Idei libri del mese| GIUGNO 1996 Va' dove ti portano le favole N. 6, PAG. 12 Nicholas Adams, Le voci dentro, E. Elle, Trieste 1996, ed. orig. 1995, trad. dall'inglese di Chiara Belliti, pp. 176, Lit 9.000. Gli scrittori che usano uno stesso pseudonimo sono ormai numerosi, la scrittura è lo strumento con cui si offre al pubblico un'idea, una storia. Nicholas Adams rappresenta infatti quattro autori americani che si compiacciono di penetrare l'animo umano "puntando i riflettori sulla follia, sulle perversità, sulle debolezze, sulle schizofrenie del nostro vivere". Le voci dentro è quel che promette: chi vuole tremare almeno un po', lo potrà fare usando uno strumento perfettamente interscambiabile con quel cinema, quella televisione, quella cronaca nera che vanno verso la grande unificazione dei codici. Più vicini a una sceneggiatura che a un racconto, questi libri vanno letti in velocità, alla ricerca della sensazione fisica, vero obiettivo degli autori. La collana di cui questo testo fa parte è destinata agli adolescenti, ma ne esistono altre due: "Superbuh" e "Minibuh", rispettivamente per ragazzini e bambini. Nasce il sospetto che quell'intento di puntare i riflettori sulla follia si fondi propriQ sull'esasperata necessità di alimentarla. Eliana Bouchard Dr. Fran Balkwill, Mie Rolph, Cellule guerriere, Editoriale Scienza, Trieste 1996, ed. orig. 1990, trad. dall'inglese di Beatrice Falaschi, pp. 32, Lit. 12.000. Andare a vedere che cosa c'è dentro il proprio corpo è un'operazione che non lascia indifferenti né gli adulti né i bambini. Le Cellule guerriere consentono di andare incontro all'ignoto in compagnia di una guardia del corpo. Il racconto delle eroiche sentinelle in lotta contro i germi Invasori permette di immaginare quei mille milioni di cellule chè ogni giorno vengono prodotte nel midollo, all'interno delle ossa. Che cosa sia un neutrofilo, un linfo-• cita, un macrofago, lo può capire, in questo libro, soprattutto un bambino affascinato dall'intensa e complessa attività che si dipana pagina dopo pagina e che spiega come il lavoro di difesa sia potente, ben organizzato e rassicurante. L'intervento congiunto delle cellule guerriere raggiunge il suo culmine quando si tratta di rimarginare una ferita: sventare il pericolo di infezione è un lavoro di cui vanno fiere le cellule guerriere che spianano il terreno alle cellule costruttrici, i fibro-blasti. (e.b.) Peter Pohl, Il mio amico Jan, Salani, Firenze 1996, ed. orig. 1985, trad. dallo svedese di Piero Pieroni, pp. 222, Lit 15.000. La curiosità che viene destata nel lettore fin dalle prime righe del romanzo cresce come una sete inestinguibile che non trova mai tre- gua, perché le rapide e centellinate risposta al grande enigma nascosto nell'intreccio non sono mai esaurienti, restano sospese così come dentro la coscienza del protagonista. È la storia di una grande amicizia, nata per le strade di Stoccolma, tra due ragazzini attratti da una diversità estrema e invalicabile. Dell'uno tutto è palese: l'età, la famiglia, le amicizie, i legami affettivi; dell'altro nulla è noto, salvo l'essere in carne e ossa che improvvisamente compare sulla simbiotica bicicletta. Vestito di rosso carminio e arancio mandarino, il sottile ragazzo esercita un fascino travolgente sull'amico così sistematico e diligente. Cresce l'amicizia,ma cresce Antonio Faeti, La vera storia di Pocahontas, Bompiani, Milano 1996, ili. di Anna Brandoli, pp. 159, Lit 12.000. Contro l'alluvione di Pocahontas (film, albi, fumetti, gadget) si può tentare di difendersi opponendo media tradizionalmente più deboli, ma portatori di forte senso, come ad esempio, per gli adulti, Il capitano Smith e la principessa Pocahontas dell'inglese John Davis, che risale al 1805 (Marsilio, 1995.; cfr. "L'Indice", 1996, n. 4). 