Dalla parte dei motorini Con rispetto parlando Maurizio Braucci Le problematiche giovanili a Napoli hanno condizioni particolari rispetto a quelle di altre città? Non lo so e sono stanco di chiedermelo. Sebbene sia una questione che molto spesso mi arrovella la mente, pure a patto di riuscire a risolverla, sono certo che poi risulterebbe di scarsa utilità. Forse è più interessante il confronto tra il modello con cui siamo abituati a vedere i ragazzi e la realtà, invece, così come è. A Sèvres, vicino Parigi, viene conservata una barra di metallo (pia-tino-iridio) di lunghezza tale che, per accordo internazionale, è definita un metro, essa era lo standard a cui tutta la società si rifaceva per poter dire quanto esattamente fosse lungo un metro. Esiste uno standard, più o meno prevalente, con cui si pensa la questione giovanile in questa città? Risponderei di si, aggiungendo però che questa visione appartiene per lo più a coloro che osservano con un certo distacco la questione, ovvero coloro che non ne sono del tutto coinvolti (l'opinione pubblica e quegli operatori sociali che non sono riusciti a farsi coinvolgere umanamente dal loro ruolo). Per quanti lavorano con i ragazzi seriamente, una schiera variegata e complessa, tale standard è solo un pernicioso luogo comune, per essi è chiaro, invece, che di volta in volta si presentano dei casi, delle situazioni accomunate dall'esigenza di instaurare una relazione trasformativa con chi ha deciso di concedersi loro. Lo stato delle cose viene a galla già su un piano terminologico: la definizione di "minori a rischio" è comoda per fotografare da lontano alcuni fenomeni, e la sua adozione è chiaro sintomo di un confronto superficiale e grottesco con certe problematiche (sottolineo qui che l'apposizione "a rischio" viene intesa implicitamente non come rischiosi per se stessi, ma rischiosi per noi, per il nostro ordine e la nostra quiete). Ora, poche altre cose lasciano perplesso un operatore serio e persuaso come l'uso del termine ze finanziarie o professionali o politiche o umane a farcelo fare ma raramente ne mancherà l'occasione. Pur se dotati di un'autonomia di giudizio e di un bagaglio esperienziale, gli operatori, quelli buoni, devono tenere conto della presenza di un pubblico ispirato a concezioni inadeguate a una realtà che lo riguarda ma più interessanti della questione. Innanzitutto questa alienazione non è propria della categoria "a rischio", ma molto più estesa e tanto più pericolosa quanto più incivilita (quanti emarginati contribuiscono a distruggere l'ecosistema del pianeta?). Inoltre essa si conserva attraverso confronti con contesti (quelli di appartenenza) che non smentiscono l'insensatezza di certi atteggiamenti e si alimenta in conflitti con altri contesti che reprimono o che inquadrano cinicamente tali atteggiamenti. Oggi, un maggiore benessere ha investito anche i ceti più bassi nonni che vogliano insegnare attraverso il racconto della propria vita. Gli spazi, la gioventù è piena di spazi di consumo, tanti, troppi, i giovani sono il target della maggior parte delle campagne pubblicitarie, negli ultimi anni con una crescita esponenziale. Ora, a Napoli i luoghi di aggregazione e di gioco gratuiti sono schifosamente pochi, lasciando all'economia il ruolo di promuovere gli spazi di mediazione tra gli individui, e quindi generando dei veri e propri pasticci relazionali e la decadenza di una cultura del confronto esperienziale. Molti, so hanno riempito un vuoto umano, simili a questa città piena di vuoto, di caverne sotterranee, di catacombe, come una Gerusalemme costruita sull'inferno. A mezzanotte del trentuno dicembre millenovecentonovantanove la collina di Posillipo si incendia di fuochi. È un'esplosione di giallo di verde di oro di blu. L'anno scorso era tutto silente. I divieti del sindaco per l'incolumità pubblica avevano avuto ragione di una lunghissima tradizione e di un fiorente pericoloso commercio. Ma questa notte anche il Castel Dell'Ovo esplode di fuochi: alle due meno venti diventa esso stesso una colata di fuoco viola e la gente applaude e la gente fischia e chi dice "questa è la destra", chi dice "questa è la sinistra". Di balcone in balcone, di terrazza in terrazza vanno avanti i fuochi gli applausi i fischi per quasi due ore. Ma non è nelle case che si sta. Mezzo milione di persone è per le strade. Le funicolari fanno servizio gratuito fino alle sei del mattino. Ci sono giovani, adulti, vecchi, bambini addormentati in braccio. Alla