□ OTTOBRE 1996 Adelphi Roberto Calasso KA «Biblioteca Adelphi» Una storia che ha inizio prima degli dèi e attraversa qualche milione di anni. E.M. Cioran SOMMARIO DI DECOMPOSIZIONE Traduzione di Mario Andrea Rigoni e Tea Turolla Con una nota di Mario Andrea Rigoni «Biblioteca Adelphi» «Mi basta sentire qualcuno parlare sinceramente di ideale, di avvenire, di filosofia, sentirlo dire "noi" con un'inflessione di sicurezza, invocare gli "altri" e ritenersene l'interprete - perché io lo consideri un nemico». Giorgio Manganelli LA NOTTE A cura di Salvatore Silvano Nigro «Biblioteca Adelphi» Un importante inedito di Manganelli: una serie di racconti dove ritroviamo tutte le sue ossessioni e le sue stupefacenti invenzioni stilistiche. Arthur Schnitzler LA PICCOLA COMMEDIA Traduzione di Rosella Carpinella Guameri «Biblioteca Adelphi» La giovinezza di un narratore che nacque maturo. James Hillman FUOCHI BLU A cura di Thomas Moore Traduzione di Adriana Bottini «Saggi. Nuova Serie» Tutto il percorso di Hillman, nei suoi tratti essenziali. ALCI IL SANTUARIO BUDDHISTA NASCOSTO DEL LADAKH. IL SUMTSEK Testo di Roger Goepper, fotografie di Jaroslav Poncar Traduzione di Vincenzo Vergiani «Fuori collana», 297 tavole a colori Una delle meraviglie del mondo si rivela in un angolo remoto del Ladakh. Gerald Durrell IL PICNIC E ALTRI GUAI Traduzione di Franco Salvatorelli «Piccola Biblioteca Adelphi» Un malizioso, esilarante zoo di esseri umani. Leonardo Sciascia PIRANDELLO E LA SICILIA «Piccola Biblioteca Adelphi» Da Pirandello a Verga, a Tornasi di Lampedusa, fino a o-scuri e sorprendenti personaggi: un viaggio nella "sicilitudi-ne". M Morti in tavola di Carminella Biondi Manuel Vazquez MONTALBÀN, Le Terme, Feltrinelli, Milano 19%, ed. orig. 1989, trad. dallo spagnolo di Hado Lyria, pp. 225, hit 29.000. Che cosa accade se un luogo di riposo per antonomasia come "le Terme" ospita per un periodo di digiuno Pepe Carvalho, il detective bruciatore di libri, buongustaio attenzione! Se l'esergo non è una semplice appendice priva di senso, il luogo di digiuno e di riposo denominato "Le Terme", situato nella vallata del Sangue, in terra spagnola, deve considerarsi come un'allegoria dell'Europa e allora dietro la trama poliziesca si delineano altri scenari. Quelli di un mondo ottusamente malato di obesità (o di anoressia), con tutti i valori sballati, che non riesce più a trovare in sé la forza sufficiente per bruciare la propria zavorra ingombrante e che deve perciò ricorrere, per liberarsene, ad aguzzini vestiti da medici e infermieri, che propinano clisteri, bicchieri d'acqua enormi, massaggi massacranti. Aguzzini che, guarda caso, hanno alle spalle (almeno alcuni di loro) un oscuro passato di con- Una storia di coraggio di Roberto Gritella Adele Crockett Robertson, La collina delle mele, Mondadori, Milano 1996, ed. orig. 1995, trad. dall'americano di Vincenzo Mantovani, pp. 219, Lit 26.000. Uomini sandwich dallo sguardo distante, code di poveri dai cappotti pesanti e laceri, la neve, il freddo e la polvere: queste le immagini che ci hanno lasciato i fotografi dell'America della Grande Depressione. Una su tutte però rimane nitida nel ricordo di Betsy Robertson Cramer: i numerosi venditori di mele agli angoli delle strade di New York. Le mele della crisi la fanno pensare alla madre Adele Crockett Robertson, morta nel 1979, e a un suo manoscritto rimasto per anni sepolto sotto vecchi libri e documenti. Questo testo, lasciato incompiuto dall'autrice anni prima, è diventato The Orchard, La collina delle mele nella traduzione italiana, commovente racconto a metà strada tra il romanzo e la cronaca, scritto da una donna testarda, generosa e semplice. Nel 1932, nella verde cornice del New En-gland, Adele Crockett