GENNAIO 1997 gpj^ utl LIDKI UCL MCOC m (roie-'tci' La giovinezza lunga Cr N. 1, PAG. 9 di Delia Frigessi Senza fretta di crescere. L'ingresso difficile nella vita adulta, a cura di Alessandro Cavalli e Olivier Galland, Liguori, Napoli 1996, pp. 203, Lit 28.000. Il mondo è dei giovani, si dice. Ma di questi giovani, figli o nipoti o scolari, e delle trasformazioni che si compiono sotto i nostri occhi, sappiamo pochissimo. Ora questa raccolta di saggi dedicata a un'unica tematica - la transizione dalla fase giovanile alla vita adulta - offre la possibilità di capire le logiche e i meccanismi che in diversi paesi europei trattengono i giovani sul confine della giovinezza oppure li spingono oltre. Il passaggio allo status adulto si compie tradizionalmente per tappe che scandiscono i "cicli di vita". Di questa transizione si osservano modelli maschili e femminili, questi ultimi più precoci quando sono organizzati principalmente intorno al matrimonio. E anche modelli borghesi, che si caratterizzano per l'indefinito rinvio delle soglie di ingresso nella vita adulta che è consentito da una maggiore libertà e agio di movimenti e di scelte, e modelli popolari. Su questi percorsi occorre ragionare in termini sia di genere sia di classe: i percorsi femminili soprattutto sono un esempio forte di diseguaglianza sociale che si esprime in termine di genere. Ma oggi il prolungamento della giovinezza, che finora sembrava privilegio borghese e soprattutto maschile, si è esteso tra le ragazze, in particolare tra le classi medie. Questa alterazione e trasformazione profonda delle fasi dei cicli di vita fa apparire un insieme di situazioni intermedie é di frontiera tra dipendenza e autonomia che accomuna i giovani europei, rovescia gli schemi tradizionali ed esprime una profonda ambiguità sociale. I modi con cui si attua questo prolungamento della giovinezza sono raggruppati dai ricercatori in due grandi modelli, che poi si suddividono ancora al loro interno. Il modello mediterraneo prevede il prolungamento della scolarità, una precarietà professionale di più lunga durata, una prolungata coabitazione con i genitori e l'avvenimento rapido del matrimonio a distacco avvenuto. Al contrario, il modello nordico contempla un distacco precoce dalla famiglia d'origine ma matrimonio e figli tardivi, dunque un periodo di vita a coppia più o meno stabile o da singoli. A questo schema si adattano solo in parte i percorsi dei giovani in Francia, per esempio, ma anche in Italia le transizioni giovanili si differenziano sia nell'ambito delle scelte scolastico-professionali sia in quello familiare-matrimoniale. Misto il modello francese, in cui l'emancipazione dai genitori non comporta la costruzione immediata di una nuova famiglia e più in generale le età di accesso allo status adulto sul piano professionale non coincidono con quelle che riguardano il piano familiare (una sconnessione che vale soprattutto per i ragazzi). Colpisce in Francia la diffusione della vita da singoli (fino a 26 anni) specialmente tra le ragazze dei ceti superiori e poi delle classi medie. Questo modo di vita può interpretarsi come un privilegio per coloro che rimandano volontariamente le responsabilità familiari, anche grazie all'esistenza di una rete di sicurezza familiare alle spalle, oppure come segno di uno svantaggio e di una difficoltà sociale. Che no anche l'esiguo numero di coloro che ottengono un diploma (i tassi di riuscita a conclusione degli studi secondari sono al più basso livello in Europa) e la scarsa produttività del sistema universitario, mentre una fase di precarietà e di disoccupazione precede in molti casi l'ingresso stabile nel mondo del lavoro. Alla sospensione delle scelte che ta molto complessa, e grandi ostacoli sono frapposti - ce lo ricorda lo studio di Frank Coffield - all'indipendenza adulta nella sfera pubblico-istituzionale soprattutto nelle aree di declino industriale. Il sussidio di formazione, ad esempio, non è stato aumentato dall'88, e alla stessa data i sussidi sociali sono stati soppressi mentre le nuove iniziative offrono al massimo significato dare alla scelta di vivere da soli quando si potrebbe pensare di fondare una famiglia? È un modo di costruzione di sé, conclude Olivier Galland, una possibilità di sperimentare se stessi che oggi caratterizza ovunque la giovinezza lunga. In Italia all'età di 29 anni quasi la metà dei ragazzi e un quarto delle ragazze vivono ancora con i genitori - è la percentuale più alta in Europa. Alessandro Cavalli non interpreta