GIUGNO 1998 C-Crt^O-W^CCi, •e N. 6, PAG. 7 Una seconda storia Rendere l'amore necessario ANNA NADOTTI Anne Michaels In fuga postfaz. di Francesca Romana Paci ed.orig. 1996 trad. dall'inglese di Roberto Serrai pp. 270, Lit 20.000 Giunti, Firenze 1998 "Ero così affamato. Urlai nel silenzio l'unica frase che sapevo in più di una lingua, l'urlai in polacco e in tedesco e in yiddish, battendomi i pugni sul petto: sporco ebreo, sporco ebreo, sporco ebreo". Così emerge dal fango in cui è rimasto nascosto per settimane, nella foresta di Bi-skupin, Polonia 1941, il piccolo Jacob Beer, protagonista del romanzo di Anne Michaels. E sporco e terrorizzato come è si aggrappa all'archeologo Athanasios Roussos che, stringendoselo al petto sotto la pesante palandrana, lo porta con sé in Grecia, sull'isola di Zante, dove aiutandolo a non dimenticare né la sua lingua né l'orrore cui ha assistito, gli offre la possibilità di "una seconda storia", in cui il passato, per doloroso che sia, non venga rimosso, bensì ostinatamente ricordato, perché possa fargli compagnia e assicurargli un futuro intero, "perché se uno non ha più la terra ma ha il ricordo della terra, allora uno può sempre disegnare una mappa". Così inizia il primo romanzo di Anne Michaels, affermata poetessa, nonché pianista e compositrice canadese. Un romanzo bellissimo, se mi è concesso anticipare un giudizio, di cui il titolo originale, Fugi-tive Pieces, meglio di quello italiano suggerisce le implicazioni storiche e la struttura narrativa. Come rileva anche Francesca Romana Paci nella postfazione, il titolo originale "si riferisce tanto agli esseri umani in fuga, quanto a pezzi narrativi (biografie e frammenti di biografie), assimilati a pezzi musicali, che si succedono come le parti di una struttura musicale fugata". Ma chi è il piccolo polacco impaurito Jacob Beer? Chi è il suo salvatore Athanasios Roussos? Chi sono Mi-chaela, Kostas e Daphne, Salman, Ben e Naomi? Chi è Bella? I loro nomi non compaiono né compariranno nel Libro della memoria perché non furono, non sono, persone reali, eppure accade di rado che un romanzo storico, ma anche romanzo di formazione e straordinaria "biografia del desiderio e della nostalgia", ricostruisca con altrettanta lucidità e con un andamento così intensamente poetico, scandito su vite immaginarie soltanto nei nomi, un arco di tempo che è quello della nostra stessa vita, quella metà del secolo breve che ha visto il secondo conflitto mondiale, l'olocausto, la diaspora, molteplici diaspore, il ricrearsi in mondi nuovi di antichi microcosmi comunitari miracolosamente scampati a deportazioni e massacri. Colpisce, nel documentatissimo "romanzo in due parti" di Anne Michaels, il legame che ciascun personaggio ha con il passato, l'amoroso attaccamento alla vita che unisce i vi- vi ai morti, che tiene strette tra loro le generazioni, che dà un senso agli oggetti, testimoni muti eppure parlanti di quelle vite. Jacob, orfano di padre, madre e sorella, continua a sentirne le voci, la risata, l'odore delle mani, a sua sorella continua a cedere il passo ogni volta che si trova a varcare una soglia, a offrire non visto il boccone migliore, disposto a precipitare nell'ossessione pur di serbarne il ricordo dentro di sé, per poterlo un giorno tramandare. E Athos, suo koumbaros, padrino - non padre adottivo, sottolinea l'autrice e voglio sottolinearlo anch'io, bensì qualcuno che si affianca al padre in caso di necessità, per tradizione dunque amico di entrambi -, lo asseconda. Il dolore richiede tempo e l'amore lo lenisce non perché aiuta a dimenticare,, bensì perché sostiene di giorno le memorie di chi di notte è sopraffatto da incubi che pure gli appartengono. Athos, il paleontologo che ricostruisce il tempo di preistoria e storia leggendo la torba e l'arenaria, che ricompone lo spazio da infiniti indizi terrestri e marini, l'umanista che si tormenta per l'urgenza di spiegare come i nazisti avessero abusato persino dell'archeologia per costruire un passato fittizio, Athos sa bene che "siamo fatti della stessa stoffa di cui son fatti i sogni" e sciorina uno straordinario repertorio di racconti, un gioco inesauribile in cui l'adulto e il bambino si scambiano "parole nuove come cibo straniero (...) addentrandosi in un territorio di sempre maggiore tenerezza", fino a che il linguaggio cesserà per Jacob di essere un addio diventando lo