Robertson, impiegata in un museo, decide di lasciare la sicurezza del posto di lavoro in anni tanto precari per dedicarsi a un sogno: riscattare la casa di campagna della sua famiglia dalle ipoteche delle banche, ereditate dal padre appena morto, curandone gli ettari di frutteto attigui. L'arte per la campagna e inizia l'avventura che anni dopo ripercorrerà con nostalgia nelle pagine del suo manoscritto. La vita al frutteto diventa una sfida per Adele e per la grossa cagna che la accompagna nella solitudine dei suoi tentativi: una sfida fatta di fatica, sudore e lacrime, ma grazie alla quale la Robertson conosce la terra e il va- lore del lavoro legato a essa. Impara a gestire le mele, le pesche e le varie qualità di frutta, ciascuna con le proprie debolezze ed esigenze. Da sola durante l'estate, per la raccolta delle mele Adele impiega manodopera reclutata tra i disoccupati della zona, ingaggiandoli con una paga superiore rispetto agli altri frutteti che offrono salari da fame. Sulla vita apparentemente tranquilla della donna pesa sempre la preoccupazione delle ipoteche, e di tanto in tanto impiegati avidi e spietati si presentano nel suo cortile per toccarle il tempo. Ma in anni duri come quelli della Crisi, gli uomini rivelano la loro vera natura, quasi sempre generosa; per un'inguaribile ottimista come Adele, infatti, "le buone persone ed i fetenti erano in proporzione di circa dieci a uno", e gli anni di vita al frutteto sono una conferma di questo teorema. L'amicizia con braccianti, grossisti di frutta o semplici vicini di casa renderà ancora più amaro il momento in cui, nel 1934, messa alle strette dalla famiglia, dovrà arrendersi all'impossibilità di lottare da sola. Un inverno molto rigido distrugge quasi tutto il raccolto, e ad Adele non resta che fare la coda insieme agli altri disoccupati per un posto di lavoro in fabbrica. A questo punto si congeda dal lettore, che nelle sue intenzioni doveva probabilmente rimanere nel privato della famiglia. Dobbiamo dunque ringraziare la figlia Betsy se oggi, a sessantanni di distanza, possiamo leggere le sue pagine, limpide come una testimonianza. Vagine che John Updike, tra i primi a vedere il manoscritto, ha definito "una bellissima storia di coraggio nell'America della Grande Depressione". e pantagruelica forchetta, creato dallo scrittore spagnolo Manuel Vazquez Montalbàn? Le Terme non possono che trasformarsi da luogo asettico e tranquillo di riposo in un movimentato teatro di inspiegabili (e inspiegati?) delitti. E Pepe sarà ovviamente chiamato a dare il suo brillante contributo alla soluzione dell'enigma. Il giallo dunque c'è, ben costruito, abilmente condotto di morto in morto fino alla conclusione che resta abbastanza criptica. Ma, come ben sanno i lettori di Montalbàn, la trama poliziesca è solo una componente dei suoi romanzi, dei quali si è detto che riflettono "le questioni nodali della Spagna postfranchista". Del resto, Le Terme si aprono con un esergo che mette in guardia il lettore contro semplificazioni troppo facili: "L'Europa è come una stazione termale" (Javier Prade-ra). Certo, si tratta di un giallo, ma Fatti in casa Dario Puccini, Una donna in solitudine, Cosmopoli, Bologna 1996, pp. 220, Lit30.000. Sottotitolo: Sor Juana Inés de la Cruz. Un'eccezione nella cultura e nella letteratura barocca. L'autore: professore ordinario (fuori ruolo) di letteratura spagnola all'Università La Sapienza, direttore della rivista "Letterature d'America". L'edizione: rifacimento del libro pubblicato da Puccini in una collana accademica nel 1967 (Sor Juana de la Cruz: personalità del barocco messicano). "Ne è risultato un libro pressoché nuovo", scrive l'autore nella premessa. La protagonista: monaca e poetessa messicana, vissuta fra il 1648 e il 