N. 7, PAG. 28 siva", constatando e facendo con- statare che il terrorismo, in quanto intrecciato con il modo stesso di svilupparsi della nostra società, esigeva risposte non solo tecniche ma anche politiche". Di qui, secondo le riflessioni del procuratore della repubblica di Palermo, l'esigenza innovatrice di creare i pool di magistrati, di fissa- re incontri a livello regionale e na- zionale: modi di operare, è quasi superfluo ricordarlo, che saranno ripresi e allargati fruttuosamente prima nella lotta alla mafia condot- ta a Palermo negli anni ottanta da Chinnici e Caponnetto grazie a magistrati come Falcone e Borsel- lino (per citare solo loro) e negli anni novanta dal procuratore Bor- relli a Milano, in quell'inchiesta sulla corruzione pubblica che an- drà sotto il nome simbolico di "Mani pulite" e che è tuttora aper- ta. Esiste dunque un filo rosso (è difficile non essere d'accordo con Caselli) che collega l'avvio delle in- chieste sulla "strategia della ten- sione", vale a dire sui rapporti tra il terrorismo nero e apparati dello Stato, e l'ulteriore evoluzione e svi- luppo della presenza politica dei giudici all'interno della crisi politi- ca repubblicana. Si è parlato per molti anni di questo ruolo come di una "supplenza" che i politici han- no tacitamente affidato alla magi- stratura, non essendo loro in con- dizione di affrontare i problemi, o che quest'ultima si è attribuita au- tonomamente, di fronte alle incer- tezze dei politici in tutt'altre fac- cende affacendati. Ma ora ci si chiede - ed è il cuore dell'interessante raccolta di saggi pubblicata da Feltrinelli - se un si- mile concetto, a distanza di oltre vent'anni, resti utile dal punto di vista interpretativo, se serva anco- ra a capire il ruolo politico sempre più forte che i giudici hanno eser- citato di fronte al declino del no- stro sistema politico. Nel saggio Magistratura e politi- ca in Italia, che apre il volume fel- trinelliano, Stefano Rodotà prende atto del ruolo mutato, e più impor- tante, dei giudici in una società complessa come la nostra in cui si avvertono i limiti della politica, per quanto rigenerata (speranza tutto- ra esistente), e invita tutti a un ri- pensamento della giurisdizione. "Un ripensamento - aggiunge Rodotà - che deve essere globale: uno dei veri guasti della situazione italiana consiste nel fatto che l'at- tenzione è monopolizzata dalla giustizia penale trascurandosi le condizioni della giustizia civile e amministrativa... All'interno della giustizia penale si assiste poi a un'altra, pericolosa riduzione, quella che fa concentrare l'atten- zione sulla fase delle indagini, rite- nendo secondario il processo, che rappresenta invece un momento essenziale di trasparenza e di con- trollo pubblico sull'attività svolta dagli stessi magistrati". Indicazioni queste ultime che ci paiono serie e opportune ma di cui, sui giornali, sentiamo assai po- co parlare. LUGLIO 1996 FFiLANFRANCHI Saggistica Félix Duque Il fiore nero Satanismo e paganesimo alla fine della modernità Con erudita leggerezza, inizia 3uesta filosofica discesa agli Inferi el nostro tempo, nelle "profondità di Satana". Né mancano le sorprese: nel mentre si crede di scendere nel sottosuolo della storia, di fatto si cammina sui marciapiedi delle nostre affollate metropoli, tra i pericoli del terrorismo, il mercato della droga, l'offerta di sesso vietato, o, peggio ancora, nei quartieri alti e riservati dell'informatica, della biochimica, dell'ingegneria genetica, ove sembra realizzarsi — in versione secolarizzata — la promessa di Dio. Pag. 246 - Lire 28.000 Alessandro Correrà L'esperienza dell'istante Metafisica, tempo, scrittura Per chi cerca la verità del tempo trova sempre e soltanto il ritmo dell'interpretazione, perché tempo e interpretazione sono lo stesso. Per questo l'etica dell'istante consiste nel lasciarlo passare e nel lasciarlo ritornare, senza illudersi di edificare utopie sul suo abissale fondamento. Pag. 248 - Lire 28.000 Vincenzo Vitiello La voce riflessa Logica ed etica della contraddizione Il problema è di vedere in che modo è possibile parlare dell'Altro senza ridurlo al medesimo. Pag. 235 - Lire 28.000 Salvatore Natoli L'incessante meraviglia Filosofia, espressione, verità Gli scritti qui raccolti si soffermano sulla «verità» e quel che emerge è il modo in cui la verità è messa in gioco nei diversi linguaggi. Pag. 190 - Lire 28.000 Carlo Sini Il profondo e l'espressione Filosofia, psichiatria e psicoanalisi La psichiatria del nostro secolo è debitrice nei confronti della filosofia di