MARZO 1997 N. 3, PAG. 5 In un commento appassionatamente partecipato-rio al libretto di Bill Clinton, Walter Veltroni sostiene che le idee del Presidente americano possono venir "trapiantate" in Italia, si suppone da una nuova e ipotizzata sinistra. Ma dovremmo in primo luogo domandarci quali siano queste idee. Se ci accostiamo al discorso inaugurale e a quello sullo stato dell'Unione, riesce difficile rifiutare il giudizio corrente della stampa americana più liberale, che si riassume nell'aggettivo "pedestre". Alla Nuova Frontiera di John Kennedy si sostituisce, o si salda, il principio della Terra Promessa (che, curiosamente, Bruce Springsteen usa, ma con una valenza aspramente critica, e fortemente beffarda, nella sua recente Galveston Bay). Certo, nei suoi discorsi, letti in successione, c'è proprio tutto: il "comune destino", l'appello ad abbandonare pregiudizio e disprezzo, grandi spruzzate di populismo. Ma qual è il rovescio della ctò'tcr'vòc^Le, Io Walter, tu Bill medaglia? L'invito a una politica "bipartisan" al Congresso contiene in effetti il rifiuto di qualsiasi politica non dico di rottu- ra, ma di reale novità. Un autorevole studioso americano ha sostenuto che quella di Clinton è la politica dell'"Io sono Ok, voi siete Ok", e quindi dello smussare i conflitti. Allora, la frase chiave rimane quella dell'"eterna missione" dell'America. Ken- Le immagini di questo numero STORY & GloRY, Arte e incanto della celebrazione, Lupetti, Milano 1996, pp. 100, Lit 54.000. "Siamo nell'Impero della Comunicazione". Non è del World Wide Web che sta parlando Kiki Primatesta, autrice del testo di Arte e incanto della celebrazione, ma del Dna. Anche di genetica infatti si parla in questo libro dedicato a "le culture, i riti, i miti, i fasti, lo spettacolo, le malie, la sacralità, i profumi, la musica, le voci, i colori, i giochi, i fuochi, i sapori, le forme, i simboli, i segni e i misteri della festa". E, con eclettismo postmoderno, nel concetto di festa viene fatto rientrare di tutto, dal Cantico dei Cantici all'Inno alla Gioia, dalle mongolfiere alla Tour Eiffel, dalle Olimpiadi a Woodstock. I ventotto capitoletti del libro sono preceduti da una prefazione di Alberto Abruzzese e da una dedica * " v vai al carattere tipografico Bodoni, in cui il testo è stampato. Il libro è stato a sua volta realizzato in occasione di una celebrazione, i dieci anni di attività di Story & Glory, agenzia specializzata nella creazione di eventi e manifestazioni per anniversari aziendali. nedy? Franklin Delano Roosevelt? No: un commentatore acuto e autorevole come Alison Mitchell ha scritto sul "New York Times" che il modello di Clinton va ravvisato in un Roosevelt, ma non il Presidente del New Deal. Bensì l'altro, Theodore, "Teddy" Roosevelt, il profeta della Conquista del West e del grande espansionismo, dell'America Supremo Regolatore. Del resto, Clinton non ha mai nascosto la sua simpatia per Theodore Roosevelt, con il suo incontro tra populismo aggressivo e 1'" eterna missione". A Teddy appartiene l'insistenza sul government tipica di Clinton. "L'America si erge sola come la nazione indispensabile per il mondo", poi, sembra una parafrasi. Teddy Roosevelt tuonò contro le prepotenze dei "ricchi criminali". A quel punto Clinton non è ancora arrivato, e per la gioia dei suoi estimatori italiani glielo si può augurare. Claudio Gorlier Lettere L'orribile Pitigrilli. Desidero ringraziarvi per l'attenzione che la vostra bella rivista ha voluto riservare al mio libro Gli occhi colore del tempo. Senza ovviamente entrare nel merito della recensione firmata Cavaglion, permettetemi tuttavia, semplicemente da vecchio lettore dell'Indice", di fare due piccole osservazioni. L'articolo si compone di un centinaio di righe, di cui più della metà dedicate a considerazioni, opinioni e altro del recensore, mutuate, in qualche modo, dalla lettura de Le storie naturali e de La chiave a stella di Primo Levi. In tali considerazioni si sostiene che gli autori che si occupano di Torino e di cose ebraiche sono, senza scampo, o Argonapolitani o Fausonapolitani e non più. Per esperienza, diffido sempre di certi esercizi di classificazione che includono ed escludono, con sommari criteri d'accesso, in un senso o nell'altro, perché finiscono per portare sempre, al di là di ogni buona intenzione, in casa Zdanov o, più spesso, nel minimansardato Alicata. Da ciò potrebbe inoltre nascere il sospetto che - se fosse vivo - il mai sufficientemente compianto Primo Levi sbotterebbe, probabilmente, da uomo di spirito qual era, in una risata, aggiungendo magari un: "Ma mi faccia il piacerei". Dicevo, comunque, delle poche e residue righe di recensione che il troppo buon Cavaglion mi ha voluto dedicare. Esse sono se- guite da altre che - innaturalmente - si riallacciano alle considerazioni di cui sopra, costituendo la fine dell'articolo e, insieme, il completamento delle considerazioni, in violazione di ogni logica formale e giornalistica (in genere i discorsi e i "pezzi" dovrebbero almeno