OTTOBRE 1996 DEI LIBRI DEL MESE l^ì^crf^ctcr P- Liti N. 9, PAG. 49 Volendo valutare brevemente il modo in cui la letteratura italiana è stata tradotta in lingua francese negli ultimi dieci anni, si è tentati di sostenere, non senza provocazione, che l'incontestabile successo" che gli autori italiani hanno conosciuto in Francia a partire dalla metà degli anni ottanta, presso la critica e i mass media, abbia avuto la paradossale conseguenza di confermare - come dimostrano i numeri relativamente modesti delle vendite - quanto faccia fatica l'immaginario francese a includere la letteratura nella visione che ha - o vuole avere - dell'Italia. La ragione principale di questo risiede forse nell'apparente prossimità delle due lingue e nell'ostacolo costituito - soprattutto in quest'epoca di mondializzazione - da un'alterità vicina, la quale, priva del fascino del lontano o del completamente diverso, esige un esame attento per essere capita. I legami tra la Francia e l'Italia si sono da molto tempo iscritti altrove, nel registro delle arti plastiche, della musica o del teatro, per lo meno quando si è trattato d'importazione per la Francia, dove la pratica dell'italiano rimane di minoranza. In altri termini, la Francia aspetta dall'Italia un universo di forme visibili più che di parole. Prendere atto della ricchezza e della diversità della letteratura italiana recente ha quindi rappresentato per l'editoria francese, soprattutto tra il 1985 e la Fiera del Libro di Francoforte del 1988, una specie di trauma, dove si mescolavano la colpevolezza per aver ignorato tale abbondanza a beneficio di una manciata di grandi nomi particolarmente legati alla cultura francese (Buzzati, Moravia, Calvino o Sciascia), e l'artificioso desiderio di colmare al più presto un simile vuoto, in ogni possibile direzione. Gli effetti di questa improvvisa bulimia sono oggi noti da una parte e dall'altra delle Alpi: la traduzione intensiva, indiscriminata, in una grande confusione di autori e di generazioni. Così sommersi, critica e pubblico hanno faticato a distinguere tra i giovani scrittori, tradotti senza indugio più su suggerimento del loro agente che dopo una vera e propria lettura del libro, e gli autori di primaria importanza, anteriori ma rimasti fino a quel momento del tutto trascurati. Sono state forgiate categorie, come quella dei "giovani romanzieri italiani" che ha accolto scrittori diversissimi per età e percorso, come Elisabetta Rasy, Daniele Del Giudice, Marco Lodoll, Pier Vittorio Tondelli, Andrea De Carlo, Antonio Tabuc-chi e, in un secondo tempo, Alessandro Baricco o Susanna Tamaro, il cui impatto pubblico è stato confermato in Francia per gli stessi motivi che ne hanno fatto il successo in Italia e che rientrano nell'ambito di un'etica sentimentale della regressione. Contemporaneamente, alcuni editori approfondivano, con maggiore rigore e riflessione, la traduzione di autóri fondamentali di Così lontana, così vicina di Bernard Simeone Bibliografia (selezione di traduzioni francesi pubblicate dopo il 1985) Narrativa Anna Banti: Artemisia (Poi), Lavinia dispari/e (Aralla); Francesco BiÀmonti: L'Ange d'Avrigue (Verdier), Vent largue (Verdier); Gesualdo Bufalino: Argos l'aveugle (De Fal-lois/L'Age d'homme), Les Mensonges de la nuit (Julliard), La Lumière et le deuii (Jul-liard); Roberto Calasso: La Ruine de Kasch (Gallimard), Les Noces de Cadmos et Har-monie (Gallimard); Italo Calvino: Sous le so-leil jaguar (Seuil), La Spéculation immobìliè-re (Seuil); Piero Citati: Goethe (L'Arpen-teur), Brève Vie de Katherine Mansfield (Quai Voltaire), Histoire qui fut heureuse, puis douloureuse et funeste (Gallimard); Vincenzo Consolo: Lunaria (Le Promeneur), Le Retable (Le Promeneur), Ruine immortelle (Seuil); Silvio D'Arzo: Maison des autres (Verdier); Daniele Del Giudice: Le Stade de Wimbledon (Rivages), Atias occidental (Seuil), Quand l'ombre se détache du sol (Seuil); Erri De Luca: Une fois, un jour (Verdier), Acide arc-en-ciel (Rivages), Rez-de- chaussée (Rivages); Umberto Ecola Pendute de Foucault (Grasset), L'ile du jour d'avant (Grasset); Carlo Emilio Gadda: L'Adalgisa (Seuil), La Mécanique (Seuil), Èros et Priape (Bourgois); Tommaso Landolfi: Les Labrènes (Climats), La bière du pècheur (Desjonquères), L'Épée (Allia); Marco Lodoli: Chronique d'un