non poche rivoluzioni concettuali e metodologiche. Pag. 250 - Lire 28.000 Narrativa Josefina Vincens Solitaria conversazione con il nulla È ammirevole che con un tema come quello del «nulla» l'Autrice abbia saputo scrivere un libro così vivo e lo è anche il fatto che sia riuscita a creare dalla «vuota» intimità del personaggio, tutto un mondo. Pag. 185 - Lire 26.000 Poesia Yone Noguchi Diecimila foglie vaganti nell'aria Importante non è quello che esprime ma come lo «haiku» esprime se stesso spiritualmente; il suo valore non è nella sua immediatezza concreta, bensì nella sua non immediatezza psicologica. Pag. 120 - Lire 27.000 via Madonnina, 10 20121 Milano |dei libri del mese LXcrCi-tic-CVi- Il doppio male dei giudici di Nicola Tranfaglia Romano Canosa, Storia della magistratura in Italia da piazza Fontana a Mani pulite, Baldini & Castoldi, Milano 1995, pp. 257, Lit 24.000. Governo dei giudici. La magi- stratura tra diritto e politica, a cura di Edmondo Bruti Liberati, Adolfo Ceretti, Alberto Giasan- ti, Feltrinelli, Milano 1996, pp. 235, Lit 30.000. mente peggiorata la sua condizio- ne sotto il fascismo, non tanto per- ché questo sia stato nei suoi con- fronti più pervasivo del regime precedente, quanto per l'atmosfe- ra generale del Paese, che non tol- lerava interventi che potessero di- spiacere al partito unico e al suo capo supremo". Ma, quel che è peggio, ricorda ancora Canosa, a costituzione approvata e repubbli- forte negli anni settanta grazie alla concomitanza tra lo scatenarsi del- la crisi economica e politica segui- ta al fallimento del centro-sinistra e il manifestarsi prima della "stra- tegia della tensione", poi del terro- rismo rosso. Fu allora che l'espressione "go- verno dei giudici" apparve anche sui mass media e si ebbe modo di constatare, da una parte, l'incertez- Se si ha voglia di uscire dai luo- ghi comuni e dalle troppe frasi fatte che campeggiano sui giornali e su- gli schermi televisivi da alcuni anni a proposito di quel che sta succe- dendo nella giustizia italiana e nei suoi rapporti con la politica, vale la pena leggere con una certa atten- zione il libro di Romano Canosa e quello sul "governo dei giudici", diversi da molti punti di vista ma si- mili, e addirittura complementari, nel cogliere il processo iniziato ne- gli anni settanta e tuttora in corso nel nostro paese, che si può con qualche approssimazione definire come l'arrivo sulla scena politica dei magistrati (meglio sarebbe dire di una parte di essi) come attori, per non dire protagonisti. "Di origine burocratica - ricor- da Canosa nel suo saggio -, sotto- posta sin dalle origini a controlli formali e specialmente informali da parte della classe politica, la magistratura italiana vide ulterior- ca vigente "restarono in vigore i codici del regime, restò in vigore la legge sull'ordinamento giudizia- rio, soprattutto restarono ad am- ministrare la giustizia gli stessi giu- dici che l'avevano amministrata nel Ventennio, i quali, personal- mente onesti e probabilmente tutt'altro che fascisti, raramente riuscirono a sottrarsi a un approc- cio ai casi concreti alquanto osse- quioso rispetto alle istanze che il potere politico o altri poteri forti da tempo immemorabile erano abituati a rivolgere loro". Le cose, insomma, cominciaro- no a cambiare quando la genera- zione dei giudici che era cresciuta durante il regime o vi aveva svolto una parte della sua carriera dovet- te cedere a poco a poco il passo alle generazioni formatesi nell'Italia dell'ultimo centrismo, un periodo fortemente instabile, o addirittura del primo centro-sinistra. Ma il mutamento divenne ancora più za e i contrasti all'interno della clas- se politica di governo, divisa evi- dentemente tra una componente autoritaria, disponibile all'eversio- ne, e una componente democratica contraria a quella medesima ever- sione, e, dall'altra parte, il rigore e la determinazione con cui i giudici intervennero nel tentativo di appli- care i precetti costituzionali, a par- tire dall'eguaglianza dei cittadini, ma di tutti, di fronte alla legge. C'è, a questo proposito, nel vo- lume collettivo curato da Bruti Li- berati e altri, la lunga testimonian- za di Giancarlo Caselli sulla "cul- tura della giurisdizione", che col- loca proprio allora la nascita di quello che è stato definito il "pro- tagonismo" dei giudici. Allora, scrive Caselli, "i magistrati hanno scoperto, verificandola in concre- to, l'importanza di non rimanere separati dalla società civile". Men- tre hanno contribuito al ridimen- sionamento dell'"illusione repres-