1695 all'insegna dell'isolamento e della solitudine. Ai suoi versi, ampiamente citati, ha dedicato lunghi studi Octavio Paz. I temi: il posto di Sor Juana nella vita del suo tempo, il suo rapporto con la scienza, le allegorie e le fantasie, l'immaginazione simbolica, il sincretismo religioso e il rapporto con gli indios. Inatteso: un nascosto "ma prorompente" erotismo. "L'Indice" non recensisce i libri dei membri del Comitato di redazione, ma ne dà conto in questa rubrica a cura della direzione. N.9, PAG. 18 nivenze naziste. Ed è proprio da questo passato, attentamente nascosto sotto forma di casse e casse di documenti scottanti nel cuore delle Terme, che scocca la scintilla assassina. E si scopre a poco a poco che tutti potrebbero essere altro da quello che appaiono: infermieri, medici e clienti. Per quanto concerne questi ultimi, si va dall'innocua leggerezza di libellula del grasso formaggiaio Tomàs, alla vocazione di ballerino un po' osé del severo generale della Nato Delvaux, fino ai misteri dell'indistruttibile Mrs Simpson, che si presenta come una ricca vedova americana e che non sembra avere affatto bisogno della disciplina coatta delle Terme per rispettare un regime salutista. C'è da giurare che sarà la prima vittima. Ma il mistero più grande avvolge gli impeccabili e apparentemente asettici operatori sanitari, il dottor Ga-stein e Mme Fedorovna, nonché gli ineffabili Faber & Faber che dalla lontana Svizzera dirigono le succursali del loro vasto business, sfruttando la filosofia paterna fondata sul concetto dell'alimentazione rigorosamente naturale. Con grande senso degli affari e scarsa filosofia, hanno tradotto il pensiero del padre (un medico alternativo che aveva raggiunto una certa fama agli inizi del Novecento) in massime semplicistiche e vagamente terroristiche ma a forte impatto suggestivo, incombenti o-vunque, sotto forma di "cartelli stradali" che indicano agli ospiti, affogati in un mare di grasso o, viceversa, prosciugati da una magrezza spettrale, la via della salvezza: "Mastica persino l'acqua", "Nel tuo frigo si nasconde il tuo peggior nemico", "L'eccesso-di cibo è una droga pesante", ecc. Non è difficile immaginare che di fronte a massime di questo tipo e in presenza di un sistema di vita che le traduce nella pratica (senza contare i massaggi, la ginnastica, e gli umiliantissimi clisteri), i clienti sono come assatanati che non riescono a liberarsi dalle visioni oscene e allucinatorie di tavole imbandite di piatti pantagruelici, complicati o elementari ma tutti superbamente ipercalorici, di vini raffinati, in una parola di quelle prelibatezze che avevano rallegrato la loro vita e che assumono ora, in situazione di completa astinenza, una dimensione mitica (si veda, in particolare, la pagina 76). Come sempre nei libri di Montalbàn, ma qui più che mai per la legge del contrappasso, la rappresentazione del cibo pervade il tessuto narrativo, lo irrora di profumi, lo esalta di sapori forti; potremmo dire che, fra la realtà fatta di tisane e i sogni orgiastici dei clienti delle Terme, anche i morti vengono ammanniti al lettore come un piatto da grand chef. Perché alla fine, quali che siano i significati reconditi del romanzo, a cominciare da una malcelata delusione di fronte al nuovo partito comunista, che si era già evidenziata in Assassinio al Comitato Centrale (Sellerio, 1984) e che si focalizza qui attorno alla figura di Sànchez Bolin, lo scrittore comunista che non vede, non sente, non ha alcuna simpatia per i suoi simili e scrive i suoi libri ben protetto sotto una campana di vetro, fino alla denuncia di un'Europa malata, metaforizzata nelle Terme e negli squilibri che le producono, il romanzo di Montalbàn resta, per gli amatori del genere, un godibilissimo giallo.