. Se vasta eco hanno avuto le sue discussioni con intellettuali marxisti e socialisti, più in ombra sono rimaste le reazioni suscitate nel campo libe- rale, sulla base, forse, dell'errata sensazione che non ci fosse con loro chissà che da discutere. Come risulta dal volume di Cotroneo, invece, di questioni da discutere ce n'era più d'una, anche per chi si voleva liberale e democratico, non foss'altro perché gli interrogativi posti da Bobbio erano spesso difficilmente catalogabili e collocabili, e richiedevano di essere presi come un invito a riflettere sui nodi irrisolti della "questione italiana". Il volume raccoglie una serie di saggi pubblicati a partire dal 1972 su "Nord e Sud" e "Tempo Presente", sempre occasionati dall'apparizione di volumi di Bobbio. Ne risulta un vero e proprio dialogo, non solo perché insieme ai saggi vengono pubblicate le lettere con cui Bobbio via via rispondeva a Cotroneo, ma soprattutto perché i singoli scritti non sono affatto recensioni erudite e accademiche, ma costituiscono piuttosto un esempio di quella di- scussione che i volumi di Bobbio necessariamente richiedevano, e che affrontava alcuni dei temi più rilevanti del dibattito italiano del secondo dopoguerra: dai rapporti tra liberalismo e comunismo, a quelli tra cultura e fascismo; dalla natura della democrazia, perennemente tesa tra ideale e reale, alla questione del pacifismo e del conflitto termonucleare; dall'interpretazione del marxismo al ruolo dell'intellettuale in una società lacerata come quella italiana. Questioni tutte sospese, appunto, tra filosofia e politica, e nelle quali il dialogo di Cotroneo con i classici e i contemporanei - condotto da un punto di vista fermamente storicistico, e che ha Hegel e Croce come riferimenti costanti - si intreccia con considerazioni di impatto politico immediato. Così, se le "provocazioni" di Bobbio costituiscono lo spunto per l'avvio delle riflessioni di Cotroneo, non sempre c'è coincidenza di vedute; e si può affermare, in generale, che la sua posizione è spesso quella di un partecipe-critico della posizione bobbiana. Ciò appare con particolare evidenza nella questione più ricorrente dell'intero volume, quella dell'atteggiamento di fronte al comunismo: l'intransigenza sui principi liberali, propria del Bobbio di Politica e cultura, è pienamente condivisa da Cotroneo, che non manca però di incalzare ripetutamente il filosofo torinese là dove egli sembra esitare o concedere troppo ai suoi interlocutori marxisti. E, d'altra parte, se pur emergono qua e là i toni di una critica talora decisa (come sul tema del pacifismo), rimane la sensazione di una convergenza sui valori fondamentali della vita associata e della cultura. Le divergenze si avvertono, ovviamente, allorché una prospettiva che si vuole fermamente liberale si confronta con le inquietudini di un liberalismo che vede nella democrazia il suo compimento e che ha sentito il richiamo (e il fascino) del socialismo. Non per nulla, il principio di uguaglianza è un altro dei temi che più ricorrono in questo volume. Ad ogni modo, se Bobbio riconosce a Cotroneo di essere uno dei suoi "più assidui e intelligenti interlocutori", è perché questi ha saputo cogliere il senso non solo degli interrogativi bobbiani ma pure delle risposte che vi erano implicite, nonostante egli stesso dica di Bobbio che "ama porre domande" senza fornirne sempre le soluzioni dovute. Ne risulta una testimonianza ulteriore della centralità del pensiero di Norberto Bobbio nel panorama culturale italiano della seconda metà del Novecento. Tommaso Greco I Gianni Isola L'ha scritto la radio. Storia e testi della radio durante il fascismo (1924-1944) pp. 419, Lit 32.000 Bruno Mondadori, Milano 1998 L'idea di raccogliere tematicamente in una corposa antologia critica i più celebri interventi radiofonici di epoca fascista corrisponde, prima ancora che a una necessità didattica, a una consistente e persistente lacuna nello studio delle comunicazioni di massa: se molto è già stato scritto sulla radio come strumento propagandistico del regime, non altrettanti sono a tutt'oggi gli studi rivolti alla téiégraphie sans fils intesa come "affabulatore nazionale". In questo senso la selezione di Isola si colloca a metà strada tra i due versanti, che in essa si mescolano e si sommano, riservando al peso