to per quel che riguarda non più lo sviluppo della trama - che non avrebbe senso continuare a rivelare - quanto l'architettura di questo romanzo, così diverso dalle precedenti opere di Yehoshua, e non solo, come ha già detto qualcuno, perché per la prima volta Israele resta sullo sfondo, quasi fosse un paese diventato "normale", e che non ha più bisogno di trasfigurazioni. Che a vivere il travaglio psicologico di un percorso di formazione, sia pure in senso molto estremo, sia un esponente del mondo della scienza non è certo un elemento di particolare rilievo letterario. Ma che costui si arrovelli di punto in bianco sulle origini dell'universo e si accorga per la priva volta che la "sua" scienza, la medicina, è davvero ai confini con la magia, questo è a mio parere indice di qualcosa che va oltre l'espediente narrativo. È forse esagerato parlare di una tendenza, ma non vi è dubbio che in molti romanzi recenti di alcuni tra i maggiori scrittori contemporanei la figura dell'uomo di scienza compaia in vesti problematiche, riproponendo quesiti filosofici sotto forma di strategie di sopravvivenza. In modo molto diverso tra loro, Amitav Ghosh ne II cromosoma Calcutta, Monika Maron in Animai Triste, Antonia Byatt ne La torre di Babele, Ian McEwan ne L'amore fatale (cfr. la recensione a p. 9), incorporano nella trama gli interrogativi posti dal paradigma scientifico, che si tratti di interpretare un evento o, addirittura, le origini dell'universo. Soprattutto McEwan sembra giocare a mettere in scacco il proprio personaggio, quasi che, alla fine, l'intento debba proprio essere quello di dimostrare che la scienza non esiste avulsa dal soggetto che la esamina e che quindi ne influenza in modo determinante gli esiti. In Yehoshua la domanda è di ordine etico, riferita non solo a una I libri di Yehoshua Il poeta continua a tacere, 1987 Elogio della normalità, 1991 (entrambi pubblicati da La Giuntina) L'amante, 1990 Cinque stagioni, 1993 Il signor Mani, 1994 Un divorzio tardivo, 1996 Diario di una pace fredda, 1996 (tutti pubblicati da Einaudi) crisi del soggetto, ma dell'ordine morale che deve ritrovare un suo centro "dalle parti" della religione, sia pur non abbandonando un'ispirazione laica. Molte potrebbero essere le ragioni che in modo più o meno diretto inducono a tematizzare in forme ugualmente dense e stilisticamente originali il pensiero scientifico: dall'incombente fine millennio al recente tramonto delle ideologie, dalla divulgazione scientifica come fenomeno di massa all'aumento delle scoperte scientifiche vicine alla vita quotidiana dei singoli. Eppure, nella narrativa di fine secolo che si muove tra i due poli di ragione e sentimento, l'unica novità è ancora una volta il linguaggio. Uno scrittore di vedetta di Alberto Cavaglion ell'opera di Yehoshua la realtà politica, pur trasfigurata, appare sempre nella sua drammaticità: i nodi della questione arabo-israeliana di nórma ci vengono offerti senza falsi timori, quando non addirittura denunciati con coraggio. Nel volumetto Il poeta continua a tacere, che ci ha fatto conoscere Yehoshua (Giuntina, 1990), precisa- fugiato per insegnare letteratura all'università di Haifa), ha incominciato a scrivere romanzi nei quali la società israeliana ci viene presentata senza infingimenti: straordinaria la sua capacità di coinvolgerci con storie di gente comune, inimmaginabile la sua potenzialità di narratore, che sfiora la crudeltà perché non ci dà riposo fintanto che non arri- wm^m^mmmmmmgmmmmmamrnm sapientemente classica è la sua narrativa che si sviluppa lungo il solco della tradizione del romanzo europeo del secolo scorso. Nei romanzi e nei racconti sembra quasi che Yehoshua si sforzi di dare una compostezza balzachia-na alle idee elettrizzanti e disomogenee che nei saggi assumono una forma più grezza e fanno emergere, l'inquietudine del vec- !