strumento parziale di un io ancora indolenzito e guardingo, e più tardi lo strumento prezioso che farà di lui un traduttore e un poeta. "Il poeta parte dalla vita per arrivare al linguaggio, il traduttore parte dal linguaggio per arrivare alla vita" riflette l'autrice con la voce del migrante Jacob, davvero un uccelli- no ammutolito quando approda, e rinasce sulle rive di Zante di tra le pieghe del cappotto di Athos. Qualche anno dopo, quando insieme migreranno in Canada - un mondo totalmente nuovo dove peraltro subito Athos rinviene nelle pietre e negli alberi i segni di una vita millenaria, implicitamente negando ogni essenzialistica gerarchia tra i continenti - Jacob, nella sua risalita alla vita attraverso il linguaggio, fa una scoperta: "L'inglese poteva proteggermi. Un alfabeto senza memoria. Come se l'avesse deciso l'accuratezza storica, a Toronto, il quartiere greco circondava quello ebreo. Quando scoprii per la prima volta il mercato ebreo, ebbi un soprassalto d'angoscia (...) dalla bocca del venditore di formaggi e del panettiere usciva la lingua ardente della mia infanzia. Consonanti e vocali: paura e amor intrecciati (...) Guardavo qui vecchi coi numeri tatuati sul braccio. Quanto gli doveva sembrare ir- reale tutto quel cibo (...) Dalle loro gabbie di legno i polli guardavano fisso, come se fossero gli unici a capire l'inglese e non riuscissero a decifrare quella babele intorno a loro". Da una lingua a un'altra a un'altra, dalla notte al giorno, dal filiale amore per Athos, suo materno koumbaros, alle amicizie adulte e intense, all'amore totale per Mchaela, "il suo cuore un orecchio, la sua pelle un orecchio", seguiamo la rinascita di Jacob in un itinerario affettivo e corporeo che va oltre la sua stessa vita. Della seconda parte del romanzo, breve e ardito artificio letterario, sarà protagonista infatti il giovane studio- so Ben "non da Benjamin, ma 'ben' e basta, la parola ebraica per 'figlio'", che seguendo un percorso a ritroso, da Toronto a Zante, errando tra parole e oggetti nella casa dell'amato poeta Jacob Beer, rinviene - con l'aiuto di un'occasionale quanto simbolica mano femminile - le tracce che gli consentono di afferrare il filo di una memoria resa necessaria da un'ininterrotta catena di affetti. IJeanette Winterson Simmetrie amorose ed. orig. 1997 trad. dall'inglese di Pia Pera pp. 223, Lit 28.000 Mondadori, Milano 1998 Dopo Non ci sono solo le arance, Passione, Sexing the Cherry, Scritto sulcorpo(cfr. "L'Indice", 1993, n. 11) e Arte e menzogne, esce da Mondadori il nuovo romanzo di Jeanette Winterson. "Questa storia è un viaggio attraverso i visceri pensanti. Cominciò su una nave" (La nave dei folli di Sebastian Brant). Jove "si occupa di un nuovo modello del cosmo, della dimensionalità dell'iperspazio, di universi fantasma simmetrici al nostro". Stella, la moglie di Jove, è una poetessa nata lo stesso giorno di Paracelso. Alice, ricercatrice di fisica, si innamora di entrambi. I tre protagonisti di Simmetrie amorose si alternano alla narrazione nei dodici capitoli che portano il titolo delle carte dei tarocchi, raccontando una storia in cui tutto sembra corrispondere: il padre di Alice e la mamma di Stella sono stati amanti, le due donne sono nate una su una barca e l'altra su una slitta. "Questa è una storia vera. Come nella parabola dei due amici che ne trovarono un terzo, inserita verso la metà del libro, si tratta di un viaggio alla ricerca di qualcosa che non è dato trovare. Una storia d'amore che si svolge fra New York e Princeton, intessuta di citazioni dal Don Giovanni di Mozart, dalla lettera di San Paolo ai Corinzi, e accenni a Ma-Ione muore di Beckett, a Einstein, al gatto di Schròdinger. Paola Ghigo MARTIN LUTERO Opere scelte/1 IL PICCOLO CATECHISMO IL GRANDE CATECHISMO (1529) a cura di Fulvio Ferrarlo 368 pp., 101 ill.nl, L.42.000 La Riforma del XVI secolo è un poderoso sforzo di alfabetizzazione biblica del popolo cristiano. In questa prospettiva Lutero concepisce queste due opere del 1529. La prima presenta in poche pagine l'essenziale dì quello che i cristiani devono sapere. La seconda espone in maniera articolata e organica il pensiero di Lutero sugli elementi centrali della fede cristiana; questa è la prima traduzione italiana di quest'opera fondamentale. CARLO PAPI NI SINDONE una sfida alla scienza e alla fede 175 pp., L. 19.000 (seconda ediz.) Le "ostensioni" in corso sono uno schiaffo alla scienza: si torna a parlare di "sacra reliquia" come se fosse dimostrata un'età di 2000 anni! L'A. rende conto dei più recenti studi e scoperte scientifiche sul tema. GIORGIO T0URN ITALIANI E PROTESTANTESIMO UN INCONTRO IMPOSSIBILE? 