siècle qui s'enfuit[Poi), Le Clocherbrun (Poi); Claudio Magris: Danube (L'Arpentéur), Une autre mer(L'Arpenteur); Raffaele Nigro: LesFeux du Basento (Verdier), La Baronne de l'Oli-vento (Verdier); Anna Maria Ortese: L'Iguane (Gallimard), La Mer ne baigne pas Na-ples (Gallimard), La Lune sur le mur (Verdier); Elisabetta Rasy: La Première Extase (Rivages), L'Autre Maitresse (Rivages), Transports (Rivages); Lalla Romano; La Pé-nombre (La Différence), Une jeunesse in-venteé (La Différence), Le silence partagé (L'Arpenteur); Antonio Tabucchi: Nocturne indien (Bourgois), Le FU de l'horìzon (Bourgois), Pereira prétend (Bourgois); Sebastiano Vassalli: La Chimère (Poi), Le Cygne (Fayard); Franco Vegliami: La Frontière (Verdier), Procèsà Volosca (Verdier). questo secolo: Carlo Emilio Gadda ad esempio - i cui capolavori, Quer pasticciaccio brutto di via Me-rulana e La cognizione del dolore, erano sì stati tradotti negli anni sessanta e settanta, ma lo sforzo editoriale si era limitato a questo -, Tommaso Landolfi, fino ad allora ignoto al lettore francese, Lalla Romano, la meteora Silvio D'Arzo, o ancora Giani Stuparich o Domenico Rea, e due autori nati in Sicilia negli anni venti e trenta e che vengono ormai letti, a torto o a ragione, nella scia di Sciascia: Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo. Altri, più solitari, si sono liberati in fretta da un'immagine troppo "italiana": Piero Citati, Erri De Luca e Claudfp Magris, il quale ha peraltro goduto della fascinazione che l'Europa centrale esercita sui francesi, una fascinazione che si è consolidata dopo la caduta del muro di Berlino. Poiché la posta in gioco, nel senso finanziario del termine, non era paragonabile, la traduzione dei nuovi poeti italiani è stata concepita in modo del tutto diverso, in risposta a tutt'altra necessità da parte di editori e traduttori: nel modo di pubblicarli, si è persino notato il rispetto di una certa visione storica, e comunque cronologica, per la quale gli autori della "terza generazione" - Bertolucci, Bigongiari, Caproni, Luzi, Sereni - e della "quarta" - Erba, Fortini, Guidac- Poesia Anno Bertolucci: Voyage d'h/Ver(Obsidia-ne), La Chambre (Verdier); Piero Bigongiari; Les Remparts de Pistoia (La Différence), Ni terre ni mer (la Différence); Giorgio Caproni; Le Gel du matin (Verdier), Le Mur de la terre (Maurice Nadeau), Le Franc-Tireur(Champ Vallon); Luciano Erba: L'Hippopotame (Verdier); Franco Fortini; Une fois pour toutes, poésie 1938-79S5(Fédérop); Alfonso Gatto: Pauvretè com-me le soir(La Différence}; Mario Luzi: L'Incessante Origine (Flammarion), Pour le baptème de nos fragments (Frammarion), Voyage terrestre et céleste de Simone Martini (Verdier); Eugenio Montale: Poèmes choisis 1918-1980 (Poésie/Gallìmard); Pier Paolo Pasolini: Poésie 1943-19/0 (Gallimard), Poèmes de jeunesse (Poésie/Gallimard); Sandro Penna: Une ardente solitude (La Différence); Umberto Saba: Il Can-zoniere (L'Age d'homme), Du "Canzoniere"(La Différence); Vittorio Sereni: Étoile variable (Verdier), Les Instruments humains (Verdier); Maria Luisa Spaziani: Jardin d'ètè, palais d'hiver (Mercure de France); Andrea Zanzotto: Le Gazate au bois (Arcane 17 ), Du paysage à l'idìome (Maurice Nadeau), La Veillée( Comp'Act). ci, Spaziani, Zanzotto - vennero scoperti in progressione, prima di autori più giovani come Valerio Magrelli, Milo De Angelis o, in antologie, Franco Buffoni, Maurizio Cucchi, Gianni D'Elia, Paolo Ruf-filli, Patrizia Valduga, Cesare Vi-viani... Che si tratti di narrativa o di poesia, la promozione della letteratura italiana in Francia ha abusato di un argomento: il declino della neoavanguardia, grazie al quale gli autori italiani, che si presume debbano riscoprire le potenzialità dello stile narrativo, avrebbero acquisito nuova leggibilità. In questo caso, come in molti altri, si era in presenza della proiezione sull'Italia di una realtà che in Francia aveva raggiunto un grado estremo: il "terrorismo" esercitato sulla letteratura degli anni sessanta e settanta da una rivista come "Tel quel" e dai suoi teorici. Forse parte di questa interpretazione era fondata, e i nuovi romanzieri italiani hanno effettivamente, in un certo qual modo, ripreso il progetto di "raccontare una storia"; una visione globalizzate di questo ritorno alla struttura narrativa