funicolare di Chiaia un uomo grida "Non spingete! Così ci ammazziamo". Tutti zittiscono, ubbidiscono, si fanno tranquilli. Nessuno ha ammazzato nessuno. Alle cinque del mattino le strade sono bloccate da file di auto silenziose, rispettose, con i motori spenti aspettando di riprendere la marcia. Un tempo dopo la mezzanotte la strade di Napoli erano impercorribili: dappertutto cocci di bottiglie, vecchi water, vecchie suppellettili, pezzi di mobili insieme a quello che rimaneva dei fuochi. Ora le bottiglie rotte sono solo in piazza Plebiscito. La fila è ancora ferma. Un tassista si sporge. Dice che ci sono due cassonetti dell'immondizia incendiati e tre macchine sono state coinvolte nell'incendio. Dico non sapevo che ora si usasse incendiare i cassonetti dell'immondizia. Nessuna risposta. L'incendio c'è, ci sarà da qualche parte, ma nessuno lo vede. Il tassista si sporge ancora di più: "Che volete! Questa città è un vulcano ancora attivo. Lo dicono anche i libri per bambini, non è vero si-gnò?". Allora vedo la città che si gonfia insieme ai fuochi, alle caverne sotterranee, alle catacombe, ai chiostri fioriti di giallo di blu, alla collina da cui Pausillipon si gettò abbandonato da Ulisse e dai compagni, al grande convento dei Gesuiti, a Eleonora Pimentel Fonseca che arranca su verso Sant'Elmo con Gennaro Serra di Cassano, ai bassi con le facce pallide e gonfie, a Corradino di Svevia che guarda con gli occhi di pietra, ai Borbone, ai francesi, agli austriaci, agli spagnoli, ai greci, ai normanni, ai vicoli, ai quartieri spagnoli, al quartiere Traiano dove non ci sono strutture servizi ospedali, alla stazione ferroviaria, ai grattacieli del Centro Direzionale, al vulcano che spacca la sua luce, si confonde coi fuochi artificiali e va a conficcarsi sul tetto del mondo. Poi si riversa sui nostri occhi rovesciati, le nostre bocche esplose e siamo a Capodichino per salire su un Dornier 328 della Minerva Airlines diretto a Milano. Le bambine chiedono che anno sia, che ora sia. I due suonatori sono sempre lì. Magri alti silenziosi, come se non si fossero mai mossi, o noi non ci fossimo mai mossi. Come se mai il tempo fosse passato sulla città di Napoli. si- "Perché è concesso di giocare a pallone solo facendo minori schio" c a di ri-un suo smonimo. Ed egli stesso in poche altre cose si avverte in contraddizione come quando utilizza, suo malgrado, questa definizione per i ragazzi con cui lavora. Lo fa, inevitabilmente, quando compila un formulario o stila un progetto che verrà letto da un rappresentante delle istituzioni o da un vasto pubblico, lo fa per semplificare la questione e tirare avanti verso l'essenziale, come il malvagio consapevole descritto da Socrate, il quale sa di agire negativamente e quindi è già più emancipato del suo antagonista, il buono inconsapevole. Per quanto in disaccordo, bisogna ogni tanto fare i conti con la prevalenza delle opinioni, saranno esigen- passaggi brevi e veloci?" che non lo coinvolge del tutto Giriamo adesso la tavola nottica e facciamo si di mettere al centro non più gli operatori ma i ragazzi stessi. Anche per loro vale questo confronto forzato e implicito con un'opinione distante, sebbene ciò, per evidenti ragioni, avvenga su un piano inconsapevole ma non per questo meno condizionante. Se io dico a Totore che lui appartiene alla categoria dei minori a rischio, per lui questa affermazione non avrà senso, mi guarderà in silenzio e poi sbufferà, perché per-lui Totore è Totore, appartenente alla categoria di Totore. Ogni volta che ho cercato di spiegare a un ragazzo o a una ragazza, qualora sia stato possibile farlo, che per me il suo atteggiamento non era positivo ma assurdo e distruttivo, credo che lui o lei abbiano compreso solo la mia rabbia o il mio sdegno, ma non quello che volevo intendere. Difatti è proprio questa difficoltà a sapersi percepire uno dei punti di questa città e la povertà non può più essere vista come causa esclusiva di certo malessere. I ragazzi crescono prendendo sempre più consapevolezza dell'esistenza di uno scontro implicito e continuo con la barriera civile della società, quella stessa che li definisce "a rischio". Si arriva così, col crescere dell'età, alla criminalità organizzata oppure a pratiche violente o inadeguate sempre più volute e compiaciute, mentre tutto questo contribuisce a creare una guerriglia, più che una guerra, con continui e imprevedibili cambiamenti di fronte e di alleanze. Il ruolo degli anziani è latente, essi stessi lontani ancora