e ai meriti del regime nella costruzione di un sistema mediologico nazionale uno spazio non certo ridotto, ma non mancando di far emergere, con altrettanta rilevanza, nel corso di un viaggio attraverso la cultura quotidiana, una vera e propria "radiografia" della penisola negli anni della modernizzazione e della nascita dell'industria culturale di massa. In quest'arco di tempo - come appare dai testi selezionati tra le fonti più diverse, dalla stampa quotidiana e periodica all'editoria popolare - la radiofonia nazionale vestì l'orbace e il grigioverde, trasformandosi con disinvoltura, a seconda delle occasioni, ora in spazio di intrattenimento, conversazione e gioco, ora in boìteà musique o in adattatore di drammi e commedie di repertorio, ora in altoparlante sovraparrocchiale per una nuova forma di predicazione del messaggio cristiano. Essa incarnò tuttavia, in modo continuo e insistito - che parlasse a casalinghe, lavoratori, bambini o soldati -, la triade "educare, istruire, divertire", alla quale i programmisti Eiar si attennero sempre fedelmente. Irene Amodei Francesco M. Feltri Per discutere di Auschwitz Lezioni sulla Shoà Daniela Bergonzoni Storia degli ebrei di Scandiano Sull'unità della nazione MARCO SCAVINO Marco Gervasoni, Antonio Gramsci e la Francia. Dal mito della modernità alla "scienza della politica", pp. 193, Lit 25.000, Unicopli, Milano 1998. L'opera di Gramsci continua a essere uno dei campi più fertili per gli studi sull'Italia di questo secolo, sui suoi ritardi economici e sociali, sulle sue contraddizioni culturali, sui suoi conflitti. Liberata dai condizionamenti politici e ideologici del passato e finalmente ricostruita nella sua effettiva dimensione storica, essa costituisce oggi una delle fonti più utilizzate nella ricerca e nel dibattito storico-politico. Ne è una dimostrazione questo libro, che indaga il rapporto intellettuale di Gramsci con la Francia attraverso un lavoro di scavo, veramente ricchissimo, nei suoi scritti, sulla base di un'interpretazione che vede in lui il massimo teorico nel Novecento italiano dell'esigenza di una "riforma intellettuale e morale" della nazione che potesse finalmente realizzare quei processi di integrazione nello Stato e di "nazionalizzazione" delle masse popolari che storicamente erano mancati nell'Italia moderna e che invece la Francia aveva vissuto in virtù delle sue rivoluzioni, capaci di coinvolgere attivamente il popolo. Gervasoni - giovane studioso della politica e della cultura francesi- ricostruisce questo dialogo intellettuale con grande scrupolo filologico, in quattro capitoli che costituiscono un excursus cronologico e tematico nei testi gramsciani, mentre le brevi conclusioni hanno solo un carattere di confronto critico con alcune tesi "revisioniste" sull'argomento. Ne emerge l'immagine di un riferimento costante con la storia e con gli intellettuali d'Oltralpe, da Romain Rolland a Sorel, da Barbusse a Renan; una fitta trama di riflessioni sulle rivoluzioni, sulla democrazia, sul ruolo degli intellettuali e del movimento operaio e socialista. E uno studio, in ultima analisi, di storia delle idee e delle culture, al quale manca solo, forse, un più puntuale lavoro di contestualizzazione nell'ambito della vicenda biografica di Gramsci, che avrebbe consentito di comprendere più precisamente certe sue posizioni, soprattutto negli anni (1918-1926) in cui egli fu uno dei massimi protagonisti della rivoluzione comunista in Europa. L'interesse dell'autore è invece incentrato principalmente sui temi dell'identità culturale, dell'efficacia dei miti nella vita di una nazione, e proprio in questo senso egli indica in Gramsci uno degli autori più moderni e più attuali dell'Italia contemporanea. Uno scrittore, comunque, che verrebbe voglia di consigliare anche ai tanti riformatori di oggi, così preoccupati per lo scarso senso nazionale degli italiani, se è vero - come afferma Gervasoni - che "per Gramsci un paese unitario non è tale perché le élite intellettuali e politiche si compattano e si uniformano attorno ad un medesimo linguaggio e ad un medesimo repertorio culturale: l'unità nazionale è possibile solo in ragione di un pieno sviluppo delle classi sociali di una nazione e in una loro aperta e competitiva contrapposizione". Editrice La Giuntina - Via Ricasoli 26, Firenze