OTTOBRE 1997 Pubblicità Riccardo Stagliano, Comunicazione interattiva. La pubblicità al tempo di Internet, Ca- stelvecchi, Roma 1996, pp. 124, Lit 16.000. Della pubblicità in Internet una sola cosa si può dire con buon grado di certezza: nessuno ne sa nulla. D'altra parte Internet costituisce per tutte le aziende, quelle grandi e grandissime ma anche quelle piccole e piccolissime, un'opportunità da non perdere. La conclusione di tutto ciò? Che chi fa oggi pubblicità su Internet impara facendo. Si tratta di una situazione che può far tremare chi ama le situazioni consolidate e definite, ma che apre spazi di azione, progetta- HH ^ UIDni L-/CL. MCOCHH ff t- ceti v e kv ~t i Narratologia Informatica N. 9, PAG. 48 zione, invenzione, assolutamente nuovi. L'autore è una guida efficace e competente in questo campo: informato, equilibrato, ma soprattutto disposto a condividere con i suoi lettori le fonti informative oggi esistenti sulla pubblicità in Internet. Sono numerosi infatti i rinvìi a siti Internet che contengono documenti, surveys, statistiche. Come i più avveduti già sanno (e i meno esperti stanno rapidamente imparando) tali informazioni sono preziose oggi in quanto aggiornate; tra un anno saranno ormai molto vecchie, quasi inutili. Il testo è suddiviso in cinque capitoli: principi della webonomics, l'economia del mercato-rete; caratteristiche della comunicazione uno-a-uno tipica di Internet; come creare il traffico, cioè come far sì che molti navigatori di Internet frequentino un sito; come misurare il traffico, cioè l'attività dei visitatori del sito: quali pagine sono più richieste, da quali zone provengono i visitatori, quanto si trattengono in visita; previsioni sul futuro immediato della pubblicità in Internet. Maurizio Lana Daniel Couégnas, Paralettera-tura, La Nuova Italia, Firenze 1997, ed. orig. 1992, trad. dal francese di Sebastiana Nobili, pp. 168. Lit 15.000 Negli ultimi anni sono nate in Italia un buon numero di collane tascabili che si prefiggono lo scopo di introdurre attraverso libretti brevi e di facile consultazione, ma nello stesso tempo approfonditi e competenti, ai più vari campi del sapere: sono ad esempio la "Edo" e la "Edm" di Ja-ca Book, l"'Universale" di Electa-Gallimard, "Due punti" di II Saggia-tore-Flammarion, le "Tessere" Cuen e "Farsi un'idea" del Mulino. Ultima nata in questo campo è la "biblioteca" della Nuova Italia, articolata in diverse "serie"-tematiche. Il libro di Daniel Couégnas, tra i primi usciti della serie di letteratura, ha il merito, che è un po' anche il suo limite, di affrontare un tema come quello della "letteratura popolare" o "di massa" o, appunto, "paraletteratu-ra", prescindendo totalmente dall'attuale dibattito su "pulp" e "trash". Non si tratta infatti in questo caso di un malinconico trattato di sociologia della cultura, e nemmeno di un euforico manifesto posta-vanguardistico, ma di un serissimo studio di impianto narratologico sui confini permeabili ma purtuttavia ancora percepibili tra "letteratura" e "paraletteratura". Quest'ultima secondo l'autore non va considerata come "cattiva letteratura", ma solo come un altro modo di narrare, o, meglio ancora, "un altro modo di leggere". Facendo ampio riferimento a testi ormai classici di autori come Barthes e Genette, Hamon e Todorov, e applicandone la metodologia ad alcuni feuilleton francesi di fine Ottocento e inizio Novecento, Couégnas ridefinisce il territorio del "modello paraletterario" verso cui ogni testo narrativo è in qualche misura attratto, e conclude ricordando che, se va ribadito che letteratura e paraletteratura non sono affatto la stessa cosa, non va neppure dimenticato che "uno dei grandi rivali di Balzac fu Eugène Sue". Giuseppe Gigliozzi, Il testo e II computer. Manuale di informatica per gli studi letterari, Bruno Mondadori, Milano 1997, pp. 372, Lit 32.000. Il volume è a tutti gli effetti ciò che il sottotitolo indica: un manuale di informatica. All'interno del manuale 10 spazio dedicato specificamente ai rapporti e alle interazioni tra il testo e 11 computer ò circa un quinto del volume. Dopo una sezione introduttiva dedicata ai concetti fondamentali dell'informatica d'oggi, così come furono sviluppati dai padri fondatori von Neumann, Wiener, Turing, e una successiva