dall' aver risolto la loro lotta di sopravvivenza, offrono scarsi terreni di confronto maturo per i giovani, anzi, spesso vi entrano in conflitto, non solo nel classico conflitto generazionale, ma in una vera e propria competizione per l'appropriazione di risorse e di poteri sociali. La questione del potere, in questa città, è grandemente irrisolta, qui vi si aspira fino al giorno della morte, la giovinezza non è riuscita a esaudire i propri fini e così essi si prolungano fino all'età del pensionamento e dell'incontinenza, mancano i ad esempio, si lamentano che i bambini sfrecciano su motorini e quasi ti passano tra le orecchie, si prendono la strada nei loro giochi di emulazione dei grandi. Un po' di algebra: giovani bersaglio del consumo = bambini sul motorino già a dieci anni; assenza di spazi ludici per i giovani = bambini che giocano in strada sfrecciando tra le orecchie delle persone. Perché in una città che lamenta tanti problemi tra i giovani non c'è una costruzione massiccia di attrezzature sociali? Perché nel regolamento ultimo che hanno fatto per la Villa Comunale è concesso di giocare a pallone solo facendo passaggi brevi e veloci? Perché la scuola non si Hj H Jggg spegne come si fa ■ I con la televisione quando manda dei programmi osceni? Perché per trasformare una zona degradata come i Quartieri Spagnoli hanno dovuto prima rifare l'adiacente via Toledo, zona commerciale, spostando una parte dei fondi destinata alla zona degra "Se io dico a Totore che lui appartiene alla categoria dei minori a rischio, lui mi guarderà in silenzio e poi sbufferà" data? Perché poi la gente si scan- pre più speciali dalizza se dai Quartieri Spagnoli scendono in picchiata su via Toledo scippatori che dopo il colpo risalgono veloci per proteggersi nel loro groviglio di vicoletti degradati? Ora, si potrebbero fare tante cose, alcuni, pochi, le fanno, sono quelli che si servono delle istituzioni come di un buffet da cui prendere risorse o che sanno digiunare e andare avanti. Altri credono di farle queste cose e se ne convincono nei resoconti di fine anno vedendo tante voci al loro attivo, la maggior parte delle quali non serve a niente. Il mercato dell'assistenza, come quello della formazione e della consulenza, rappresenta uno dei trend economici attuali. Non funzionando, esso deve trovare da sé le sue verifiche, i suoi indici di qualità, trascurando l'impatto concreto sulla realtà e preferendogli delle cifre. È un modo di pensare pure questo. I benpensanti credono ai fantasmi, sono convinti che tra questi esistono quelli dei minori a rischio e hanno delegato qualcuno per andarli a stanare, esorcizzarli e farli divenire come loro, in modo che la credenza nei fantasmi cresca sempre più. Alcuni affermano di essere veramente dei fantasmi e si lasciano catturare e poi, una volta che gli venga dato un corpo, sono i primi che si lamentano della fastidiosa presenza dei fantasmi, rallegrando i benpensanti. I delegati dei benpensanti si muovono per la città in cerca di anime dannate da salvare, usano molte risorse per questo, sono ciechi come talpe (pare che sia la caratteristica più indicata) e non discutono gli ordini, si imbattono in molti corpi sofferenti, ma li scambiano per mostri e allora mandano la polizia a prelevarli, poiché a loro toccano solo i fantasmi. Un giorno arriva un tizio e dice "Ehi, ma i fantasmi non esistono!" ma quelli che stanano i fantasmi, preoccupati di perdere il posto e le risorse, lo ammazzano, così lui diventa davvero un fantasma. Il tizio però, anziché vendicarsi e infestare le case dei suoi assassini, finge di avere un corpo e di mettersi a caccia dei fantasmi pure lui, invece si occupa dei mostri, prova a guarire le loro ferite e scopre che sono quelle a renderli dei mostri, i mostri non possono mangiare il suo corpo perché lui non ce l'ha. Un giorno, mentre insegue un mostro, il tizio scopre un quartiere nascosto e trova che lì, i benpensanti, hanno eretto delle barriere appuntite su cui altri tizi, cercando di passarle per accedere all'altra parte della città, si feriscono, trasformandosi in mostri ululanti. Così, il tizio corre dalle autorità per avvertirle, ma quelle non lo vedono e non lo sentono, perché lui, in definitiva, è un fantasma. Alla fine si accorge che solo i mostri possono vederlo e che solo quelli che hanno qualche ferita gli possono credere, allora si mette ad avere a che fare solo con loro. Adesso il tizio starà ancora lì, da qualche parte, alle prese con tipi di ferite sem-