questo fatto nei termini di un familismo convenzionale, che sarebbe ancora tipico della nostra cultura, lo attribuisce piuttosto, pur senza negarlo del tutto e attribuendo il giusto peso anche a fattori economici, a una trasformazione della famiglia italiana nel senso di una maggiore modernità, che consente un migliore e più equilibrato rapporto tra le generazioni che vivono sotto lo stesso tetto. E senza dubbio in Italia conta- introducono allo status della vita adulta contribuiscono molti elementi soggettivi, personali. In Germania, dove imponenti svolte strutturali hanno segnato la riunificazione, si è aperto un processo descritto spesso come "individualizzazione" sociale, perché accentua tra i giovani lo scarto tra indipendenza socio-culturale precoce e autonomia economica ritardata. Tra Est e Ovest compaiono notevoli asimmetrie: all'Ovest la scomparsa dei valori tradizionali trova una compensazione nel consumismo e nei media, all'Est l'insicurezza dell'avvenire - lo Stato non garantisce più un posto di lavoro -favorisce sentimenti di abbandono. Tutt'altra la situazione in Gran Bretagna, società messa in pericolo dalla deindustrializzazione, che si fa sentire soprattutto sulla classe operai.! Per i giovani britannici la transizione all'età adulta è diventa- un'autonomia molto limitata. A due estremi si collocano i modelli olandesi e spagnoli della vita femminile. In Olanda è in corso un processo di emancipazione femminile sia negli studi e nel lavoro sia nella sessualità. Le ragazze si preoccupano del dilemma "lavoro-figli" perché la loro educazione prolungata non ha effetti paragonabili a quelli di cui godono i ragazzi. Esiste una biografia individualizzata per le ragazze moderne o le loro scelte sono obbligate si chiede Manuela du Bois-Reymond? Certo è che il rin-vio-rifiuto del matrimonio tende a generalizzarsi tra le giovani olandesi. A loro volta esse sono più rinchiuse nella biografia femminile tradizionale di quanto lo siano le donne inglesi provenienti dalla classe media o dalla classe operaia con aspirazioni crescenti, che si impegnano soprattutto nella carriera. Negli ultimi decenni l'evoluzione della società spagnola ha cambiato profondamente i modelli dell'inserimento femminile nella scuola e nel mercato del lavoro e questo ha portato alla rottura del modello tradizionale di emancipazione dalla famiglia attraverso il matrimonio in vigore durante il regime franchista. Il lavoro continuo delle donne ha portato a cercare la compatibilità tra vita familiare e professionale: un modello "tradizionale rivisto", lo definiscono Joa-quim Casal e Maribel Garda, che tuttavia segnalano anche, presso le più giovani, prospettive di realizzazione professionale prioritarie sul matrimonio. Che l'attenzione si rivolga soprattutto ai processi di modernizzazione economica e sociale, oppure agli ostacoli posti dalla tradizione o ancora alla differenza dei sistemi educativi in bilico tra selezione e partecipazione, ovunque in Europa si osserva una eterogeneità di atteggiamenti e di scelte nel modo di condurre la fase di transizione all'età adulta. Le ricerche sui giovani dopo il 1970 avevano guardato soprattutto ai vincoli che la giovinezza sperimentava nella sfera pubblico-istituzionale, ma più di recente l'interesse degli studiosi si è rivolto alle scelte e alla sfera privata e informale. Senza dimenticare particolari situazioni storiche, come quelle dell'Europa dell'Est, che conducono Vladimir Dubsky a sottolineare, in questo libro, le peculiarità degli atteggiamenti giovanili segnati dalla disoccupazione in Cecoslovacchia, dove si riscontra la riabilitazione dei valori che attengono alla vita privata e una conduzione pragmatica dell'orientamento di vita. Finora alla psicologia e alla psichiatria si attribuiva il merito scientifico di aver costruito le categorie degli adolescenti e dei giovani come espressioni di una crisi e di una maturazione anche sessuale, oggi sono i sociologi che, ragionando nei termini del "ciclo di vita", offrono un'interpretazione dei modelli e propongono un nome alle tappe della vita. La giovinezza è stata a lungo celebrata come l'incarnazione della bellezza, della spontaneità e della vita. Nello scarno linguaggio della sociologia, quando non si schianta in automobile e non ricorre alla droga oggi la giovinezza ci viene incontro con un volto incerto e affaticato. Una grandissima distanza dal '68 o dal Vietnam. Non per questo dimenticheremo "il caro tempo giovami" dei poeti, "dell'arida vita unico fiore". H