dedicata al concetto di informazione e alla teoria dell'informazione, è da segnalare la sezione dedicata al concetto di modello. Se spesso infatti è difficile per lo "studioso del testo", per il filologo in senso lato, capire e progettare come utilizzare il computer, tale difficoltà deriva dal fatto che del testo e degli interrogativi che esso sollecita occorre fare (e darsi) una rappresentazione astratta, utilizzabile operativamente: un modello, appunto. Ciò è consueto e ovvio per lo scienziato, molto meno per II filologo: egli deve apprendere come costruire tale modello, sem-preché non ritenga che tale procedimento snaturi immediatamente l'oggetto della ricerca! Seguono due sezioni più operative: una prima dedicata alle applicazioni di uso corrente (word processors, fogli elettronici, Norman Gobetti generatori di ipertesti, gestori di archivi, programmi per connessioni telematiche) e una seconda dedicata alle "applicazioni per l'umanista" (con spazi specifici per la generazione di concordanze, le elaborazioni statistiche, la misurazione dello stile, la filologia e l'ecdotica, l'analisi narra-tologica). In chiusura, una ricca bibliografia. (mi) Giornalismo Enrico Pulcini, Giornalismo su Internet. Cercare, produrre e diffondere informazione online, Caste/vecchi, Roma 1997, pp. 135, Lit 15.000. "È passata qualche ora dalla diffusione dei primi flash d'agenzia sulla vicenda. L'evento appare sui Tg Rai, ma io so già tutto, tramite Internet". Chi scrive così non è un su/ferfanatico, né un tecnofilo ingenuo, ma un giornalista abituale della carta stampata (scrive di cronaca e cultura per TUnità-Mattina") che ha però anche fondato "Info-city", la prima agenzia giornalistica italiana ideata per Internet. L'autore affronta tre argomenti principali: come può avvenire la transizione "da reporter a cibergiornalista"; in che cosa consista il giornalismo su Internet; quali cambiamenti irreversibili, fondamentali, Internet apporti al giornalismo. In appendice si trova un ampio elenco di giornali e riviste pubblicati su Internet. Pulcini evidenzia alcuni nodi importanti: l'esistenza in Internet di una gran quantità di notizie, che occorre imparare a vagliare, proprio come si fa con le fonti tradizionali; la nascita sempre più frequente di giornali locali e personalizzati; la sfida costituita dalle grandi aziende (Microsoft su tutte) che possedendo la tecnologia telematica decidono di usarla per diventare editori di giornali elettronici; la distinzione tra giornali elettronici (nati espressamente per Internet) e giornali "elet-tronificati" (versioni elettroniche di giornali già esistenti). La figura del giornalista non scomparirà, secondo Pulcini: "La salvaguardia della professione giornalistica nell'era digitale passa attraverso la riqualificazione professionale. Nella frenetica diffusione di informazioni di « ogni tipo, circolanti sulle autostrade dell'informazione (...) ogni giornalista deve sviluppare capacità inedite per creare approfondimenti che diano dignità e attendibilità al proprio lavoro (...). Occorre fare un gesto di umiltà tornando a scuola, ne vale la pena". j-mail Norman X, Monique Z, Norman e Monique. La storia segreta di un amore nato nel ciberspazio, a cura di Giuseppe Salza, Einaudi, Torino 1996, pp. XIV-153, Lit 13.000. Un romanzo epistolare, ma di un tipo particolare: perché le lettere sono scambiate per posta elettronica. La storia di Norman e Monique (francese lei, americano lui) che si conoscono e si innamorano parlandosi per posta elettronica di per sé non avrebbe nulla di nuovo da dire (al di là del mezzo di comunicazione relativamente nuovo) se non fosse per il fatto che poi Norman e Monique si incontreranno davvero in persona, proprio per mettere alla prova e completare i sentimenti nati attraverso i messaggi di e-mail. La progressiva scomparsa (mi) delle relazioni tra esseri umani: ecco ciò che secondo molti commenti preoccupati dovremmo attenderci dalla diffusione delle tecnologie della comunicazione informatica (cioè Internet nelle sue varie forme: chat, posta elettronica, newsgroups,...). Si tratta di di preoccupazioni certamente fondate, ma anche eccessive. Naturalmente vengono in mente casi recenti - più o meno credibili - in cui Internet e il chat sarebbero la causa