LUGLIO 1996 Lf Lcr(^tvi et cvcctcr'zc- N. 7, PAG. 51 Metagrammi di Giorgio Calcagno Da Roma a Bonn si può andare in aereo, in treno, in auto. Ma si può andare anche con il vocabola- rio, facendo attenzione alle regole del gioco. Bisogna cambiare una sola lettera per volta, passando sempre attraverso parole di senso compiuto. Per esempio: Roma-ri- ma-lima-lama-lana-luna-duna-do- na-bona-Bonn. Abbiamo fatto no- ve passaggi, non siamo mica stati tanto bravi. Un giocatore appena accorto ne salta almeno quattro: Roma-doma-dona-bona-Bonn. Un giocatore che il vocabolario lo conosce bene va per la via diretta: Roma-boma-bona-Bonn. Il gioco è stato inventato - sem- bra - da Lewis Carroll nel 1878, e da lui battezzato Doublets, perché alla base c'è sempre una coppia di parole (lui cominciò con head-tail, testa-coda). Ma noi non lo gioche- remmo oggi se non lo avesse diffu- so in Italia Giampaolo Dossena, che per anni ce ne ha parlato dalla sua rubrica di "Tuttolibri". Dosse- na ci ha anche insegnato il nome italiano - anzi, greco - del gioco: Metagramma, al di là della lettera. Ci sono alcune regole per giocar- lo, e alcuni limiti, per renderlo più difficile, cioè più divertente. Le pa- role, dello stesso numero di lettere, devono essere in opposizione tra loro. I passaggi devono sempre ri- spettare le parole del vocabolario, comuni o proprie: sono ammessi i nomi di persona, di città, fiumi, la- ghi, isole e arcipelaghi. Non i co- gnomi. Si possono usare le sigle, se entrate nel vocabolario. In caso di necessità, per risolvere un passag- gio, si possono usare sintagmi co- me la coppia articolo-sostantivo o verbo con pronome enclitico. Non si possono utilizzare due parole consecutive con la stessa radice. Proibito passare, per esempio, da pedana a pedata. Ma ammesso il passaggio da canta a canto se la pri- ma parola è voce del verbo cantare e la seconda indica "l'angolo for- mato da due muri che si incontra- no" (Zanichelli). Proponiamo dieci metagrammi, in vario ordine di difficoltà, con i punteggi relativi. Se, globalmente, riuscite a totalizzare da 10 punti in su siete bravi, sopra i 20, ottimi. 1) da Polo a Nord (1 punto) 2) da Tutto a Nulla (1 punto) 3 ) da Renzo a Lucia (2 punti) 4) da Omero a Dante (2 punti) 5) da Berlu a Sconi (3 punti) 6) da Anima a Corpo (3 punti) 7) da Cesare a Pavese (3 punti) 8) da Cesare a Pompeo (5 punti) 9) da Londra a Parigi (6 punti) 10) da Asor a Rosa (7 punti) Infine, per chi vuole impegnarsi di più; cinque metagrammi a ciclo, con vari passaggi obbligati: 1) da Ramo a Como passando per Lago (2 punti) 2) da Suora a Abate passando per Prete e Frate (4 punti) 3 ) da Torino a Genova passando per Milano (5 punti) 4) da Testa a Piede passando per Bocca, Denti, Mento, Collo, Pet- to, Sesso, Gamba (7 punti) e ritor- no per la via diretta 5) da Acqua a Cielo passando per Terra e Fuoco ( 10 punti). Ossimori nascosti di Paolo Albani Gli "pseudo-haiku" che seguono, raccolti in un libretto (ancora inedito) intitolato Le svagate sta- gioni, sono costruiti sulla base del gioco - da me inventato nel 1987 - dell'"ossimoro nascosto", che consiste nell'accostare due parole all'interno delle quali si nascondono altre due parole, più brevi, che formano un ossimoro, cioè l'unione pa- radossale di due termini antitetici. Senza andare troppo lontano, nella stessa locuzione "ossimoro nascosto" sono occultate due parole antitetiche: cioè "mòro", termine dialettale che sta per "muoio", e "nasco". Poiché si risolve nel tagliare in fette le parole, il gioco può essere incluso nel campo delle "pseudosciarade". Li ho chiamati "pseudo-haiku" in quanto, pur essendo composti di tre versi e affrontando il te- ma palpitante delle stagioni, dei "veri" haiku giapponesi non rispettano la classica distribuzio- Sferràta primavera scimmiotta il suono d'inaffidabili giardinetti Arcadici greggi sfarfallano al margine di una poiètica infanzia Morbidi céràsi sovrastano efficaci l'afasìa di un angelo Carambola prudente in un fittizio paradiso una canìcola micidiale Focosamente temeraria scomoda un incendio la processata caldura Frizzante cicalàta esplode in lontananza la calma di un poggetto ne (5,7,5) delle sillabe. Ogni verso, formato da una coppia di parole in grado di generare un "ossimoro nascosto", è con- gegnato in modo da rispettare alcune precise re- strizioni (o "contraintes"). In sintesi si tratta di questo. Le parole "nascoste" devono concordare nel genere e nel numero in caso di nomi, aggettivi e pronomi; nel modo, nel tempo e nella persona in caso di verbi; inoltre fra la parola "contenuta" e la parola "contenente" non deve sus- sistere omogeneità etimologica (o "equipollenza" per usare un termine dell'enigmistica classica). I testi di riferimento per la costruzione degli "ossimori nascosti" sono stati: Il Nuovo Zingarel- li. Vocabolario della lingua italiana (Zanichelli, 1990) e Giuseppe Pittano, Sinonimi e contrari. Dizionario fraseologico delle parole equivalenti, analoghe e contrarie (Zanichelli, 1987). S'invetera il castagno in cortesie parsimoniose e poemetti verginali Al cambio del confine s'apposta il rampicante lentigginoso e celestiale S'accapigliano trèmuli nel ristòro della penombra telai di crisantemi Sibili d'inverno s'alternano triviali fra gli speroni offesi S'avvita un'invernata di falchi insoddisfatti e disparite apparizioni Spira rapace e s'aggraticcia in lacrime un parcato febbraio 3 "La capacità di provare godimento è anche la condizione necessaria affinché si affermi quel tipo di rassegnazione che tiene conto del piacere proprio di quelle situazioni in cui al piacere si può accedere senza desiderare avidamente gratifi- cazioni impossibili o nutrire eccessivo risentimento per la frustrazione subita". 4 "Non v'è maggior differenza tra debitore e creditore, quanto a dimensioni delle rispettive borse, che tra beffato e beffatore, quanto a lunghezza di memoria. E in questo il pa- ragone corre, come dicono gli scolastici, su quattro gambe (il che, fra parentesi, fa una o due di più di quelle sulle quali possono vantare di reggersi le similitudini di Omero) perché è come dire che l'uno si prende una somma e l'altro una risa- ta a vostre spese, e non ci pensano più". 5 "MALINCONIA. Afflizione dell'anima affine alla tri- stezza, ma questa affligge più vivamente (più materialmen- te). Anche se cupa e profonda, la malinconia trova ancora sorgenti di tenerezza. Si direbbe che essa ha per carattere la dolcezza. La tristezza è disperata, la malinconia viene nelle "soste" della speranza. Se tanta malinconia è negli dei anti- chi, è perché l'immortalità, quell'immortalità 'terrestre' cui essi erano destinati (o 'condannati') esclude la speranza".