0, per i ragazzi, La vera storia di Pocahontas, dell'autorevole studioso italiano di letteratura per l'infanzia, il quale ha scritto non un saggio, bensì un vero Pallaciccia I, padrone di un impero televisivo, di costruzioni e di Iper-Super-Megamercati che adesca i bambini con spot, jingle e merendine (un Incrocio tra Silvio Berlusconi e Giuliano Ferrara). La Tamaro è un'abile sarta che cuce figure e topo/' fiabeschi e fantastici: Bambi, 'Mowglt, Peter Pan, Pinocchio, la cacca di Dahl, le fiabe dei vestiti dell'imperatore e del pifferaio di Ar-core. Soprattutto il racconto rivela, con la sua àpocalitticità antitelevisiva, la paura che il moderno medium elettronico suscita non solo tra gli educatori, ma anche tra i vecchi media; anche il libro per ragazzi .scende in campo contro il video cattivo e pericoloso concorrente. anche il dubbio sulla provenienza dì Jan; ìe sue assenze frequenti non hanno spiegazione, e neanche i segni di violenze sul viso. Ma il pegno dell'amicizia sta proprio lì, nel non fare domande, nell'accettare tutto dell'altro nella buona e cattiva sorte, anche il silenzio. Quando il peggio arriverà non ci sarà più il tempo per sapere, non ci sarà il tempo per capire, ma resterà tutto il tempo per ripensare alle immagini cristalline dell'amicizia. (10-14 anni). (e.b.) Chiara Rapaccini, La vendetta di Debbora (con due b), Piem-me, Casale Monferrato (Al) 1996, pp. 102, Lit 12.000. La mamma di Debbora, nella scelta del nome per la figlia, si è lasciata ispirare dalla telenovela Lacrime e sangue che va in onda dopo il telegiornale delle due. Parruc-chiera per vocazione, coltiva l'ambizione di vedere la propria piccola incorniciata nella copertina di una rivista di moda per bambini. L'autrice scava a piene mani nel grottesco del mondo dell'immagine dando a Debbora l'intelligenza e la responsabilità di smascherarlo. Che abisso tra le aspettative della madre e quelle della figlia e che difficoltà per quest'ultima a non farsi contaminare dal vischiosissimo gioco delle apparenze. Non c'è raffinatezza nella scrittura di Rapaccini ma trasposizione del rozzo-, del volgare e dell'appariscente grazie a un linguaggio volutamente poco elaborato. Il gioco di dissacrazione, che trasforma in prosciutti e salsicce esili e profumate modelle, nuoce alla struttura della storia ma la rende vivace ed estemporanea. (e.b.) racconto, ambientato ai nostri giorni e che tuttavia contiene la storia autentica della principessa indiana, ma entro una rete fitta e ricca di suggestioni, significati, collegamenti, allusioni, riferimenti e rimandi all'attualità. Una classe di scuolg media bolognese scopre Pocahontas come simbolo dell'incontro e del dialogo tra culture diverse, con l'aiuto di una professoressa e di un'anziana ma vispa antropologa, che mostra ai ragazzi come la sua sia la scienza dell'Altro. Contemporaneamente i ragazzi incontrano la morte, quella di una bellissima compagna, sempre vestita da indiana, schiantatasi in un incidente stradale mentre tornava dalla discoteca. Venuti meno i riti di passaggio e di iniziazione, che sostanziavano la crescita presso popolazioni come quelle indiane, i moderni miti del consumo censurano la morte, la rimuovono o banalizzano. Faeti racconta con finezza e partecipazione, senza moraleggiare, ma senza nemmeno tacere, giovandosi delle illustrazioni molto fumettistiche di Anna Brandoli. Fernando Rotondo Gli altri tre titoli sono: Monster di Christopher Pike, Polissena del Porcello di Bianca Pitzorno e II cucchiaio di meteorite di Philip Ridley. (f.r.) Gina Bellot, La torta storta. Rime & filastrocche, Nuove Edizioni Romane, Roma 1996, ili. di Marilena Pasini, pp. 59, Lit 11.000. Le Nuove Edizioni Romane, un nome storico nella piccola editoria di ricerca e sperimentazione, continuano a battere il sentiero stretto stretto - "una nicchia", in gergo -della poesia per bambini. Ripubblicano in unico volume le poesie "sempreverdi" di Piumini, contenute in lo mi ricordo e Quieto patata, ormai un classico del genere, e offrono spazio a una voce nuova, che esordisce per il piacere, e soprattutto il divertimento dei lettori. Gina Bellot, notissima