prima di rischiose e pericolose fughe di adolescenti. La storia di Norman e Monique - unica ad avere raggiunto la notorietà attraverso un libro, ma non unica nel mondo di Internet-è illuminante su questi problemi: Norman e Monique non giocano a essere quelli che non sono, presentandosi con personalità fittizie (come è possibile fare nel chat) ma anzi si raccontano i'una all'altro nella loro quotidianità con una precisione dapprima cauta e prudente e poi sempre crescente. (mi) Italiani in America di Cosma Siani Jerre Mangione, Ben Mor-reale, La storia. Cinque secoli di esperienza italo-americana, Set, Torino 1996, ed. orig. 1992, trad. dall'inglese di Maria Teresa Musacchio, pp. 510, hit 43.000. Dei giudizi d'autore in copertina ai paperback anglosassoni non c'è da fidarsi, naturalmente. Ma dice il vero quello di Kay Raftery del "Philadelphia Inquirer", quando afferma che questo libro "è riuscito sia come storia che come racconto". Lo stile, infatti, più che del saggio architettato a dimostrare principi e astrazioni, è quello del racconto disteso e senza intoppi, diluito in una narrazione minuta di singole storie. In questo senso, il saggio di Mangione e Morreale ricorda un altro libro, Gli italiani d'America di Alberto Giovannetti (Paoline, 1975), che per l'ampia seppur divulgativa trattazione d'insieme poteva non essere ignorato nelle trenta pagine di bibliografia qui offerte. Va detto che tanta linearità, così user friendly da rendere allettante un blocco di cinquecento pagine, fa talora desiderare un uso più frequente di concetti che condensino la diversità e varietà delle storie entro principi generali colti con più immediatezza. Il sottotitolo rispecchia l'ambizione del progetto. L'emigrazione non è solo quella, storica ed epica, dei quattro decenni fra Otto e Novecento, ma gli autori cominciano dai nomi-nume dell'italianità in America: Colombo, Caboto, Ve-spucci, Verrazzano; incontrano missionari, artigiani, viaggiatori che ai primordi delle relazioni transoceaniche aiutano le arti, le lettere, la rivoluzione americana stessa; e sboccano presto nel mare-magno dell'emigrazione di massa, restituendola per grandi quadri. Con parola facile e morbida, dipingono le condizioni ambientali e culturali prima e dopo l'unità italiana, il trauma del distacco, l'arrivo nella terra promessa, i controlli, lo sbarco, il disperdersi in cerca di residenza e di lavoro; i conflitti individuali e sociali, le lotte sindacali, la mafia; e poi l'integrazione nella cultura americana con il passare delle generazioni, l'emergere di personalità d'ascendenza italiana nel cinema, nello sport, nella politica, nel rock. Ed è la risposta al culto americano della personalità e del successo, lo sbocco brillante alle innumerevoli storie oscure su cui si basa l'esposizione degli autori. Gli autori dedicano due capitoli a tracciare lo sviluppo della letteratura italo-americana nel suo secolo di vita: dai Misteri di Mulberry Street di Bernardino Ciambelli (1893) a Pascal d'Angelo, che si comprò un vecchio dizionario Webster, cominciò a impararlo a memoria, e tanto insistette a scrivere che attirò l'attenzione della società letteraria d'oltreoceano; al primo romanziere di successo, Di Donato; fino agli esponenti della beat generation Corso e Ferlin-ghetti, alle molte presenze femminili contemporanee, a nomi consolidati come Ciardi, Fante, Puzo, Stefanile, Papaleo (senza scordarci dello stesso Mangione). Manca un cenno a quella che è diventata la letteratura itaioamericana, se così la si può chiamare - cioè al fatto che l'espressione italiana in America è affidata oggi a una comunità di connazionali espatriati, per lo più insegnanti universitari, dediti alia produzione letteraria o bilingue (mentre gli autori del volume si concentrano, forse naturalmente, su quella in inglese). Nel dettato piano e scorrevole rifatto dalla traduzione, si riconosce pure la pressione a cui sono sottoposti talvolta i traduttori. Dal punto di vista editoriale, s'è persa l'occasione per emendare qualche svista, ad esempio in bibliografia (I Malavoglia del Verga, citato in inglese, The House of the Mediar Tree, erroneamente attribuito a Joseph Tusiani). Più vistosa, purtroppo, l'incomprensibile decurtazione dell'indice dei nomi presente nell'originale.