avere il pregio della chiarezza e seguire un ordine logico, anche minimo). Visto e considerato poi che nelle righe finali si lancia l'anatema contro gli Argonapolitani (robe di camorra?), senza per altro fare nomi e cognomi, limitandosi invece ad evocare l'ombra dell'orribile Pitigrilli come loro possibile mentore e maestro, risulta facile ad un lettore comune associare al libro recensito Pitigrilli. Un lettore più smaliziato potrebbe notare, oltre all'imperdonabile cadutaci gusto (Pitigrilli? Torino?), il genio manipolatore di Tartufo quando costui, senza averne troppo l'aria, dà la stura ai suoi malumori, sputtanando il primo che passa. Perciò, ammesso e non concesso che l'Anatema e Pitigrilli siano lo sfogo contingente del grande, quotidiano, generale malumore cavaglione-sco, mi sembra oltremodo sgradevole l'accenno trasversale a Pitigrilli, fatto poi recensendo l'opera prima di uno che - per storia politica, per libro e chi più ne ha più ne metta - non può essere nemmeno lontanamente sospettato di una qualsiasi contiguità con l'ombra infame di Pitigrilli (devo dire che mi spiace un po' dover rinunciare alle dolicocefale bionde citate dal dotto Cavaglion - alla cocaina spero proprio di no -. Esse, però, come Pitigrilli, gli Argonapolitani e forse la coca, gli appartengono di diritto, in quanto parte della fondamentale costruzione teorica cava-glionesca, elaborata per sistemare una volta per tutte l'esistito e l'esistente ebraico-torinese). Sergio Astrologo Mi dispiace che Sergio Astrologo abbia frainteso la mia battuta su Pitigrilli, che non aveva certo nessuna valenza politica, né tanto meno il senso di un anatema. Mi limitavo a notare, nel suo libro come in altri usciti in questi tempi1, l'uso decadente che con sempre maggiore intensità viene fatto nel binomio ebraismo-sessualità. Alberto Cavaglion Qualche neo. Continuo a tediarvi! Vi scrivo ancora infatti, ma certamente non per vedere ancora pubblicata la mia lettera, ma solo per continuare (anche un po' per finta) il colloquio iniziato. Poche cose, quindi, cosi riassumibili: meno male che il vostro - e nostro - giornale continua ad esistere, è l'unico, o quasi, che non fa sentire noi lettori soltanto come potenziali acquirenti, distinguendosi comunque dalla gran massa di consigli per gli acquisti che riempie altri periodici che si spacciano per "letterari". Apprezzo sempre di più le pagine dedicate al cinema, da me già salutate con gaudio al loro apparire (di cinema "so" poco, forse, ma "so" che mi piace andarci e discuterne). Qualche neo: la sommarietà (a volte, incompletezza, vedi il trafiletto dedicato al periodico 'La scrittura" a pagina 10 del numero 1 del 1997) dei dati e delle informazioni che date riguardo altre riviste del genere... (invidia? gelosia dei clienti? Ridicole ipotesi, vero!?!). Anche la pagina deH'"Agenda" non brilla per completezza e chiarezza - prove personali inconfutabili -quando non appaiono notizie ormai "in scadenza". Perché nella pagina "Hanno collaborato" a volte non compaiono tutti i recensori del numero? (Vedi Zargani nel numero 1 del 1997-bello il suo libro!). Neviana Nironi, Reggio Emilia La ringraziamo per i complimenti, che ci incoraggiano a continuare. Passando ai nei, per quanto riguarda la scarsa attenzione alle riviste e l'incompletezza dei dati contenuti nell'"Agen-da", sono difetti da imputare alla periodicità mensile dell'"lndice". Oggi, mentre le scriviamo, è il 20 febbraio e stiamo chiudendo il numero di marzo. Non ci sarebbe quindi possibile segnalare riviste in edicola a marzo e non avrebbe più senso parlare di riviste uscite a febbraio e che a marzo non sarebbero facilmente rintracciabili dai lettori. Per /'"Agenda" forniamo dati, ricavati dai comunicati stampa degli organizzatori degli eventi segnalati, che a volte, in seguito, subiscono modifiche. Infine, ci scusiamo per aver dimenticato di segnalare la biografia dello scrittore Aldo Zargani che, dopo aver lavorato per quarantanni alla Rai, ha scritto il romanzo Per violino solo, pubblicato da Il Mulino, recensito per noi da Alberto Cavaglion nel numero 9 del 1995. Errata corrige. Nella finestra di autopromozione dell"'lndice" a pagina 16 dello scorso numero si rimandava il lettore... a pagina 16 (invece che a pagina 24). Inoltre, nella recensione di Luigi Reitani a Estinzione di Thomas Bernhard è saltata per un errore tipografico l'ultima parola del testo. L'ultima frase si conclude con: "...quanto siano labili i confini che separano il tragico dal comico". Premio Italo Calvino Mercoledì 9 aprile verrà assegnato il Premio Italo Calvino (decima edizione) per un romanzo o una raccolta di racconti, opera prima inedita. La premiazione avverrà alle ore 17 a Palazzo Barolo, via delle Orfane 7, a Torino, e sarà seguita da un pubblico dibattito. Saranno presenti i membri della giuria, Luisa Adorno, Roberto Cotroneo, Maurizio Maggiani, Ezio Raimondi, Marino Sinibaldi. Per informazioni, telefonare il venerdì, dalle ore 13 alle ore 16, alla segreteria del premio, tel. 011/6693934.