e bravissima operatrice editoriale all'ufficio stampa della Laterza, ha scritto una quarantina di poesiole, filastrocche, versi ritmati in rime baciate o alternate, che entrano con facilità nell'orecchio del bambino per la musicalità cantilenante e per la creatività dell'invenzione, che ne fanno una sorta di versione autoctona dei limerik e dei nonsense, ma con un felice adeguamento alla cultura e * alla sensibilità nostrane. Un matrimonio ben riuscito esprime fulmineamente la poetica dell'autrice: "Verso Zoppicante incontrò Rima Baciata. / 'Dopo i confetti', le disse, / 'faremo tanti bei sonetti'". Un animale, una foglia, un paese, un'emozione, un pensiero, una pa-rola-stimolo forniscono di volta in volta il punto di partenza per l'invenzione. (f.r.) Susanna Tamaro, Il cerchio magico, Mondadori, Milano 1996, pp. 153, Lit 5.900. Sulla scia del successo dei fratelli maggiori, adesso sono arrivati anche i "Miti Junior" per i ragazzi, a Lit 5.900, con tirature di 100.000 copie, senza ristampe. Uno dei primi quattro titoli è una favola ecologica oscillante tra misticismo e demonizzazione antitelevisiva. Un bambino lupo, con l'aiuto di amici umani e animali, si oppone alla distruzione della natura. L'avidissimo capo dei cattivi è Sua Mollosa Porchezza Dacia Maraini, Storie di cani per una bambina, Bompiani, Milano 1996, ili. di Gionata Ferrari, pp. 109, Lit 12.000. Gli scrittori di serie A di tanto in tanto non disdegnano qualche incursione nei territori della letteratura per l'infanzia: da Capuana e Gozzano a Zavattini e Palazzeschi, fino a D'Arzo, Malerba e Tamaro. Adesso ci prova Dacia Maraini con svelti racconti-ricordi di cani che hanno attraversato la sua vita. Ora burloni, giocherelloni, furbi, un po' lunatici (il cane che mangiava il gelato, quello che amava giocare a riportare le pietre, quello che voleva volare, l'irlandese dignitoso e indipendente di un calciatore, un cucciolo trovato in un cassonetto); ora strani, bizzarri, inquieti e inquietanti fino alla tragicità di un destino in cui lo strazio crudele e inutile della malattia e della morte è ancora inferiore rispetto al senso di una frattura profonda, della rottura senza spiegazioni di un'amicizia, della ferita incommensurabile dell'abbandono. Lo sguardo animalista della Maraini individua l'origine di tanta sofferenza nello scompenso tra la vita degli animali e la nostra, "per cui siamo destinati ad assistere con strazio alla morte ripetuta dei nostri più cari amici". Nelle storie gli otto cani - più un cavallo, una lontra e un uccello - sono descritti con tale partecipazione e finezza da essere destinati a camminare nei sogni di chi le ascolta. (f.r.) Paula Fox, Il volo dell'aquilone, Mondadori, Milano 1996, ed. orig. 1995, trad. dall'inglese di Uva Tron, pp. 99, Lit 13.000. Se l'horror è il genere che oggi tira di più nell'editoria per ragazzi -come si è visto alla Fiera di Bologna - un altro filone di successo è rappresentato dai libri legati a problematiche realistiche d'attualità e ricchi di tensioni, civili e morali. Come dimostra il racconto di Paula Fox, per tematica e scrittura. Il quattordicenne Liam viene a sapere che il padre è malato di Aids per una trasfusione di sangue infetto. D'improvviso, come un lampo, gli affiora il ricordo, di qualche anno prima, del padre abbracciato con un giovane sulla spiaggia. La menzogna lo ferisce forse ancor più della colpa: voi adulti raccontate solo balle, siete tutti bugiardi! "Sono pur sempre tuo padre" - è la risposta. Lentamente, Liam perverrà alla pietà, alla comprensione, all'accettazione, alla riconciliazione degli affetti. Fino al punto di picchiarsi con un amico che ha deriso un "finocchio", liberandosi così simbolicamente della condanna e del disprezzo che erano dentro di lui. Fox guida il lettore a questa meta attraverso pagine ora durissime e ora struggenti, come quelle del padre in fin di vita e delle sue ultime parole: "Non sono spaventato. Stanco, piuttosto". (f.r.)