nascondeva però troppi sottintesi e mirava a imporre al lettore francese le opere di questi autori come prodotti di facile consumo, giungendo persino a sottolineare che i giovani autori transalpini scrivevano prevalentemente per l'este- ro, secondo norme più o meno "internazionali". Il carattere massiccio e spesso maldestro di questa "difesa e divulgazione" della letteratura italiana provocò nel pubblico perplessità o incostanza: certe traduzioni, non sostenute da una vera e propria politica editoriale, ma piuttosto da una specie di opportunismo, non ebbero alcun seguito; diversi autori non vennero difesi al di là del primo libro. Passato il periodo di traduzione frenetica, liberatasi dal fenomeno moda, la letteratura italiana ritrovò in Francia il posto ambiguo che, a nostro avviso, è sempre stato il suo. L'attenzione della critica e dei lettori era stata però catalizzata da alcune opere e, come era necessario fosse, una "politica di autori" si era sostituita a una politica linguistica dove prevaleva la nozione di "letteratura italiana". In questo senso, l'infatuazione degli anni ottanta ebbe conseguenze positive, a cominciare dal consolidamento di serie o di collane presso case editrici di svariate dimensioni (L'Arpenteur/Gallimard, Fayard, Poi, Rivages o Verdier), le quali sin dall'inizio avevano concepito un'azione a lungo termine in favore della letteratura transalpina, con l'intenzione di pubblicare traduzioni di qualità. Viene tuttavia da rammaricarsi che, a stragrande maggioranza, la critica, per mancanza di competenza o per eccessivo desiderio di convi-vialità, non abbia emesso giudizio su un punto: il livello delle traduzioni, limitandosi a salutare di sfuggita una resa "felice in francese", insomma una "bella infedele" nel senso che Valéry Larbaud dava a questo termine. Si constaterà con maggiore soddisfazione che gli autori che sono riusciti a imporsi - Citati, Magris, Del Giudice, Rasy, De Luca o Anna Maria Ortese... - si allontanano visibilmente dall'immagine preconfezionata che i francesi possono avere dell'Italia. In un paese come la Francia, dove il potere delle scienze umane sulla letteratura è notevole, ma anche oggetto di molte contestazioni, si sono inseriti, forse sulla base di un malinteso (il successo senza precedenti del Nome della rosa), con maggior fermezza nel nostro paesaggio quegli scrittori italiani la cui opera ha subito in profondità l'influenza della sociologia, della riflessione sullo spazio e sulla simbolica della città, a volte persino della filosofia. Nel momento in cui gli autori francesi attraversano, nel loro complesso, una crisi del rapporto con la modernità, sono invece scrittori italiani che la rappresentano ad aver ricevuto i favori del pubblico e della critica da questa parte delle Alpi. Come se varcare una frontiera modificasse ancora i dati, nonostante la mondializzazione in corso. Una simile constatazione rende più che mai indispensabile approfondire i rapporti letterari tra Francia e Italia, come pegno di una resistenza all'uniformizzazio-ne. Tuttavia gli italianisti francesi vedono con inquietudine diverse case editrici italiane di qualità orientarsi verso la pubblicazione di giovani autori in cerca di un successo dovuto meno al valore letterario che al modo in cui questi sfruttano, in romanzi, racconti o novelle, il filone di una cultura segnata dal dominio dell'effimero, della velocità, della superficialità, quello che si potrebbe chiamare un'estetica del videoclip: le loro concezioni pragmatiche, apparentemente bonaccione se non con sfumature di vittimismo, nascondono male un opportunismo tutt'altro che passeggero. C'è da temere che l'Italia, dove la potenza e la proliferazione dei mass media sono superiori a quelle conosciute in Francia, non sia, anche in questo, all'avanguardia, e che questo tipo di letteratura isolata da quelle precedenti, priva di memoria e volutamente "antiletteraria", non esente da demagogia -per via dei due poli estremi: l'iper-violenza e il sentimentalismo - non compaia presto dalla parte francese, se questo non è già avvenuto. Rimanere fedeli agli autori il cui obiettivo è la scrittura e la sua specificità, tradurli con determinatezza, rimane in questo contesto la priorità di chi è maggiormente attento. (trad. dal francese di Sylvie Accornero)