— 4 — Lo Steve, premesso che il reddito nazionale può essere accresciuto con una politica adeguata capace di riassorbire la disoccupazione, sostiene che la riforma tributaria deve farsi nel senso d’aumentare le imposte dirette personali piuttosto che le imposte sui consumi che finirebbero a ridurre il mercato di consumo già tanto povero, con danno anche degli imprenditori, die producono per il consumo. Il De Nardo distingue gli oneri gravanti sulla produzione dagli altri e li valuta nel 65 % del totale. Il Della Porta esamina non la questione fiscale, ma organizzativa della riduzione dei costi. Lo Zuccarello considera come si potrebbero ridurre del 15-20% gli elementi del costo fiscale, che grava sui prodotti da destinare al mercato estero. L’intervento del prof. Griziotti e quello del Dott. Costa ha presentato la comune idea di trasferire parte del carico dalla produzione ai consumi non necessari con tecniche diverse. E’ apparso pertanto interessante far conoscere ai lettori tali discorsi e lo scambio d’idee, che cortesemente il Dott. Costa ha acconsentito di compiere con il prof. Griziotti. N. d. D. L’INTERVENTO DEL GRIZIOTTI « Studi fatti tanto in Inghilterra quanto in Italia hanno concluso che le imposte non possono stare sopra elementi che rappresentano le rimunerazioni necessarie per i fattori della produzione, poiché, per la stessa definizione data che sono necessarie rimunerazioni, non sono re-stringibili dall’imposta. Pertanto le imposte che cadono sopra questi elementi sono destinate a rimbalzare sopra altri elementi dell’economia, oppure ad aggravare i costi della produzione. Il concetto generale che deve guidare un buon ordinamento tributario è quello di colpire le rendite del produttore e le rendite del consumatore. Queste rendite costituiscono l’area della capacità contributiva. Quindi, nel procedere alla critica dell’ordinamento tributario attuale e nel delineare quale possa essere un nuovo ordinamento, che è stato auspicato anche dal collega Cosciani, io parto da questi criteri della scienza moderna. Come ha osservato l’oratore che mi ha preceduto, le entrate del bilancio derivano dalle imposte dirette per quasi il 20 % del totale. Di questo gruppo una minima parte è data dall’imposta personale sul reddito, la quale effettivamente, quando tenga conto dell’esenzione del minimo imponibile largamente concepito, corrisponde ai concetti della scienza moderna di colpire le rendite personali derivanti dalla produzione. Invece le imposte dirette reali vengono a colpire per lo più elementi che sono veramente costi e quindi esse devono essere evitate per non produrre gli effetti tanto lamentati di deprimere la produzione e