MAGGIO 1998 N. 5, PAG. 7 a segue da pag. 5 avventura, la letteratura di viaggio, il saggio e molto altro ancora. Questo romanzo ha aperto uno spazio incredibile per raccontare le cose e, soprattutto, per trattare temi molto attuali, il che ne fa l'espressione più militante della letteratura. Non esiste romanzo nero, per esempio, che non sia critico nei confronti del potere e non obblighi a confrontarsi con i propri demoni. Per esempio, un giovane autore cileno, Mauricio Elec-torat, ha scritto uno straordinario romanzo nero intitolato El paratso tres veces al dia che è un viaggio negli inferi del mondo della droga, fatto attraverso personaggi affascinanti, molto ben costruiti. E un vero e proprio regolamento di conti". Ha definito il romanzo nero "una finestra sul lato oscuro della vita che bisogna conoscere". Col suo ultimo lavoro, Diario di un killer sentimentale, che lato oscuro ha voluto illuminare? "L'idea era quella di creare un personaggio terribile, un assassino, un essere abietto che, però, si confrontasse costantemente con la sua parte umana, l'altro io che lo guarda dallo specchio. Non credo nella coscienza degli uomini, ma credo che esista una sorta di sdoppiamento nella persona che in certe occasioni la porta a domandarsi cosa stia facendo, come possa fare certe cose. Volevo, inoltre, che quell'essere selvaggio - che agisce su commissione di gente 'fine' ma in realtà più selvaggia di lui - si muovesse nella mecca del mondo civile, nelle grandi città, negli alberghi di lusso e così via. Insomma, volevo mettere una bestia nel mondo più sofisticato e vederlo agire in quel contesto". Che problemi ha dovuto affrontare per costruire in prima persona un personaggio così lontano da lei e così diverso dai personaggi dei suoi precedenti romanzi? "È stato piuttosto difficile perché il protagonista a tratti diventava buono, tenero. Io continuavo a ripetermi che doveva essere malvagio, perverso all'estremo, ma ogni tanto mi sfuggiva di mano e si trasformava in un essere nobile. Comunque, ci sono già stati due o tre critici che l'hanno letto in modo intelli- gente e l'hanno visto come una metafora del modello economico neoliberale, che non si ferma assolutamente davanti a nulla, che mette al di sopra di ogni cosa il pragmatismo. Il protagonista sacrifica l'amore, sacrifica tutto perché così deve fare un professionista. Il riferimento immediato, quindi, è quello, è il modello economico che impera in molti paesi e che sacrifica tutto". C'è una nota barocca nel Diario di un killer sentimentale, il mondo al rovescio: la vittima salva il killer, quest'ultimo si rivela essere il vero angelo sterminatore, la Dea invece di controllare il traffico di droga, lo alimenta... "Il fatto è che il mondo è realmente al rovescio. Gli Stati Uniti, i maggiori finanziatori della lotta contro la droga, sono il paese che consuma più droga. I componenti della massima organizzazione per il controllo del traffico di droga, la Dea, sono i principali trafficanti, perché di tutti gli stupefacenti sequestrati solo un dieci per cento arriva nelle aule dei tribunali, il resto si perde per pagare i collaboratori, o rientra in commercio. Il mondo al rovescio, appunto. La vittima del romanzo, Victor Mujica, è un Robin Hood folle che scopre che l'unico modo di distruggere gli umiliatori, di mettere in ginocchio il sistema, è quello di fornirgli ciò che più desiderano: tutta la droga del mondo". Questo killer condivide con personaggi precedenti un destino di fallimento... "Tutti noi autori latinoamericani, in un certo senso, siamo laureati in fallimento. Un altro giovane scrittore, Santiago Gam-boa, un colombiano, è autore di un ottimo romanzo intitolato Perder es cuestión de metodo. Il titolo è un piccolo omaggio a me perché è una citazione presa da Un nome da torero. Noi latinoamericani ci abituiamo tanto al fallimento che perdere diventa davvero una questione di metodo, bisogna saper perdere bene. I miei personaggi, come me, sono grandi perdenti, non perché ci piaccia perdere, ma perché sappiamo perdere". Sapete come cadere in piedi. "Esattamente: cadere in piedi, come i gatti". L'ultima missione del killer Luis Sepulveda, Diario di un killer sentimentale, Guanda, Parma 1997, ed. orig. 1996, trad. dallo spagnolo di llide Carmi-gnani, pp. 73, Lit 16.000. In settantatré pagine si narrano, con singolare equilibrio espressivo, sette giorni di vita di un professionista del delitto su commissione, che così descrive il suo passato: "Arrivo, ammazzo e me ne vado. Ecco cosa ho fatto negli ultimi quindici anni". Ma in quella che sarà l'ultima missione, il meccanismo che ha regolato la sua inappuntabile carriera professionale si inceppa. Il sicario viene tradito e lasciato dalla sua ragazza, la "gran figa francese" con cui ha vissuto negli ultimi tre anni e per la quale ha violato diversi precetti professionali. Malgrado questo e altri segnali negativi gli sconsiglino di farlo, decide di portare a termine l'impresa che gli è stata assegnata, "perché, anche cornuto, un professionista è sempre un professionista". Deve eliminare in modo esemplare uno strano personaggio, un tipo che ha tutta l'aria di un benefattore e che suscita la sua curiosità. Contro ogni deontologia professionale, inizia a interessarsi alla sua vita, a domandarsi perché debba uccidere 0 membro di una Organizzazione Non Governativa, perché la Dea lo protegga, perché un moderno filantropo introduca nel mercato ottima droga a prezzi irrisori. Sulle tracce della vittima, il killer si sposta incessantemente da un albergo di lusso a un altro, da Madrid a Istanbul, da qui a Francoforte e a Parigi. Giunge, infine, a Città del Messico, dove la vicenda si conclude senza negare al lettore il finale imprevedibile e dove il sicario, sacrificando il suo sentimentalismo alla ferrea logica professionale e alla ragione economica, rinsalda il suo status, minato da una serie di disdicevoli errori. L'azione del romanzo, scandita da un succedersi di avvenimenti, di equivoci, di scontri e di incontri, ma anche dal monologo ossessivo del protagonista diventa via via più incalzante. Il ritmo dell'azione contagia la prosa scarna e visiva dello scrittore cileno, che è molto ben resa dalla traduttrice llide Carmignani. Con Diario di un killer sentimentale Luis Sepulveda propone un'opera originale rispetto alla sua produzione anteriore: si allontana dal racconto della sua vita e abbandona i grandi spazi naturali, la foresta, il mare, le distese della Patagonia, scenari di libri come II vecchio che leggeva romanzi d'amore (Guanda, 1995) o II mondo alla fine del mondo (Guanda, 1994; cfr. "L'Indice", 1994, n. 8). Sulla scia di scrittori come Paco Ignacio Taibo II e Jerome Charyn, sceglie di inoltrarsi nei territori metropolitani per svelare le nuove forme di criminalità, per mettere a nudo la "logica", gli abusi e i soprusi del Potere. Ciò che rimane invariato, dunque, è il proposito dell' autore di confrontarsi col disordine della realtà, di decodificare il caos attraverso l'arte della semplicità e dell'immediatezza. (L.L.) 3