§Jj|P chio pioniere socialista amareggiato dalle tante sconfitte. Ecco così la provocazione (poi parzialmente ritrattata) contro l'ebraismo diasporico, non solo americano, ritenuto anacronistico e superato dalla storia del giovane Stato d'Israele; ecco così, dopo l'ennesimo affronto agli accordi di Oslo, l'idea - forse tutt'altro che impraticabile, nella sua sgradevolezza - di erigere un muro che finalmente separi palestinesi e israeliani; ecco, per ultima, è di questi giorni (ne hanno riferito i nostri quotidiani), la provocazione estrema sull'arte che non saprebbe più esprimere i valori della religione: la letteratura si è isterilita nello stesso momento in cui la religione è finita vittima dell'integralismo. La prima catastrofe, in Italia, ci è familiare. La seconda un po' meno, ma in Israele, e forse non soltanto in Israele, deve essere andata purtroppo così. L'indignazione ha sempre fatto di Yehoshua un saggista nervoso, scattante; per capire meglio ciò di cui stiamo parlando il lettore italiano dovrebbe lasciare il clima di bonaccia che si respira da noi oggi e per analogia pensare - e non sbaglierebbe - a Salvèmini e a Gobetti quando parlavano della crisi italiana dopo la Grande Guerra o a Ernesto Rossi quando fustigava i costumi dell'Italia democristiana. Stilisticamente siamo agli antipodi della prosa ariosa di L'amante-, in questo ultimo libro come nel precedente Signor Mani, gli eventi si succedono secondo uno schema di cause e di effetti, in un'idea di sviluppo della trama che non conosce interruzioni. allora? Deve essere realmente grave la situazione in Medio Oriente, se questo poeta-vedetta ha deciso oggi, in buona sostanza, di risalire sugli alberi e di lassù parlarci di Benares o dei santuari indiani, in un grandissimo romanzo, come certamente è Ritorno dall'India, da cui non ci si separa fino a che noti si arriva in fondo, dominato però da un desiderio di fuga che sarebbe grave errore pensare come esclusivo appannaggio di Benji Rubin, il giovane medico protagonista del libro, e non anche come un'esigenza avvertita come vitale dallo stesso Yehoshua. mente nel racconto Di fronte ai boschi, incontriamo un giovane intellettuale che, per portare a termine una ricerca erudita sulle crociate, sceglie di isolarsi e va a fare la vedetta del Fondo Nazionale, ma poi s'accorge che il bosco dove lavora - divenuto nel frattempo meta di spensierate escursioni - sorge sulle rovine di un villaggio arabo. Sia consentito a chi scrive un guizzo di orgoglio: quella prima edizione italiana dei racconti, nell'ormai lontano giugno 1990, fu recensita sull'"Indice" quando da tutti il nome di Yehoshua era ignorato (anzi i più ritenevano, sbagliando, che fosse Gros-sman il vero' talento israeliano). Quel giovane intellettuale-vedet-ta è un po' come se fosse l'alter ego di Yehoshua, uno scrittore che da allora non ha più smesso di fare la vedetta e vedere bene. Sceso dall'albero (dove si era ri- viamo all'ultima pagina, e così egualmente inconfondibile è la sua dote di farci toccare con mano sentimenti delicati, femminili più che maschili, con una precisione quasi fotografica che altri scrittori israeliani non conoscono. f ltre che autore di fortunati ' romanzi, come si sa, Yehoshua ha continuato a essere un osservatore appassionato, direi quasi spietato, della società in cui vive. Finzione e realtà sono due elementi che in lui hanno seguito itinerari diversi, ma si trovano oggi a un punto di svolta forse decisivo. Il suo impegno etico-civile è ben noto in Italia attraverso i libri di saggistica, più esili rispetto ai fluviali romanzi (Elogio della normalità, Giuntina, 1992, e Diario di una pace fredda, Einaudi, 1996). Tanto provocatorie le sue tesi sull'attualità, quanto Belfagor 312 L'inquieta e coraggiosa battaglia di "Bel/agor" Eugenio Garin 1997 Arnaldo Momigliano e il contesto Carlo Dionisotti Giancarlo CoNSONNlCtffà e periferia nella poesia del '900 "Vecchio lattante e pargoletto antico» Rinvii letterari in Caravaggio RENZO villa Eugenio Montale a Luigi Russo '50 "Quando il cliente è la Posterità" Marc Fumaroli XVI Fauteuil et La Fontaine Bertrand Hemmerdinger Papuzzi Bobbio Biografi d'occasione Natta autobiografo d'eccezione Dialogo fra la penna e il Dottor Computer Marianello Marianelli In tempi chiassosi e superficiali, se non rifosse "Belfagor", bisognerebbe inventarlo: Generoso Pirone "Il Mattino", Napoli, 15 gennaio 1996 Rassegna di varia umanità diretta da Cado Ferdinando Russo Abbonamento invariato, sei fascicoli di 772 pagine. Idre 69.000 c.c.p.21920509- "Belfagor" Firenze Casa Editrice S, LeoS. Olschki Casella postale 66 « 50100 Firenze kg^ Tel. 055 / 65.30.684 » Fax 65.30.214 DICEMBRE 1997 cted 77 VCeóC- N. 11, PAG. 7