256 pp., L. 32.000 L'Italia, di tradizione cattolica, si appresta ad entrare in Europa a maggioranza protestante: tutto ciò creerà delle difficoltà non solo economico-finanziarie ma soprattutto di ordine culturale nel confronto tra la cultura italiana e le esigenze di modernità ed efficienza poste da sempre dal protestantesimo europeo. I difficili rapporti del protestantesimo italiano con la realtà nazionale, religiosa e politica. SALLIE McFAGUE MODELLI DI DIO Teologia per un'era nucleare ecologica 256 pp., L. 35.000 Al posto di un Dio "padre", indiscusso Signore della teologia tradizionale, l'A. propone i modelli alternativi Dio madre, amico, amica, amante e, perché no? l'universo come il "corpo di Dio", "...è un lavoro molto importante, ben concepito, scritto in maniera chiara e persuasiva" Rosemary Radford Ruether. f ■■ editrice Claudiana Via Pr. Tommaso 1-10125 Torino Tel. 011/668.98.04-Fax 011/650.43.94 Fucili e ricami di perline FEDORA GIORDANO Susan Power, Danzando sull'erba, Sperling e Kupfer, Milano I997, ed. orig. I994, trad. dall'inglese di Olivia Crosio, pp. 309, Lit 26.900. Tra gli indiani delle pianure, di ritorno da una battaglia o in preparazione a imprese di grande importanza, gli uomini valorosi partecipavano alla Grass Dance, la Cerimonia o Danza dell'erba. L'erba, che a grossi ciuffi pendeva dalle loro cintole e ginocchia, era però una metafora: stava per gli scalpi dei nemici uccisi, con cui ci si conciliava e si entrava in sintonia perché cedessero il loro potere. Nei powwow odierni, che fungono a un tempo da cerimonie, celebrazioni, festeggiamenti, gare di danze, riunioni familiari e momenti di aggregazione sociale e soprattutto di riaffermazione o di riconquista della propria in-dianità, la Danza dell'erba appare agli estranei un' occasione festosa e non è dato cogliere quanto rimanga dell'antico significato. Si prova a svelarlo Susan Power nel suo primo romanzo The Grass Dancer (la traduzione italiana del titolo è quindi molto riduttiva), che rappresenta per la scrittrice - membro della tribù dei Dakota di Standing Rock, ma nata a Chicago, laureata a Harvard e residente nell'intellettualissima Cambridge -anche una piena riappropriazione della sua discendenza indiana. Il romanzo si apre e chiude con un powwow, espediente e forma di una narrazione che sovrappone realtà e mito, storia e magia, in un complesso viaggio nell'immaginario dakota. Perché il giovane Harley, il danzatore che dà il titolo al romanzo, possa eseguire corret- tamente la Danza dell'erba occorrerà che si riappropri e si concili con il passato della sua gente, poiché la politica di sterminio degli Indiani suscitò una magia negativa di cui è ancora vittima insieme a Charlene, che lo ama non ricambiata. Prendono la parola a turno coloro che partecipano al powwow, e alle loro voci si uniscono in un gran corteo quelle delle madri e degli antenati, in un suggestivo intrecciarsi di un secolo di storia e storie, fino a risalire al 1864, con l'arrivo dei missionari cristiani, e con gli antenati che cercarono più a lungo di conservare la vita e la religione tradizionale, aiutati da interventi sovrannaturali contro i fucili della cavalleria. Qui sentiamo parlare la fiera Abito Rosso, uccisa da un missionario per aver spinto al suicidio con la sua magia tre soldati del forte. Un valoroso guerriero e clown sacro sposò il suo spirito, che vaga inappagato sulla terra sconvolgendo le vite dei loro discendenti. Alle donne cui appare in sogno trasmette l'abilità nei ricami di perline, eccessi folli di riso e il potere di possedere ogni uomo di cui si incapriccino. I due giovani spezzeranno la tragica catena di magia che li vorrebbe emuli di Abito Rosso e del suo sposo. Charlene sarà guidata dai ricami della madre, mentre Harley sarà guidato dallo sciamano nell'inipi, un rituale di purificazione nella sweat lodge, la capanna essudatoria che Sherman Alexie ha definito "la chiesa indiana" (qui inaccortamente tradotta "sauna"), e nel rituale della ricerca della visione, sicché l'antica guerriera sarà pacificata e gli apparirà incitandolo a danzare la sua ribellione.